Tangenti sui rifiuti

«Se volete l'appalto serve un contributo» «Se volete l'appalto serve un contributo» Tangenti sui rifiuti Tre arrestati per concussione Tangenti per centinaia di milioni sugli appalti per la raccolta dei rifiuti in un grosso centro della cintura e altri tre della regione: è l'ultimo filone scoperto dal pool di Mani pulite torinese. Un filone che, secondo indiscrezioni, riserverà sviluppi clamorosi: nell'indagine sarebbero coinvolti esponenti del psi. Per ora sono finite in carcere tre persone, accusate di concussione. Due di esse, dopo gli interrogatori del procuratore aggiunto Marcello Maddalena, del sostituto Vittorio Corsi e del giudice per le indagini preliminari Sorbello, hanno ottenuto gli arresti domiciliari. Sono Umberto Vertamy (del suo arresto si è parlato ieri sulla pagina di Cuneo de La Stampa) che è tornato nel suo paese in provincia di Cuneo e Giancarlo Garetto, entrambi dipendenti di aziende che negli anni scorsi hanno lavorato nel campo dei rifiuti. Del terzo arrestato i magistrati non hanno fornito il nome. I tre avrebbero fatto da intermediari tra alcune ditte interessate alla raccolta rifiuti e gli amministratori dei Comuni. Secondo l'accusa, Vertamy e Garetto si informavano delle scadenze dei vari appalti e qualche tempo prima della gara si facevano vivi negli uffici delle ditte. Il discorso era sempre lo stesso: «Se volete assicurarvi l'appalto dovete versare un contributo per i nostri amici politici in Comune». All'inizio qualcuno avrebbe tentato di evitare il ricatto, ma sarebbe stato costretto a scendere a patti quando aveva scoperto che il suo nome, per un motivo o per un altro, non compariva neppure nell'elenco delle ditte partecipanti. Così su un appalto del '91 in un grosso centro della cintura Vertamy e l'altro arrestato, di cui non si conosce il nome, avrebbero ricevuto rispettivamente 100 e 150 milioni. In un gara successiva, nel '92, per un valore di 7 miliardi, sempre nello stesso Comune, Garetto avrebbe preteso oltre 410 milioni, come una tantum, e l'impegno ad un versamento annuo di 60 milioni per assicurarsi le gare successive. Umberto Vertamy, difeso dall'avvocato Calogero La Verde, e Giancarlo Garetto, assistito dall'avvocato Fulvio Gianaria, hanno fatto alcune ammissioni. Negando però le cifre contestate dall'accusa e sostenendo di aver ricevuto somme inferiori. Umberto Vertamy e Giancarlo Garetto hanno insistito in particolare su un punto: «Si è trattato di un episodio isolato. Non era nostra abitudine andare a chiedere tangenti in giro nei paesi». Una tesi che ha convinto solo in parte i magistrati. Poco si sa del terzo arrestato che ancora si trova alle Vallette. Pare che abbia fatto il revisore contabile in un'azienda della cintura di Torino. Avrebbe ammesso solo una tangente di 240 milioni. A chi andavano le mazzette? Ai politici del psi, per quel che se ne sa, finora. Ma alcune indiscrezioni indicano anche un altro partito. Ieri intanto due inchieste di tangenti sono arrivate davanti al gip: quella sullo Iacp e l'altra sulla Sagat, la società che gestisce l'aeroporto di Caselle. Entrambe sono state rinviate per poter perfezionare il risarcimento dei danni offerti dagli imputati. Iacp: Fimiani ha offerto 200 milioni, Russo, 50 milioni oltre a 50 milioni versati in comune per i danni morali. Sagat: Bordon ha già pagato 277 milioni. Nino Pietropinto Qualche ditta tentò di evitare il ricatto ma poi scoprì di essere stata cancellata dall'elenco delle imprese invitate Umberto Vertamy e Giancarlo Garetto dopo gli interrogatori hanno ottenuto gli arresti domiciliari

Luoghi citati: Torino