Germania la caduta dei colossi di Emanuele Novazio

Daimler-Benz perde e taglia 40 mila posti, Volkswagen abbatte gli investimenti Daimler-Benz perde e taglia 40 mila posti, Volkswagen abbatte gli investimenti Germania, la caduta dei colossi Disoccupati verso 4 milioni BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tempesta sui grandi gruppi tedeschi. Mentre la Volkswagen (un miliardo e seicento milioni di marchi di perdite nella prima metà dell'anno) annuncia una drastica riduzione degli investimenti nella cecoslovacca Skoda, portandoli da sette a quattro miliardi di marchi, la DaimlerBenz prevede di tagliare quarantamila posti entro la fine dell'anno, l'undici per cento degli effettivi, 35 mila di quali in Germania. Saranno colpite tutte le filiali ad eccezione di quella informatica, la Debis. Il colpo più duro sarà per la Mercedes, che dovrà fare a meno di 27 mila dipendenti. La divisione aerospaziale, la Dasa, taglierà 10.500 posti, la Aeg, elettrotecnica, seimila. La ristrutturazione dovrebbe consentire economie per otto miliardi di marchi entro il 1997: i tagli avverranno con licenziamenti, che secondo la direzione del gruppo «saranno relativamente poco numerosi»; con pensionamenti anticipati e con mancate sostituzioni. Ma è in discussione anche il mantenimento di alcune fabbriche, non soltanto nel settore automobilistico. Per il principale gruppo tedesco, i primi sei mesi dell'anno sono stati pesanti. A due settimane dall'ingresso alla Borsa di New York (sarà la prima società tedesca quotata a Wall Street), la Daimler-Benz ha reso noti ieri i suoi conti secondo le norme americane: fra gennaio e giugno, le perdite sono state di 949 milioni di marchi, contro un utile netto di 965 milioni di marchi nel primo semestre del '92. Secondo le norme contabili tedesche utilizzate finora dalla Daimler, tuttavia, il gruppo ha realizzato nel primo semestre un utile netto di 168 milioni di marchi, contro un utile superiore al miliardo di marchi nel primo semestre dell'anno scorso. Una differenza enorme, che si spiega soprattutto con una diversa considerazione delle riserve e delle scorte. Come ha commentato il presidente Reuter, per la Daimler è una svolta: si tratta infatti delle prime perdite operative registrate dal gruppo nel dopoguerra. Si aspetta la risposta del sindacato al piano presentato ieri: per protestare contro i tagli annunciati in precedenza - e inferiori a quelli appena resi noti martedì erano già scesi in piazza in varie città cinquantamila dipendenti della Mercedes. La maggiore manifestazione operaia dalla fine della guerra, sostiene il sindacato: ma un anticipo soltanto, secondo l'IG Me- tall, di quello che potrebbe avvenire nei prossimi mesi, quando i disoccupati «ufficiali» potrebbero diventare quattro milioni. I segnali d'inquietudine sono numerosi: il gruppo siderurgico Thyssen prevede un taglio di undicimila pósti su 35 mila entro la fine dell'anno; e nelle regioni orientali, le fabbriche di materiale ferroviario hanno annunciato un piano di razionalizzazione che prevede una robusta riduzione dell'occupazione. Secondo le previsioni contenute nel rapporto mensile della Bundesbank, del resto, nonostate qualche spiraglio è ancora troppo presto per «parlare chiaramente di ripresa». I segnali restano ambigui: nelle regioni occidentali, il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,5 per cento nel secondo trimestre rispetto al primo trimestre, ma è diminuito del 2 per cento rispetto al secondo trimestre dell'an- no scorso. Fra aprile e luglio, inoltre, la produzione di beni è aumentata dello 0,5 per cento rispetto al primo trimestre di quest'anno, ma ha fatto registrare una caduta dell'8,5 per cento in rapporto allo stesso periodo dell'anno scorso. La quantità di ordini dall'estero, inoltre, continua ad essere «nettamente al di sotto» dell'anno scorso, anche se ha smesso di diminuire, sottolinea la banca centrale tedesca. Ma, conclude il rapporto - l'ultimo della gestione Schlesinger, che all'inizio di ottobre sarà sostituito dal suo attuale numero due Tietmeyer - l'evoluzione della congiuntura mondiale e dei tassi di cambio resta incerta. Le imprese, dunque, devono migliorare la loro competitività: la ricetta prevede «una rigorosa politica salariale» e «rigorose misure di ristrutturazione». Emanuele Novazio Il cancelliere tedesco Helmuth Kohl

Persone citate: Helmuth Kohl, Schlesinger, Tietmeyer

Luoghi citati: Germania, New York