«Siamo buoni risparmiatori»

«Siamo buoni risparmiatori» «Siamo buoni risparmiatori» I beni di famiglia negozi, ville, terreni SOLDI SVIZZERI CASE ITALIANE MILANO IA moglie? Grande risparmiatrice», amava ripetere il giudice Diego Curtò. E, ai giudici bresciani, pare che il presidente vicario del tribunale milanese abbia aggiunto che «per risparmiare, lei invece di andare a fare la spesa nei negozi sotto casa faceva il giro fra le bancarelle del mercato rionale». Tutto qui? No, anche Curtò deve riconoscere che la signora Antonina è «una buona donna d'affari», con uno spiccato talento per il settore immobiliare: villette, appartamenti, palazzi d'epoca, negozi e pure terreni agricoli. Di tutto questo si è occupata, almeno a partire dagli Anni Ottanta, la signora Curtò, attenta a valorizzare i beni di famiglia. Eccolo il patrimonio di Antonina Di Pietro in Curtò, nata a Messina, classe 1930, oggetto di un'indagine della Guardia di Finanza dopo l'arresto del marito. Un patrimonio, tra l'altro, da cui si ricavava ben poco almeno a giudicare dalle ultime denunce fiscali: un reddito di 5 milioni e seicentomila lire per il '90, poco di più per l'89 (5 milioni e ottocentomila) e solo 4,8 milioni per l'88. Ma nel 1990, secondo la ricostruzione delle fiamme gialle, la signora Curtò acquista a Milano un fabbricato per un valore dichiarato di cento milioni contro la vendita di un appartamento, sem¬ pre a Milano, dichiarato per 235 milioni. Nel '91 la signora Antonina acquista un immobile a Messina per 140 milioni e vende, a elusone, una casa e un terreno (valore dichiarato 90 milioni). Nel '92, poi, sempre lei acquista un terreno ad Albisola (31 milioni dichiarati) più un fabbricato a Milano (85 milioni). Nel '93, dopo quest'intensa attività di compravendita, la signora Curtò risulta proprietaria di «tre unità immobiliari». Ma il auadro patrimoniale della famiglia si completa con le proprietà intestate al marito. Al giudice Curtò, infatti, risultano intestate cinque «unità immobiliari» a Messina. Anche nel caso del magistrato si registra un'attività di compravendita molto intensa. In cinque anni, dall'85 al '90, il giudice vende otto appartamenti a Messina (268 milioni il ricavato, almeno secondo la denuncia fiscale) ma continua a detenere, in regime di comunione dei beni, un patrimonio immobiliare non indifferente: un palazzo a Messina in via Palermo 357, un bilocale in comproprietà con il fratello, più un terreno, sempre nel Messinese, adibito alla coltivazione di fichi d'India e di profumi di Sicilia. Nel giro di un decennio, insomma, i Curtò acquistano e vendono appartamenti, negozi, forse un intero centro commerciale in Sicilia. Un giro d'affari di un certo rispetto in giro per la Penisola.tra Milano, il Bergamasco, Messina e Taormina. Il valore catastale dei beni controllati dalla famiglia dovrebbe superare i 4 miliardi, quello reale potrebbe ammontare a molto di più. Niente male, soprattutto se non si dimenticano i depositi presso le banche svizzere: poco meno di un milione di franchi, più di un miliardo di lire al cambio attuale, [u. b.] Girandola di affari immobiliari con un reddito dichiarato di circa sei milioni all'anno Dall'avvocato Vincenzo Palladino (nella foto) sono partite le prime accuse ai Curtò