«La signora Curtò? Lei è in arresto» di Susanna Marzolla

SOLDI SVIZZERI CASE ITALIANE Da ieri è in carcere a Brescia la moglie del presidente vicario del tribunale di Milano «la signora Curio? lei è in arresto» Per corruzione: a suo nome un miliardo a Lugano MILANO. «La signora Antonina Di Pietro? Ci segua, prego, lei è in arresto». Un attimo di smarrimento, e poi in fretta a preparare una borsa con le poche cose necessarie in carcere. Così come, esattamente due settimane prima, aveva fatto per il marito, il giudice Diego Curtò. No, Antonina Di Pietro non si aspettava proprio che sarebbe finita così. Lei e il marito fino a un mese fa rispettabilissima coppia, stimata, ossequiata. Il presidente vicario del tribunale di Milano e la sua signora: ecco cos'erano, fino a un mese fa. E adesso tutti e due in carcere, prima coppia di coniugi a finire arrestata insieme. Storie di bustarelle, di conti in Svizzera, di milioni. Anzi, di più di un miliardo: perché tanto gli inquirenti bresciani hanno trovato a Lugano. Per la precisione 950 mila franchi svizzeri sapientemente divisi in tre banche: i 400 mila franchi pagati da Vincenzo Palladino alla Banca della Svizzera Italiana e alla Società Banche Svizzere; altri 550 mila al Credito Svizzero, intestati ad una società panamense (Geyser Sa). Ma tutti «in disponibilità» della signora Di Pietro in Curtò. «Hai visto? Hanno trovato i conti»: è la voce allarmata della signora quella che sentono gli agenti incaricati di intercettare le telefonate in casa Curtò. All'altro capo del filo uno dei figli, il giornalista Giandomenico. Una voce tanto allarmata che fa sorgere un sospetto: la signora pensa forse di intervenire in qualche modo? I conti sono stati sì scoperti, ma non ancora sequestrati e se va in fretta a Lugano, forse... Alla procura di Brescia decidono allora di intervenire immediatamente: firmano un provvedimento di fermo e 'spe discono la Guardia di Finanza a Milano. A mezzogiorno, nella borghese, rispettabile casa di via Plinio, il provvedimento viene eseguito. Antonina Di Pietro viene por tata a Brescia nel carcere di Canton Mombello; nell'altro, quello di Verziano dove è dote nuto il marito, non c'è sezione femminile. Questa mattina sarà sentita dal gip, Francesca Mo relli, che dovrà decidere se convalidare o no il provvedimento della procura. Mentre la signora Curtò è in viaggio verso Brescia, la notizia del suo arresto si diffonde a Palazzo di giustizia di Milano. Do ve, adesso, a malapena si ricordano di Curtò; figurarsi se qualcuno ammette di aver conosciuto e frequentato sua moglie.. Però qualcosa, sui rapporti di Curtò con gli altri magistrati sulla sua (resistibile?) ascesa alla fine verrà fuori. Perché, da ieri, ci sono ben dodici ispettori a scartabellare tra i fascicoli, ad ascoltare magistrati e funzionari. Ufficialmente si tratta di un'«ispezione ordinaria», quella che ogni tre anni si svolge nei tribunali di tutta Italia, ma stata anticipata di un mese prò prio in relazione alla vicenda D Curtò, con annessi e connessi (in particolare la polemica tra Pajardi e Md). Il presidente vicario del tribunale e la sua signora: ci vorrebbe un novello Maupassant per raccontare questa coppia, i loro intrighi tanto sfacciati da apparire persino ingenui. Perché, è mai possibile che un anziano magistrato non sappia che i suoi colleghi andranno in Svizzera a verificare cos'era quel «bidone della spazzatura»? E la moglie di questo anziano magistrato, lui in galera e lei già con un avviso di garanzia per concorso in corruzione, non sa che il suo telefono è tenuto sotto controllo? Oltre un miliardo in Svizzera, ben amministrato; società di comodo con sede a Panama; vorticose compravendite immobiliari. Marito e moglie così, che ben s'intendono di finanza occulta, e si presentano al pubblico giurando e spergiurando l'uno sulla probità dell'altro. Lui: «Mia moglie è una donna onestissima che ha sempre risparmiato; cuciva con le sue mani i pigiami dei nipotini». Lei: «Mio marito è sempre stato un grande lavoratore, un magistrato onesto, corretto fino all'esasperazione. Davanti a lui mi metto in ginocchio». Un linguaggio vecchio stile, un tentativo di salvare fino al- l'ultimo quella «rispettabilità» ormai travolta dai fatti. «Antonina di Pietro, in carcere, è molto provata», dice il suo legale di Brescia, Vanni Barzellotti. Ovvio, la facciata perbene è ormai irrimediabilmente crollata. Era questa facciata quella conosciuta, a Milano e a Messina. Da qui era partita la coppia, magistrato alle prime armi lui, casalinga lei, compagni di scuola, origini modeste, una casa in periferia. La carriera di lui e i salotti-bene della città d'origine che si aprono, gli inviti, gli ossequi. Dicono, quelli che li hanno conosciuti, che fosse lei la parte «forte» della coppia. Anche negli affari: e infatti lei ha organizzato la compravendita di case. Anche negli affari sporchi, si scopre adesso: è a lei che Palladino dice di aver consegnato il denaro, lei ad avere accesso alle casseforti svizzere. Il presidente vicario del tribunale e la sua signora, adesso: due detenuti. Susanna Marzolla Lei telefona al figlio: «Hai visto? Hanno scoperto i conti» E scattano le manette La signora Antonina Di Pietro (nella foto Oskar Press - New Era) moglie del presidente vicario del tribunale di Milano Diego Curtò (nella foto sotto)