Caso Pecorelli Vitalone sotto torchio di Giovanni Bianconi
gì L'ex ministro de sentito per undici ore dal giudice che indaga sulla morte del giornalista L'ex ministro de sentito per undici ore dal giudice che indaga sulla morte del giornalista Caso Pecorelli, VHalone sotto torchio «Così uccidono Andreotti» ROMA. L'ex senatore democristiano Claudio Vitalone, mio dei «fedelissimi» di Giulio Andreotti, conosceva i cugini Salvo, gli esattori di Salemi processati e condannati per mafia. Prima lo aveva negato, ieri - davanti ad un magistrato che lo ha indagato per false dichiarazioni e favoreggiamento, e ad una pattuglia di testimoni pronti a dichiarare il contrario - lo ha ammesso. Ma Vitalone insiste: «Con i Salvo non ho mai avuto alcun rapporto; si è parlato di incontri pubblici risalenti al periodo '77-'78 nel corso dei quali è possibile che fosse contestuale la mia presenza e quella di queste persone». Tra i testimoni però più d'uno dichiara che furono fatte presentazioni in piena regola. «All'epoca i Salvo erano dei perfetti sconosciuti», replica l'ex-senatore, anche se alla fine degli Anni Settanta i due cugini erano già entrati nelle inchieste su Cosa Nostra. Vitalone denuncia che le inchieste per i fatti di mafia «rischiano di uccidere» Giulio Andreotti, ma con la sua testimonianza continua a stringersi il cerchio intorno all'ex-presidente del Consiglio, il quale ha sempre negato di aver mai incontrato i cugini Nino e Ignazio Salvo. Nei processi di Palermo per associazione mafiosa e di Roma sull'omicidio Pecorelli, quell'eventuale conoscenza è uno dei punti chiave: sarebbe il contatto diretto tra l'ex-presidente del Consiglio e la mafia. Dopo Salvo Lima che girava per Palermo con la macchina degli esattori di Salemi, e dopo Franco Evangelisti che ha dichiarato di averli conosciuti, ora spuntano anche gli incontri di un altro «fedelissimo», Vitalone appunto. L'ex-senatore de è stato interrogato ieri per l'intera giornata dal pubblico ministero Giovanni Salvi, titolare dell'inchiesta sull'omicidio Pecorelli, mentre in mattinata veniva ascoltata anche sua moglie negli uffici della Dia. Vitalone s'era presentato dal magistrato poco prima delle 10 accompagnato da due avvocati, in tasca l'avviso di garanzia per i reati di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento. In un precedente interrogatorio del luglio scorso, infatti, Vitalone aveva detto di non aver mai conosciuto Nino e Ignazio Salvo, con¬ traddicendo l'accusatore di un altro processo nel quale Vitalone è imputato di estorsione aggravata, l'imprenditore Evaristo Benedetti. Ma le prove e indagini svolte dagli uomini della Dia, con la raccolta di prove e testimonianze, hanno dimostrato il contrario; di qui l'avviso di garanzia. Gli avvocati di Vitalone, però, hanno ingaggiato una battaglia legale con il magistrato, che si può riassumere così: quando fu interrogato la prima volta da Salvi, l'ex-senatore non era un semplice testimone (e quindi obbligato a dire la verità), ma un imputato di reato connesso in un altro processo; di conseguenza non gli si possono contestare le false dichiarazioni. A quel punto, senza più far riferimento a quel reato, Salvi ha cominciato gli interrogatori e i confronti, facendo saltar fuori tutti gli episodi che collegano Vitalone con i cugini mafiosi. E' un'antologia che va da un volo di Vitalone e famiglia, insieme con la figlia di Nino Salvo, Patrizia, sull'aereo dell'imprenditore siciliano Francesco Maniglia, uomo dei cugini e a sua volta inquisito, ad un incontro avvenuto in barca, quando durante un viaggio in mare si incrociarono l'imbarcazione sulla quale si trovava VitaIone e quella dove c'era Nino Salvo. E ancora la presenza dell'exsenatore ad una cena a Palermo per l'inaugurazione della villa di Maniglia e ad un raduno all'hotel Zagarella. Erano presènti i Salvo. Sul viaggio aereo (partenza da Ciampino e destinazione estera) c'è il rapporto della polizia di frontiera che aveva effettuato un controllo. E a testimoniare tutti gli altri incontri, signore ingioiellate e personaggi del «jet set», come l'imprenditore pugliese Romanazzi e sua moglie, l'ex-presentatrice Gabriella Farinon. Di fronte a loro Vitalone ha sostanzialmente ammesso gli episodi, e alle 8 di sera, dopo 10 ore di interrogatori e confronti, s'è presentato provato ma, dice lui, soddisfatto: «Le circostanze emerse credo confortino le mie affermazioni. Ogni ritardo in queste indagini rischia di uccidere, anche fisicamente, Andreotti, che sta logorando la sua tempra e le sue stesse ragioni di vita in attesa che sia ristabilita la verità». Giovanni Bianconi gì L'ex ministro Claudio Vitalone in compagnia di Giulio.Andreotti
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