«La Prima Repubblica è vissuta su un falso»
«La Prima Repubblica è vissuta su un falso» Edgardo Sogno e l'8 settembre: una voce polemica nella discussione sulla data che segnò la nascita della nostra democrazia «La Prima Repubblica è vissuta su un falso» «Nessuna base comune fra i partigiani moderati e i comunisti» pi I ARO Direttore, 1 'vorrei che i lettori della I Stampa dopo aver appreso I i come vedono l'8 settembre SdJe la Resistenza Renzo De Felice e Norberto Bobbio, conoscano anche il pensiero di chi non soltanto, come del resto tanti altri, la Resistenza l'ha voluta e fatta per scelta personale, ma, anche se non si considera un lavoratore intellettuale di professione, ha dato all'interpretazione di quegli eventi un contributo che non dovrebbe passare sotto silenzio. Nel cinquantenario dell'8 settembre '43 c'è ben altro da chiarire e da regolare che non qualche residuo rancore fra superstiti di un lontano conflitto. Perché quel giorno, se rappresentò la resa dei conti per l'errore suicida di un dittatore, restituì almeno una parte del popolo italiano alla naturale alleanza contro la follia sanguinaria di un'altra dittatura. Ma l'8 settembre è anche ufficialmente ricordato come l'inizio della Resistenza, cioè l'evento che, in accordo con i comunisti, è stato definito fondante della Repubblica e della Costituzione. Riconfermare questa interpretazione oggi, sostenendo implicitamente che fra i resistenti moderati che si ispiravano al modello della società liberale aperta e i resistenti rivoluzionari che si ispiravano al modello della società totalitaria e collettivista potesse esistere una base ideale comune per fondare insieme una democrazia parlamentare occidentale con la prospettiva di una permanente collaborazione civile e politica che andasse al di là della temporanea coincidenza negli obiettivi di guerra, è un falso storico di portata e di gravità incalcolabile. II nemico principale delle democrazie occidentali nel secondo conflitto mondiale, conflitto essenzialmente ideologico, con rottura assoluta e inimicizia totale, fu il totalitarismo e l'autoritarismo in tutte le sue forme, contro il quale l'alleanza delle Nazioni Unite condusse la grande crociata all'insegna delle quattro libertà che erano allo stesso modo conculcate nella Germania nazista e nell'Unione Sovietica. A11'8 settembre '43 in Italia e in gran parte dell'Europa si era ancora lontani dall'aver raggiunto la consapevolezza storico-politica del fatto che il nemico potenzialmente più pericoloso della civiltà occidentale liberal-democratica non era il totalitarismo hitleriano e nazista (alleanza della violenza e della frode con una spregevole, ma non esportabile follia razzista) ma era il totalitarismo sovietico, alleanza della violenza e della più presuntuosa falsità economica con gli eterni ideali della Sinistra, questi sì, accettati ed esportabili ovunque. E' questa alleanza che ha consentito ai comunisti di mascherare e difendere per lungo tempo, con i valori della Sinistra, la sostanza moralmente, democraticamente ed economicamente inaccettabile della loro impresa politica totalitaria. Siamo debitori all'intuito politico e all'intransigenza democratica del liberale cattolico Leone Cattani, segretario del pli neU'immediato dopoguerra, se il partito liberale nel 1947, uscendo clamorosamente dal governo di unità resistenziale, riaffermò l'inaccettabilità di considerare l'alleanza di guerra con i comunisti nei Cln come la base storica e ideale per il patto di solidarietà e di convivenza democratica in tempo di pace. La pretesa dei comunisti di perpetuare nella Costi- tuzione questa formula frontista accusando di fascismo e di reazione quei liberali come Cattani e più tardi quei socialisti come Saragat e quei repubblicani come Pacciami che la denunciarono come un equivoco inaccettabile, si basa su una contraddizione paradossale più volte riaffiorata nella politica del pei e oggi del pds. E' la contraddi¬ zione fra la ricerca di largo consenso adottando una qualche formula frontista e moderata di solidarietà nazionale, rivolta a sentimenti largamente diffusi, e la nascosta finalità politica della stessa mossa, da parte di un apparato partitico cinicamente realistico, che mira a realizzare con la frode il proprio obiettivo di corpo estraneo che si infiltra nel tessuto democratico del Paese. Se estendiamo queste constatazioni all'arco di tempo che va dagli inizi del secolo fino ad oggi, vedremo che la frattura e l'incompatibilità fra l'eresia totalitaria nata come ramo bastardo sul tronco del socialismo e la concezione dello Stato democratico occidentale è stata permanente e incurabile. Essa risale per noi italiani alle due scissioni antidemocratiche dal socialismo, quella soreliana e nazionalista di Mussolini e quella marxista-leninista di Gramsci e Togliatti, l'una in certa misura causa ed effetto dell'altra ed entrambe fatali alla crescita civile del nostro Stato democratico. E non alla nostra democrazia soltanto, ma anche alla nostra precaria e ancora debole unità nazionale. E' lecito supporre, ed è giusto ricordarlo nella ricorrenza dell'8 settembre '43, che se le fratture ideologiche e morali prodotte dal cancro totalitario del partito unico con il suo collocarsi entro lo Stato e al di sopra dello Stato non avessero minato la stabilità delle nostre istituzioni risorgimentali, queste avrebbero superato la crisi del '43 come per altre crisi analoghe era accaduto in passato. Quest'ultima osservazione porta a un punto assai rilevante che riguarda il presente. La decisione di sovvenzionare con venti miliardi l'organizzazione dei partigiani comunisti (Anpi) per le celebrazioni del cinquantenario della Resistenza, assume la sostanza politica di un urgentissimo contributo governativo alla riaffermazione e alla perpetuazione del falso su cui si è retta, con tutte le conseguenze che sappiamo, l'omertà fra comprimari della Prima Repubblica. Celebrare insieme il cinquantenario della Resistenza sarebbe l'ultimo servizio che i paladini del passato renderebbero al consueto travestimento liberaldemocratico dei comunisti. Mi auguro comunque che gli sviluppi politici dell'anno che ancora ci separa dalla ricorrenza del '95, siano tali da rendere impossibile questa ulteriore complicità fra le due forze politiche cui dobbiamo l'attuale disastro economico e morale per aver l'una preteso e l'altra distribuito quello che non c'era e che adesso dobbiamo pagare. Edgardo Sogno Un'immagine dell'8 settembre a Roma
Persone citate: Cattani, Edgardo Sogno, Gramsci, Leone Cattani, Mussolini, Norberto Bobbio, Renzo De Felice, Saragat, Togliatti
Luoghi citati: Europa, Germania, Italia, Roma, Unione Sovietica
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