«L'anchorman ci salverà» di Massimo Gramellini

Conduttori dei tg che «illustrano» le notizie? Curzi: «Santoro sarebbe il tipo ideale» Conduttori dei tg che «illustrano» le notizie? Curzi: «Santoro sarebbe il tipo ideale» «l'anchorman ci salverà» Dai telegiornali un coro di sì a Volete ROMA. Anchorman, e sai cosa vedi. Abbasso i robot sputa-notizie, in piedi seduti diritti e di tre quarti, divi per caso e spesso senza merito di un sistema di comunicazioni impazzito. La rivoluzione dolce del nuovo direttore del Tgl Demetrio Volcic comincia dalla testa: «I nostri conduttori sono degli introduttori di notizie, non degli anchormen come Dan Rather. Invece in un tg deideologizzato io vorrei giornalisti-conduttori dei quali la gente possa dire: lui ha detto così, mi posso fidare». Anchorman, d'accordo, ma per quale modello di telegiornale? Una cosa è il notiziario essenziale, un'altra il talk-show alla Costanzo. Anchorman, ma come? Col gobbo o senza, all'americana stile Cbs, o alla salernitana stile Santoro? La rivincita dell'anchorman comincia dal gobbo, quel tappetino elettronico che scorre davanti alle palpebre sbarrate del conduttore-soubrette, sfornando le parole da dire una sull'altra, fredde, sintetiche e in fondo tutte uguali. Il gobbo ha un fiero avversario: Emilio Fede. Per il direttore del Tg4 non ci sono scappatoie: se hai il gobbo non sarai mai nessuno, mentre se non lo hai potrai diventare chiunque, addirittura Emilio Fede. «Gli anchormen col gobbo sono pupazzi. Lo dico anche ai miei che lo usano, come D'Acquarone. Vengo guardato male. Però poi arriva la notte delle bombe e sul Tgl compare una brava figlia, non ho niente contro di lei, che continua a ripetere occhei, occhei: ma occhei cosa? Il gobbo, una maledizione. Ti dà uno sguardo fisso, spesso fesso, che sorvola lo spettatore: tu stai davanti al televisore e vedi il giornalista che parla guardandoti i capelli. Ti vien voglia di dire: che diamine, guardami negli occhi, no? Ha ragione Volcic, che non a caso è un grande, quando dice che i conduttori di oggi sono poco credibili. Come fai a credere a chi non ti guarda negli occhi? Gobbo per gobbo, meglio gli speaker, allora. Almeno non sbagliano gli accenti». Chi si salva, Fede? «Roberto Morrione del Tg3, quando fa la rassegna-stampa. Curzi no, lui il suo editoriale se lo legge. Gruber, Frajese, Lasorella: tutti davan- ti al gobbo. E si vede». «Replicanti» li chiama Enrico Mentana. Lui, il suo Tg5 non lo legge sul gobbo. Mai. Fra i suoi, però, non ha fatto proseliti. «E infatti mi lamento. Ma da qui a dire che solo con l'anchorman un tg è credibile... Io preferisco un prodotto meno personalizzato. Volcic esagera. Di anchormen bravi, l'Italia ne ha già avuti». Che fa, Mentana, si autocita? «No, pensavo ad Arrigo Levi durante la guerra dei sei giorni. E a Bruno Vespa, un altro in grado di "tenere" una diretta per ore. Certo, fino a ieri in Rai non si poteva fare. C'era il problema politico. Ma ve lo immaginate, cinque anni fa, Santoro con in mano un telegiornale?» Curzi, adesso, se lo immagina benissimo. «Ne ho parlato con Michele. Lui dice che con l'attuale formula può andare avanti ancora un anno, ma che i settimanali televisivi sono morti. Ecco quindi profilarsi il tg serale del futuro: una striscia di un'ora, un po' telegiornale e un po' "Milano, Italia". Santoro sarebbe il conduttore ideale». Anche Curzi è contro il gobbo, anzi è il più intollerante: «Al Tg3 non ce l'abbiamo. L'ho vietato io, in tutta la palazzina. Mi fa schifo. Preferisco la tv sporca delle ripetizioni e della pause. Il discorso di Volcic, però, mi sembra un po superato: in tv oggi conta far vedere le immagini. La Cnn insegna: l'anchorman non è più una figura da notiziario nemmeno in America». Mariolina Sattanino, invece, ci crede: «Autonomia creativa e onniscienza professionale: ecco l'anchorman del futuro, una rivoluzione che farebbe giustizia di molta gente. L'opportunità di conquistare un po' di potere anche per noi donne, tanto popolari presso il pubblico ma ancora al palo nelle carriere». L'ultima parola a Francesca Grimaldi, la bionda notturna del Tgl, la «brava figlia» di cui parlava Fede. Ascoltiamola, ne vale la pena: «Il mio nuovo direttore ha ragione. Nella scelta del conduttore bisogna guardare il background, lo spessore culturale. La tv è come un salotto: ti accorgi subito di chi sta zitto perché non sa chi è Kant. Io ho retto la notte delle bombe da sola, a braccio, senza neanche l'aiuto di un'immagine. Certo, di solito leggo il gobbo, ma se il gobbo mi salta non c'è problema, conosco la materia di cui tratto. Sfido che poi la gente mi dice: brava, si vede che tu buchi il video. Il segreto è tutto lì: sono preparata». Altro che anchorman. Francesca, sei già un mito. (Massimo Gramellini Ma Mentana replica «Io preferisco un prodotto meno personalizzato» Alessandro Curzi direttore del Tg3 Sotto, Enrico Mentana A destra, Emilio Fede A destra, Mariolina Sattanino (Tg3)

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