Bombe contro Berlino Duemila di Emanuele Novazio
Bombe contro Berlino Duemila GERMANIA Cortei anti-Kohl: «Non sprecare marchi per una parata nazionalista» Bombe contro Berlino Duemila / terroristi minacciano: «No alle Olimpiadi» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Cinque bombe in due giorni a Rostock e a Berlino; una manifestazione per «convogliare la protesta» in programma domani nella capitale, un'altra la settimana prossima a Monaco. E minacce ai giudici del «Comitato olimpico internazionale» che, il 23 settembre, sceglieranno la sede dei Giochi del Duemila: Sydney, Manchester, Istanbul, Pechino o Berlino appunto. A una settimana dalla decisione del «Ciò», i «nemici dell'Olimpiade a Berlino» alzano il tiro, prendendo a bersaglio gli sponsor tedeschi dei Giochi, case automobilistiche, banche, supermercati. Dopo ogni esplosione, una telefonata di rivendicazione e una promessa: «Colpiremo ancora». E' il culmine di una lunga campagna, cominciata subito dopo la presentazione della candidatura e sviluppatasi all'insegna di uno slogan soprattutto, «Berlino in favore delle Olimpiadi a Sydney». Del «Comitato Antiolimpico» - che non rivendica direttamente la paternità delle esplosioni, ma le approva perché «badano a non fare mai vittime» - fanno parte frange del movimento autonomo e dei Verdi. Ma dietro di loro c'è una parte consistente e crescente dell'opinione pubblica, convinta che le spese previste per l'organizzazione dei Giochi siano un imperdonabile spreco, in tempi tanto difficili per l'economia tedesca e per Berlino in particolare: dall'unificazione, la città soffre di una grave mancanza di alloggi, e assiste a un aumento costante della disoccupazione. Perché dunque, sostengono gli «antiolimpici», sciupare denaro in opere che non serviranno poi a nulla? Replicano gli sponsor (dalla «MercedesBenz» alla «Deutsche Bank») e il cancelliere Kohl, che quest'estate si è schierato in favore dei Giochi a Berlino: quei soldi non andranno perduti, e poi le Olimpiadi firmeranno con la forza de! simbolo la ritrovata unità dei tedeschi. Ma ampi settori dell'opinione pubblica non credono alle rassicurazioni di industriali e governo: a soffrire di uno sforzo faronico e fine a se stesso, sostengono, sarebbero il Paese e i senza lavoro. In molti, inoltre, temono che i Giochi possano trasformarsi in una pericolosa «parata nazionalista». E sono sempre più numerosi coloro che dicono no per il significato che avrebbe «Berlino Duemila», al di là delle buone intenzioni: le gare si svolgerebbero nello «stadio di Hitler», quello delle Olimpiadi del '36. Gli «antiolimpici» avevano già colpito nei mesi scorsi: qualche bomba, manifestazioni, minacce, perfino un'incursione a Losanna davanti alla sede del «Ciò», con lancio di uova contro il presidente Juan Antonio Samaranch. Durante ogni visita degli ispettori internazionali a Berlino, la polizia è stata dunque costretta a prendere eccezionali misure di sicurezza: una decisione obbligata che tuttavia, secondo gli stessi sostenitori dei Giochi, non ha contribuito a favorire la candidatura tedesca. Ma se potevano esserci dubbi, gli «antiolimpici» hanno cercato di scioglierli. Ogni membro del Comitato ha ricevuto una videocassetta di dieci minuti: si vede Berlino invasa da manifestanti scatenati, si assiste a battaglie fra dimostranti e polizia, si rivedono gli applausi di Hitler nel '36. Alla fine, una voce fuori campo: «Vi aspettiamo», promette. Emanuele Novazio
Persone citate: Durante, Hitler, Juan Antonio Samaranch, Kohl, Manchester
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