Trovata la fossa dei giustiziati

A Carema i carabinieri individuano una caverna con i resti di dieci corpi A Carema i carabinieri individuano una caverna con i resti di dieci corpi Trovata la fossa dei giustiziati Sarebbero fascisti e partigiani sorpresi a rubare La Procura di Ivrea apre un'inchiesta. Nuove ricerche Si racconta che fosse il cimitero dei fascisti condannati a morte e dei partigiani fucilati dai loro compagni perché traditori o colpevoli di qualche grave reato. La gente del posto da sempre ne parlava con timore. Ma la fossa della «Bora del Sale», sulle colline sopra Carema, ai confini tra il Piemonte e la Valle d'Aosta, l'hanno trovata soltanto l'altra mattina. Dentro, a venti metri di profondità, ci sono i resti di almeno una decina di cadaveri. Sono ossa: i periti dovranno stabilire che età potevano avere quelle persone quando furono uccise e gettate lì dentro, e a quale periodo risalgono, se invero si può parlare degli anni tra il '43 e il '45. La fossa comune l'hanno trovata due speleologi del Cai di Aosta ed i carabinieri di Ivrea, seguendo voci ed indicazioni. Per i militari è stata una sorpresa. Per chi è nato e cresciuto da quelle parti è la conferma di sospetti, di voci. Molto si è parlato e forse fantasticato a Carema sulla «Bora del Sale». Franco Perro ha più di 70 anni: ai tempi della Resistenza era uno dei cento partigiani della 76a brigata Garibaldi che sulle montagne sopra Carema aveva stabilito il quartier generale. Le voci sulla Bora le conosce tutte e sa, per averlo vissuto in prima persona, che dentro quella grotta profonda una ventina di metri i partigiani gettavano i cadaveri di coloro che giustiziavano. «Ma io non ho mai partecipato alle esecuzioni» dice. Non nasconde che allora tutti sapevano quel che capitava alla Bora: «Era la tomba dei fascisti e dei partigiani che venivano condannati perché sorpresi a rubare o a far violenze». I ricordi di quegli anni, però, sono ormai sbiaditi. I nomi delle persone che furono passate per le armi o uccise con un colpo di pistola alla testa si confondono con altri. Uno soltanto non l'ha dimenticato: quello del capitano Biglia di Ivrea. Sospettato di tradimento era stato prelevato e portato lassù dai partigiani. E' finito anche lui dentro la fossa? O è stato sepolto in qualche bosco lì vicino, dove potevano essere occultati i cadaveri che non si dovevano trovare? La memoria non lo aiuta. A Carema forse c'è chi ricorda bene quel che accadde. Nessuno però parla di episodi precisi. Si limitano a riferire di cose vaghe, di fatti appresi dagli altri, delle voci correnti: che l'erba alla Bora cresceva rossa per il tanto sangue versato nel¬ le esecuzioni, o che nella fossa era stato nascosto un tesoro in denaro e in oro messo insieme da un gruppo di partigiani. Chi crede di saperne di più aggiunge che qualcuno senza scrupoli avrebbe poi assassinato i depositari del segreto per appropriarsene. E ancora c'è chi parla di «Boia», un garibaldino addetto alle esecuzioni. Franco Perro ricorda un giovane partigiano con quel soprannome di battaglia: «Era canavesano, ma proprio non so come veramente si chiamasse». Chiarire la verità della Bora del Sale sarà un'impresa tut- t'altro che facile; stabilire con certezza se davvero i partigiani della zona la utilizzavano come fossa comune per i giustiziati sarà ancora più complicato. La procura della Repubblica di Ivrea ha aperto un'inchiesta. Domani speleologi e carabinieri si caleranno di nuovo nella grotta alla ricerca di altri resti umani e a caccia di indizi che possano confermare o smentire quei racconti che ci riportano a un travagliato momento della nostra storia. Lodovico Poletto VAL D'AOSTA BEO 01 NONA *BORA ^IIIsh DEL SALE' CAREMA a» MALETTO TROVINASSE M. CAVALGR0SS0 CESNOLA SETTIMO VITTONE S. GIACOMO NOMAGUO QUASS0L0 < > ANDRATE il sopralluogo di speleologi e carabinieri nella «Bora del Sale» ai confini tra Valle d'Aosta e Piemonte (qui a fianco una cartina della zona)

Persone citate: Biglia, Franco Perro, Lodovico Poletto