Quelle «amicizie pericolose» tra giornalisti e nomenclatura

Quelle «amicizie pericolose» tra giornalisti e nomenclatura NOMI E COGNOMI Quelle «amicizie pericolose» tra giornalisti e nomenclatura ARL Kraus, che non .amava i giornalisti pur essendolo egli stesso, diceva: «Il parrucchiere racconta le novità, mentre dovrebbe solo pettinare. Il giornalista è pieno di spirito, mentre dovrebbe raccontare solo le novità. Sono due tipi che mirano in alto». Questo aforisma riassume bene, in fondo, lo stato della discussione sul filone Penne sporche dello scandalo Ferruzzi. La notizia, poi smentita, dell'esistenza di una lista di giornalisti pagati dal gruppo ravennate per esserne magnificato ha provocato nella categoria una specie di soprassalto: vuoi vedere che, oltre ad avere nell'albo qualche tipaccio che ricatta, prende soldi, fa insider trading e affari loschi, abbiamo disimparato un po' tutti a far la messa in piega, allocchiti dalla pigrizia e dalla comoda epopea dei Condottieri? Sull'argomento c'è una testimonianza, coraggiosa e sincera, pubblicata da Piero Ottone sull'ultimo «Espresso», che forse andrebbe fatta discutere nelle scuole di giornalismo. Gardini - scrive Ottone - non era un uomo intelligente, era uno smargiasso, aveva idee semplici, confuse, parlava l'italiano in modo ellittico e non spiccicava una parola d'inglese. Eppure... Eppure, era simpatico, aveva fascino. «L'ultimo contatto tra noi - racconta Ottone - risale allo scorso autunno, dopo che ebbi la sventura di un naufragio nel quale persi la barca. Gardini mi telefonò, mi disse che era addolorato, che capiva il mio stato d'animo... E mi annunciò che aveva la barca per farmi felice... Voleva venderla a me... Mandò dunque la barca a Genova: il Gitana di Venezia. Andai nel porticciolo Duca degli Abruzzi, e già vedendo¬ la da lontano mi venne da ridere: era una specie di transatlantico, uno yacht di oltre 20 metri... Lui venne più tardi da Parigi. Gli spiegai che, dall'alto della sua ricchezza, non immaginava neanche quanto fossero poveri gli altri. Una barca così non potevo proprio permettermela». Come può mai riuscire antipatico un uomo così «pazzo e generoso» che viene da Parigi per offrirti la sua barca ? Ma Piero Ottone, oltre che maestro di giornalismo e autore di trattatelli morali («Seneca per i manager»), è un galantuomo, e neanche per un attimo pensò di poter cedere alla tentazione. Gli allievi delle scuole di giornalismo che discutessero il suo articolo chiederebbero tuttavia: «La simpatia per un uomo così pazzo e generoso può far sì che un giornalista che ne è a conoscenza nasconda ai suoi lettori e agli azionisti della Montedison che hanno che fare con le prodezze di uno smargiasso e forse anche bandito?». Giuseppe Turani, principe dei giornalisti economici, ha detto al «Corriere della Sera» che sì, che si può avere assoluta dimestichezza con i potenti dell'economia e, al tempo stesso, raccontare delle loro eventuali malefatte, tanto che mentre una società editoriale cui egli stesso è interessato trattava un contratto di minimo ga¬ rantito pubblicitario con il gruppo Stet, lui ne attaccava pubblicamente il presidente Biagio Agnes. Non ne dubitiamo, ma forse converrà interrogarsi sulla tesi più complessiva (e più convincente) di Giorgio Bocca, secondo la quale il nostro giornalismo fa parte «di una società di scambio i cui condizionamenti sono non solo imposti, ma ritenuti normali e necessari»; e non soltanto - aggiungiamo - perché i giornali sono di proprietà dei grandi gruppi industriali, ma anche per sue proprie deficienze etiche. Bocca ricorda sempre la grande esperienza del primo «Giorno» di Enrico Mattei: pensa veramente che essa scaturì dagli intenti (esplicitamente di bottega) del fondatore o piuttosto dall'eccellenza di quella squadra giornalistica? Allora converrà forse far sapere agli allievi delle scuole di giornalismo interessati a capire come si può fare buona informazione che ci sono due tipi di dimestichezza con i potenti, siano essi politici, industriali o finanzieri: quella professionale, che indica sempre il rettilineo, e quella amicale, che inevitabilmente incorpora qualche vantaggio e più numerosi costi in termini di dignità. Dice Jean Daniel, direttore del «Nouvel Observateur», che la categoria dei giornalisti si trincera dietro una «singolare tartufaggine» quando viene messa in discussione. E si chiede: «Siamo davvero certi che questo mestiere non tracimi mai dalla sua definizione originale?». Possiamo essere certi del contrario: se anche i parrucchieri, invece di pettinare, raccontano le novità... Alberto Staterà era

Luoghi citati: Genova, Nomi, Parigi, Venezia