In commissione di Gio. Bia.
In commissione In commissione De Gennaro chiarisce gli equivoci ROMA. Nelle intenzioni di qualche parlamentare doveva essere una sorta di «processo» alla Dia e al suo direttore, Gianni De Gennaro, soprattutto a causa di quei passaggi del rapporto sulle stragi dove si faveva riferimento all'esposto della de su un presunto «complotto» portato avanti con le dichiarazioni dei pentiti. Ma poi, in seduta segreta, s'è trasformata in una normale e nemmeno troppo agitata audizione di De Gennaro, il quale ha chiarito punto per punto ai deputati e ai senatori della commissione stragi l'analisi della Dia sulla nuova strategia della tensione. Compresi quei passaggi che erano stati travisati o che qualche parlamentare non aveva capito. Alla fine sono apparsi tutti appagati, compresi i democristiani che intendevano protestare. «Nessuno critica alla Dia, nemmeno dai rappresentanti della de - spiega il presidente della commissione Gualtieri al termine dell'audizione -. Anche loro si sono dichiarati soddisfatti delle spiegazioni avute da De Gennaro». Il direttore della Dia ha illustrato quali sono gli elementi che possono far immaginare la presenza di Cosa Nostra e di altri poteri criminali ed eversivi dietro gli attentati di Roma, Firenze e Milano. Si tratta di un'analisi basata su alcuni dati di fatto e che fino ad ora - ha aggiunto De Gennaro riferendosi agli ultimi elementi acquisiti nelle indagini in corso - ha trovato soltanto riscontri. «Abbiamo lavorato in seduta segreta perché in questo caso le questioni che avevamo da porre riguardavano processi tutt'ora in corso», ha spiegato Gualtieri. Gran parte delle tre ore e mezzo di audizione sono state dedicate alle polemiche sulla pubblicazione da parte di alcuni giornali del rapporto Dia. Chiarito il passaggio sull'esposto de che non era parte ma semmai possibile conseguenza di una campagna di disinformazione sul lavoro della Dia e di delegittimazione dei pentiti, De Gennaro ha anche chiarito che il suo ufficio non ha divulgato il rapporto riservato sulle stragi, ma è stato anzi danneggiato dalla sua pubblicazione. Del resto c'erano diverse copie del documento in circolazione, inviate a vari uffici, e non si trattava di un rapporto finalizzato al lavoro del Parlamento. Quanto al fatto che venisse privilegiata la pista mafiosa rispetto ad altre possibilità - circostanza criticata da qualche parlamentare, come la senatrice socialista Margherita Boniver -, Gualtieri spiega: «Il recente attentato di Aviano dimostra che nel nostro Paese esiste ancora un problema terrorismo, ma non si può chiedere alla Dia, creata per indagare sulla mafia, di occuparsi di questo; altri dovranno farlo». La commissione ha ribadito la sua intenzione di ascoltare il boss mafioso Pippo Calò, su sua esplicita richiesta, e anche su questo punto De Gennaro ha spiegato i motivi per cui quell'interrogatorio potrebbe trasformarsi in ima cassa di risonanza ricercata dal boss. [gio. bia.]
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