«Ecco le mie notizie senza etichette politiche» di Enrico SingerPaolo Murialdi
«Ecco le mie notizie senza etichette politiche» «Ecco le mie notizie senza etichette politiche» INFORMAZIONE MODELLO USA PRENDO l'aereo per Roma alle 11,30. Adesso porto al circo i miei figli, Camilla e Alessandro. La famiglia ha dei diritti che vanno rispettati, soprattutto in certi momenti quando già sai che, poi, sarai costretto ancora una volta a sacrificarli». Demetrio Volcic sta per arrivare da Vienna con un incarico tanto importante quanto ingombrante: nuovo direttore del Tgl nella «nuova» Rai. E ha già molte idee in testa. Non ci saranno «pause di riflessione», allora. Qua! è la prima mossa in programma? «Prima di tutto dovrò parlare con le persone che mi hanno nominato e con i colleghi. Questo mi sembra naturale e doveroso. Ma io le mie idee le ho e conto di spiegarle subito al gruppo di lavoro guidato da Murialdi che sta preparando la risistemazione dell'offerta globale dell'informazione della Rai. Già da oggi alle 13 io sarò a disposizione per dare il mio contributo. Prima di tutto sul Tgl, poi sulle osmosi tra le Reti che mi sembrano nei progetti del vertice della Rai e che personalmente condivido». Quindi Volcic è per la fine dei tre tg sulle tre Reti? «La mia convinzione personale è che sia venuta meno la necessità politica che ha portato alla realtà televisiva pubblica che abbiamo oggi e che, mi pare, vogliamo tutti cambiare. Finiti i motivi politici, finita la lottizzazione, per intenderci, si deve andare verso tg deideologizzati. Poi come questo sarà realizzato bisognerà discuterlo entro il 15 ottobre che è la scadenza fissata dal presidente Demattè per presentare un piano organico. Qualche tg potrebbe specializzarsi, che so, nel rosa o nell'hard. Faccio soltanto delle ipotesi. Non posso dirlo adesso io. Ma la lunga esperienza che ho avuto come corrispondente all'estero per tutte e tre le Reti, in particolare da Mosca, mi ha insegnato che la strada è percorribile». Di quale tg vuole essere direttore: di quello «rosa», di quello «hard»? «Non sono ancora informato di quanto lavoro abbia già svolto il gruppo di studio guidato da Paolo Murialdi. E' chiaro che se un giorno io potessi contare su un serio apporto di approfondimenti alle notizie, potrei fare un telegiornale delle 20 tutto di notizie. Altrimenti il tg delle 20 resterà quello centrale. Sono tuttavia convinto che, nell'arco delle 24 ore, ci sia bisogno di tre telegiornali principali e di una serie di bollettini d'informazione rapidi anche con cadenze ravvicinate. Bisognerà studiare i palinsesti, vedere quello che è possibile fare anche nella fase di traino dei tg. Su questo la concorrenza è agguerrita. Su una rete privata, per esempio, ci sarà il tandem FunariFede. Confesso che Funari è lontano dai miei modelli di tv, ma certo Funari è una grande calamita. Ci dovremo preoccupare anche di questo». Torniamo alla fine della lottizzazione. Su questo punto ha avuto assicurazioni precise? Carta bianca per le scelte? «Proprio questo è il segnale che si vuole dare con la mia nomina e che io sono ben felice di rispettare. Per la scelta degli uomini mi è stato assicurato che lo staff sarà scelto dal direttore, che non ci saranno pressioni. Per la vicedirezione, per esempio, non ho ancora nomi in testa, ma so che devo avere una persona che conosca molto bene l'azienda e che abbia con me un rapporto di fiducia. Ecco, diciamo che mi serve un artigiano-artista di lusso. Non certo un ideologo». Meno politica, quindi. Anche meno politici in tv? «Meno politica e, soprattutto, politica fatta in modo diverso. Voglio fare un esempio. Non sono io a stabilire le regole della campagna elettorale in tv, ma se dipendesse da me organizzerei un bel corso per gli addetti-stampa dei politici per fargli capire che non serve occupare lo schermo per far passare un messaggio. Che è molto meglio trovare una frase - non so, "la vita è bella" - per trasformarla nel leitmotiv di una campagna elettorale, piuttosto che parlare venti minuti prima di un tg». E per il suo nuovo tg ha qualche modello? «Penso che anche in Italia dobbiamo studiare la possibilità di trovare un anchorman. Finora una figura simile, da noi, avrebbe avuto una valenza tutta politica, avrebbe finito per rappresentare un partito. I nostri conduttori, in realtà, sono degli introduttori di notizie e di servizi, non sono degli anchorman cone l'americano Dan Rather, per fare un esempio. Ecco a me piacerebbe che in un tg deideologizzato si potessero finalmente trovare dei giornalisti-conduttori dei quale la gente possa dire: lui ha detto così e ci si può fidare. Sarebbe un bel colpo». Il suo anchorman all'italiana potrebbe essere anche una donna? «Il discorso non è né maschile né femminile. Bisogna ridiscutere il modo di condurre i tg. Dire se è meglio la giornalista X o la giornalista Y è un po' da settimanale scandalistico. Se una giornalista è brava, è brava e basta. Non è una figura femminile che salva o che condanna un tg». E le inchieste giudiziarie aperte sulle note-spese? «Non ho mai capito perché le amministrazioni hanno sempre preferito le note a pie di lista anziché i rimborsi forfettari giornalieri. Io sono per stanziare cifre con le quali il giornalista e la sua troupe deve fare i conti. E' più semplice e, forse, più morale». Enrico Singer «Il mio vice? Non un ideologo ma un buon artigiano» Demetrio Volcic In alto, Paolo Murialdi
Persone citate: Dan Rather, Demattè, Demetrio Volcic, Funari, Murialdi, Paolo Murialdi, Volcic
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