Mal d'onda

A BOLOGNA E IN USA A BOLOGNA E IN USA Mal d'onda Sta per iniziare la prima ricerca seria sui malesseri dovuti a campi magnetici SARANNO le prime indagini sperimentali al mondo dirette a valutare in modo approfondito la eventuale pericolosità dei campi elettromagnetici per la nostra salute: all'Istituto di Oncologia dell'Università di Bologna e all'Istituto Nazionale di Scienze Ambientali Mediche degli Stati Uniti saranno condotte due ricerche parallele. A Bologna gli esperimenti cominceranno in autunno e dureranno tre anni; un altro anno sarà necessario per elaborare i dati. Dal 1979 sono state portate a termine in tutto il mondo 65 ricerche epidemiologiche sui rischi dell'esposizione ai campi elettromagnetici. Per quanto riguarda in particolare gli elettrodotti ad alta tensione, nel nostro Paese lo scorso anno sono stati fissati margini di sicurezza ritenuti molto tolleranti sia dalle associazioni ambientaliste sia da alcuni medici: così, anche se per legge sono sufficienti 28 metri di distanza tra una linea ad alta tensione e una casa, sono state elaborate proposte per fissare tale limite ad almeno 150 metri e, dove questo risulti impossibile, per applicare soluzioni tecniche alternative, come l'interramento dei cavi (il cui minore grado di rischio ambientale deve essere comunque ancora verificato). I grossi investimenti necessari sarebbero ricambiati, oltre che da riduzioni nei costi di gestione e manutenzione, soprattutto dalla diminuzione dei casi di leucemie, tumori, malattie nervose e psicosomatiche. Mancano finora i dati sperimentali; la lacuna sta dunque per essere colmata. L'indagine italiana sarà condotta da Cesare Maltoni, direttore dell'Istituto di Oncologia dell'Università di Bologna. «Il problema - dice Maltoni - è enorme perché viviamo in un mondo elettrificato, nell'ambiente di lavoro e in quello domestico. Anche se sono più esposte alcune categorie lavorative, i rischi riguardano tutti». Il primo «involontario» studio sugli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute risale al 1979 negli Stati Uniti, quando alla dottoressa Wertheimer fu chiesto di osservare le differenze nella storia di bambini colpiti da leucemie e bambini sani: passando al setaccio malattie dei familiari, gestazione, alimentazione di centinaia di soggetti, la ricercatrice non raggiunse conclusioni rilevanti finché notò un grosso trasformatore nelle scale di un caseggiato in una zona popolare, e si ricordò di averne visti molti al tri nel corso della sua indagine; scoprì che vari bambini leucemici erano vissuti in case come quella. Ripetendo lo studio sugli adulti registrò una maggiore incidenza di tumori, soprattutto del sistema nervoso. Da allora è stato un susseguirsi di preoccupanti sospetti, che hanno fatto scrivere nella prima versione di un documento valutativo dell'americana Environmental Protection Agency che i campi elettromagnetici avevano una forte probabilità di essere cancerogeni; il termine «probably» fu però edulcorato in seconda battuta con un «possibly». Ora i ricercatori si propongono di provare sperimentalmente se e in che misura i campi magnetici siano oncogeni e quali tumori possano generare. Negli Stati Uniti saranno esposti a campi magnetici 2000 ratti a cominciare dalle 6-8 settimane di vita; gli animali saranno seguiti per due anni. Nei laboratori di Bologna 4400 animali saranno esposti ai campi magnetici a cominciare dalla vita intrauterina e l'esperimento verrà condotto fino alla loro morte spontanea: quindi durerà 3 anni. «I due esperimenti sono integrabili perché i ratti su cui lavoriamo appartengono a due ceppi diversi - spiega Maltoni -. Si tratta di animali, in particolare quelli utilizzati a Bologna, che in numerosissimi casi hanno dato risultati molto predittivi degli effetti sugli esseri umani. I ratti saranno esposti a campi da 1000 microtesla fino a intensità pari a quelle che possono interessare l'uomo. Cercheremo di stabilire le dosi minime tollerabili; sulla base di questi dati e di quelli epidemiologici i legislatori fisseranno delle norme. Va ricordato che in genere le patologie si registrano al di sopra di certe dosi, ma il cancro fa eccezione, presentando in questo una componente di casualità, come un cecchino che spari su una piazza: per lo sviluppo del cancro basta che un solo agente arrivi a destinazione, anche in piccola quantità, ma le probabilità diminuiscono abbassando la dose di sostanze tossiche». Rosalba Giorcelli

Persone citate: Cesare Maltoni, Maltoni, Rosalba Giorcelli, Wertheimer

Luoghi citati: Bologna, Stati Uniti, Usa