L'etica controlla anche la scienza
L'etica controlla anche la scienza L'etica controlla anche la scienza Agazzi: «Non esistono verità proibite, ma azionisi» F ACCIA attenzione lo scienziato a non fare i conti senza l'oste, perché se è vero che «non esistono verità moralmente proibite, non è lecito fare qualunque cosa, ed esistono azioni moralmente proibite». Ed è inutile cercare di liberare l'attività scientifico-tecnologica dalle pastoie dell'etica, perché quest'ultima, buttata fuori dalla porta, rientrerebbe dalla finestra. Parola di Evandro Agazzi. Docente di Filosofia della scienza nelle università di Genova e di Friburgo, Agazzi con il saggio «Il bene, il male e la scienza» (Rusconi), si è aggiudicato il premio europeo Cortina Ulisse 1993 per la divulgazione scientifica, quale autore della migliore opera sul tema «Etica della scienzia, principi e criteri: responsabilità delle scelte dello scienziato». opere finaliste («Le bugie della scienza» di Di Trocchio, «Cernobil» di Chenousenko, «Lives in the balance» di Smith e Boyd, «Wonderwoman and Superman» di John Harris) è semplicemente 1'«omnia munda mundis» di San Paolo. Tutto è puro per i puri. Purché, naturalmente, puri si sia. Se da un lato i progressi della chimica (per non fare che un esempio tra tanti) sono «buoni» se applicati in farmacologia, dall'altro sono «cattivi» se amplificano la pericolosità degli arsenali chimici. Ma la situazione è ancora più delicata quando la tecnologia, sforzandosi di migliorare alcuni aspetti delle condizioni della vita umana, finisce col peggiorarne altri. Di qui la necessità, per Agazzi, di distinguere tra conoscenza e pratica di essa. Perché se nulla vi è di male nel sapere come produrre energia elettrica dalla fissione del nucleo atomico, è dav¬ Esiste dunque una scienza buona e una cattiva? La risposta di Agazzi, che si è confrontata con quella offerta nelle altre 4 vero un bene costruire le centrali nucleari? Domanda non banale se si pensa a Cernobil, evocata dal libro di Chenousenko. Il fatto è che «scienza e tecnologia sono discipline umane» e, quindi, argomenta Agazzi, «esigono regole». Non si tratta, però, di definire una volta per tutte un decalogo morale dello scienziato, bensì di ridefinire dinami camente l'etica scientifica quale «(ricerca di un equilibrio tra la libertà di sviluppo del pensiero e i modi in cui questa può influire sulla vita dell'uomo». Etica che è irrinunciabile proprio per l'irrinunciabilità di scienza e tecnologia, la cui «radice inestirpabile poggia sul fatto», afferma Agazzi, «che essendo l'uomo, tra tutti gli esseri viventi, il meno adattabile all'ambiente che lo circonda, non può che cercare di adattare quest'ultimo a se stesso». Letterio Gatto
Persone citate: Agazzi, Boyd, Di Trocchio, Evandro Agazzi, John Harris
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