COME SALAMANDRE OTTIMA FINE AVRETE

LA POSTA IN GIOCO LA POSTA IN GIOCO COME SALAMANDRE OTTIMA FINE AVRETE Rom aita Lia. smo, e il freddo è normalmente più spiacevole del semifreddo). Da una sciarada non si può pretendere che raduni sempre nomi strettamente attinenti tra loro. Tra le varianti del gioco delle semisciarade geografiche ho però ricevuto anche alcune sciarade vere e proprie, per esempio da Edoardo Trincardi (Udine). Gli ingredienti sono sempre costituiti da nomi geografici, però hanno varia provenienza. I risultati eccoli qua: «A' solo lodi chi oggi à potenza». Qui i toponimi sono facilmente riconoscibili (Asolo, Lodi, Chioggia, Potenza). Meno facile è con la frase seguente (che di per sé sembra un'immagine tra il mistico e il grandioso, tra il lusco e il brusco): «Dov'era tenebra si leva '1 sole». (Dover, Atene, Brasile, Val Sole). La più lunga di tutte è: «Cento strade senza nome, da Zanzibar al baretto della torre, strade senza noie, solo tre case». (Cento, Stra, Desenzano, Meda, Zanzibar, Albaretto della Torre, Stra, Desenzano, lesolo, Trecase). La più inverosimile è: «Centomilanove neri a tavola». (Cento, Milano, Veneria, Tavola). La più curiosa è: «Donar alcune oche stercoree». (Don, Arai, Cuneo, Chester, Coree). «Inverosimile» e «curiosa» sono ovviamente pareri personali. Ai limiti della brevità e dell'ortodossia sciaradistica («ortodossia sciaradistica», proprio così) è arrivato Alessandro Marenzi (Caselle TO), che ha accoppiato Stati e capitali senza aggiungere altre lettere. E non era mica facile: SEduto. BEN tornati, ben trovati. Mi piacerebbe che ci potessimo abbandonare a meticolosi convenevoli, e invece vi devo richiamare al lavoro. C'è ancora tanta posta da smaltire, ci sono tanti giochi da fare, le vacanze sono finite e non ci sono più scuse (omaggio ad Alberto Savinio: la cinica tastiera aveva voluto scrivere «le vacanze sono finte»). Già dalla scorsa primavera stavamo facendo un gioco di semisciarade sui giochi geografici. Le chiamo «semisciarade» perché sono sciarade parziali, lasciano fuori molte lettere. Da due o tre versi si ricavano solo un paio di nomi. Tanto per capirci, vediamo un'arguta poesiola di Raffaella Confalonieri (Monza MI): In cantina Un tappo stava ferMO, LI' «Che fai?» gli chiese un fiasco grande e grosso. Il tappo gli rispose: «CAMPO BASSO!». Dove finiscono tutte le lettere della poesia che non servono a comporre Molise e Campobasso? Se lo sapessi mi sentirei ricco, e assai intelligente. Povero e precario, mi accontento di congetturare che quelle lettere scivolano nell'oblio da cui le avevamo richiamate. Servono a ricordarci il Molise, a ricordarci Campobasso, e a metterli in cornice. Poi, discrete si lasciano mettere da parte. Se le lettere delle semisciarade sono così remissive, le lettere delle sciarade vere e proprie non vogliono sentire ragioni. In una sciarada che si rispetti non ci sono resti, proprio no. La sciarada è un gioco più complicato della semisciarada (analogamente, il professionismo è un lavoro più complicato del semiprofessioni¬ Riservato ai liquoristi: pe' chi nocin à. Effetti delle bollicine: Ubano: bei rut! Luogo di riposo: là van a cuba'. Un cantante e le sue discusse colleghe: Mal e mal dive. Un bravo cameriere: porto n'ovo benin. Detenuta malvagia ma privilegiata: sei celle, vitto; ria! Ma tornando alle semisciarade devo dire che a me non sembrava un brutto gioco. Anzi. Alcuni lo hanno variato nascondendo in una frase non uno Stato e una capitale, ma un nome e un cognome (o anche cognome di allenatore e nome della squadra allenata, come nell'annuncio di Valerio Del Ponte, Arona, NO: «jazZ OFFresi. DiLAZIOnato»). Lo ha fatto Sergio Crocco (Campomorone, GE: ma si firma anche: «Roger, sciocco capo mormone»), che ha lavorato sul Soccorso zingaro:

Persone citate: Alberto Savinio, Alessandro Marenzi, Arona, Edoardo Trincardi, Meda, Raffaella Confalonieri, Sergio Crocco, Tavola, Valerio Del Ponte