Rosai «un teppista» alla prima guerra mondiale
Rosai, «un teppista» Rosai, «un teppista» alla prima guerra mondiale flitto mondiale. Da tempo introvabile, viene ora riproposto dagli Editori Riuniti (pp.152, L.22.000), a cura di Giuseppe Nicoletti, insieme all'altro resoconto di memorie belliche lasciato da Rosai: Dentro la guerra, uscito su rivista nel '32 e due anni dopo in volume. L'artista, osserva Nicoletti, era allora «uno sperimentatore un po' ingenuo del campo futurista», già solidale col Mussolini interventista, noto per le sue pose baldanzose. Anche la sua prosa (ne proponiamo alcuni passi) si mostrava «singolarissima, irregolare e spesso disattenta alle norme più elementari della buona creanza letteraria». ELLA mia vita ho fatte diverse esposizioni di miei lavori (pittura), ho collaborato in giornali e riviste scrivendo articoli d'arte, di politica e di polemica. Ho pubblicato anche un libro che nessun editore avrebbe stampato se non ci fosse stato Vallecchi». Così Ottone Rosai si raccontava nella breve «Autobiografia» pubblicata nel 1927 su UAssalto, rivista settimanale della federazione fascista di Bologna. L'opera cui accenna, edita da Vallecchi alla fine del ' 19, si intitolava Il libro di un teppista, raccontava la sua «carriera di soldato al fronte» durante il primo con¬ Ritorna il diario scritto fra il '15 e il '18: un racconto futurista provocatorio e irregolare nelle idee e nello stile Olitine Rosài - Noe, via, gli è sabato. - Come unn' è lunedì? Che ora gli è? - Umh! che vo' che sappia. - Io n'ò ammazzati 4. - D'icchene? - De' pidocchi! 2 agosto 1915 - Qui' lazzarone di Cardarelli s'è arreso a' i' nemico; gli à fatto la spia di tutto, e un fa che veni' granae. Ma a tutta magherà questi ciociari! Accident'a loro!...[...] Il 92° Fanteria mi aspettava sulle montagne di Cortina d'Ampezzo, cittadina di austriacanti accaniti e che per gli Italiani si sarebbero fatti in due pezzi. La bella città che nasce in primavera, riscaldandosi al sole e che spogliandosi di quel suo invernale indumento esce fuori nella sua nudità, tutta strillante e brillantata, mi accolse, di passaggio, mentre andavo sulle sue montagne a difenderla. Ogni tanto, una casa che chissà di dove, e quale ventata l'avesse portata, appiccicatasi su per quelle rocce madreperlacee, fa pensare a dei curiosi abitanti che non si capisce come facciano ad andarci o a venirsene. Mentre mi svagavo a guardare questo nuovo ambiente, che non conoscevo altro che attraverso le cartoline illustrate, qualche granata scoppiava qua e là come per turlupinare tanto silenzio e tanta immensità. Mi sembrava impossibile di poter camminare su, per delle muraglie altissime e perpendicolari, ma i bracci dei nostri ci avevan costruiti sentieri e strade come non si sarebbero fatte in luoghi calmi di villeggiature. Giunto in tempo per una battaglia che si svolgeva già da qualche giorno, fui mischiato con altri e presi l'importanza di un numero. Mi sentii fiero delle mie proporzioni di fronte a quei fanti, e durante quei dieci giorni di combattimento volli dimostrargli superiorità d'animo e di coraggio. Rifacciamo l'Italia Il nuovo interlocutore si fece sempre più affabile e quando seppe chi fossi e che ero fiorentino, mi si dimostrò addirittura fraterno, rivelandomi il suo nome e le sue mansioni là dentro. Si trattava del capitano Rotigliano, segretario particolare di Sua Eccellenza il Ministro della Guerra generale Caviglia. Mi sentii vicino alla vittoria e approfittando della benevolenza dimostratami, mi sbottonai completamente e chiesi se era possibile ottenere un permesso o un congedo speciale che mi permettesse di prender parte alle mischie cittadine per poter rintuzzare la bestiaggine bolscevica inondante a quel tempo la Penisola e accaparrante le anime deboli e vili. Mi ascoltò con interesse e ciò mi parve già molto e pregatomi di attenderlo, egli si recò nella stanza accanto, dalla quale riaffacciatosi poco dopo, mi fece segno di avanzarmi e seguirlo. Dopo un momento mi trovai alla presenza di un omone seduto in un poltrendone, davanti a una tavola tutta dorata come i fregi e le medaglie dell'apparentemente mansueto Ministro. Un saluto riservato alle grandi occasioni e ai grandi personaggi, mentre un tremito convulso che sentivo salirmi dai piedi, mi avrebbe fatto balbettare, se il capitano non fosse intervenuto in tempo a prender per me la parola. Il Ministro, guardandomi coi suoi grandi occhi dimostranti ri conoscenza a chi aveva servito la Patria, cominciò a interrogarmi: - Dunque tu vorresti un per messo per poter cominciare una guerra necessaria quanto quella già fatta, eh? - Eccellenza, sì! Ma tu hai ancora degli obbli ghi militari e sarà un po' difficile contentarti. - Già, lo so, ma la guerra militare è finita. - E tu l'hai fatta tutta da buon volontario, vero? - Eccellenza, sì. - Beh, nel tuo caso potremo fare uno strappo alla regola e ti daremo un permesso perma nente per rimanere fuori di ca serma, sei contento? - Grazie, Eccellenza! - Capitano, gli faccia il permesso. - E di nuovo rivolgendosi a me: - Tu sei pittore e scrittore futurista? - Eccellenza, sì. - Conosco molto bene Marinetti. Anch'egli è stato un ottimo combattente. E a lavorare quando riprincipiate? - Appena sia fatta l'Italia, Eccellenza. - Bravo! - e così dicendomi, firmato e datomi il permesso, si rizzò dalla poltrona ponendomi paternamente una mano sulla spalla e dicendo ancora: - Coraggio, e quando nessuno ti veda, spacca pure i grugni animaleschi dei rinnegati che ti si faccian d'appresso. - Salutai riconoscente il mio benefattore, uscii dalla stanza passando in quella del capitano, col quale mi trattenni un istante per ringraziarlo e salutarlo e ruzzolate di corsa le scale mi rituffai nella Capitale come un trionfatore. Col mio permesso in tasca, corsi alla sede del Fascio Futurista Romano in Corso Umberto e là vi trovai Marinetti, Settimelli, Carli, Chiti, Bottai Bolzon e altri ai quali raccontai l'avventura e con loro, sentendoci nel nostro pieno diritto, iniziammo la campagna pratica antibolscevica. A Firenze, dove venni mandato poco dopo, sempre per ordine del Ministero della Guerra, proseguii la stessa opera e con Nannetti, Rocca, Gorrieri, Marziali, Maurizio, Chiostri, Rivosecchi, Manni, Gazzaniga, e qualche altro che non ricordo, fondammo il Fascio Futurista Fiorentino di Combattimento. nafsg Ottone Rosai
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