Le tavole della legge in un racconto mozzafiato di Gianni Rondolino
Le tavole della legge in un racconto mozzafiato YIVU'&TIVU' Le tavole della legge in un racconto mozzafiato E'un'immagine, o meglio un montaggio di immagini in «Film Blu», l'ultima opera di Krzysztof Kieslowski insignita del Leone d'oro ex aequo alla Mostra di Venezia, che può servire da introduzione al «Decalogo», il ciclo di dieci film per la televisione che ha preso il via ieri sera su Raiuno. E' l'immagine di un tubo di un'automobile che perde olio: l'olio dei freni, causa certa di un incidente mortale. Da questo particolare insistito, apparentemente insignificante e invece determinante per lo sviluppo della storia e la definizione della tragedia, si può cogliere il duplice aspetto del cinema di Kieslowski: da un lato l'attenzione al particolare, il gusto documentaristico, l'adesione alla realtà quotidiana; dall'altro la fatalità, l'incombenza del destino, il senso tragico dell'esistenza umana. Di tutto questo il «Decalogo» è un vero e proprio campionario, una sorta di rappresentazione emblematica, tanto precisa e puntuale quanto inquietante, ricca di spunti di riflessione morale e filosofica. Nato dalla collabora- 1 spur | filos zione del regista con l'avvocato Krzysztof Piesiewicz, scritto a quattro mani e realizzato nel corso del biennio 1988-89 dopo il successo internazionale di «Breve film sull'uccidere» (1987) e di «Breve film sull'amore» (1988) che diventeranno il «Decalogo 5» e il «Decalogo 6» (cioè il quinto e il sesto comandamento), questo ciclo di dieci film per la televisione è il punto d'arrivo d'un'indagine sulla vita e sulla società, sul destino individuale e collettivo, che, pur svolgendosi nell'ambito d'una visione tragica dell'esistenza, non disdegna lo sguardo ironico e divertito (come nel decimo film ispirato al comandamento «Non desiderare la roba d'altri»). Ma quello che colpisce lo spettatore, soprattutto lo spettatore televisivo che par quasi incollato al piccolo schermo per non lasciarsi sfuggire il minimo particolare, è il «realismo» di questa interpretazione laica del messaggio divino, delle «tavole della legge». Il fatto cioè che Kieslowski - a differenza che in «Film Blu», in cui sembra compiacersi della ridondanza drammatica della storia - si limita a descrivere i fatti quotidiani come un semplice documentarista, attento ai particolari, agli ambienti, alle azioni dei personaggi; e poi riesce a far scaturire da questi fatti, ambienti, azioni quella dimensione etica, quell'aspetto metafisico, quel sottofondo fatalistico, che scuote le coscienze, incrina le certezze, provoca il dubbio. Da questo scarto fra la realtà e la sua rappresentazione, fra l'evidenza e la razionalità del reale e lo sconcertante e imperscrutabile destino individuale, fra la necessità e il caso, nasce un ciclo di film che costituisce un «unicum» nella storia del cinema e della televisione. Kieslowski ha usato il piccolo schermo come uno specchio che riflette la nostra vita quotidiana, ma al tempo stesso ha usato i dieci comandamenti come lenti di ingrandimento per cogliere di quella vita i risvolti metafisici, fuori della tradizione cattolica e di qualsivoglia dimensione religiosa. Il suo cinema laico può essere una lezione morale in questo nostro mondo inquieto e privo di certezze. Gianni Rondolino ino
Persone citate: Kieslowski, Krzysztof Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz
Luoghi citati: Venezia
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