Pierino vuol fare l'anglosassone
Pierino vuol fare l'anglosassone Chiambretti racconta le disavventure veneziane dopo la lite con Cecchi Gori Pierino vuol fare l'anglosassone Cinepresa dal carrozziere e notizie da verificare IO Pippo Franco di sinistra al tramonto, io scatoletta Simmenthal avariata, io teppista del regime, io nanazzo che fruga nella spazzatura, io tappeto vestito da sub, io cretino, io Cavallo pazzo, io mosca tzé tzé, io con un vistoso cerotto sul naso, io finito, sono qui vivo e vegeto a raccontarvi la Battaglia di Algeri 2 che ho vissuto a Venezia. Io televisione che ho profanato lo scintillante mondo del cinema che l'infaticabile Gillo Pontecorvo aveva riunito. Ho infangato Spielberg, ho esagerato, l'ho fatta grossa, ho stancato, ho pianto, sono finito all'ospedale. E la mia telecamera da 30, 70, 120 milioni è ancora dal carrozziere. Ne ho lette di tutti i colori. Anche Biagi dalla Cina con furore ha detto la sua. Ma come sono andate veramente le cose? Stralcio per il giornale della mia città alcune pagine del mio diario. Mi ero finto incaricato di una spietata caccia alla giuria internazionale del Festival attraver so l'isola di Torcetto, il palazzo Barnabò (il cui androne ha ospitato per anni le sfarzose feste di Gianni De Michelis: episodio sforbiciato poi per motivi di rit- mo), la regata storica a fianco del neo presidente della Rai e un inseguimento marino con duetto col regista Peter Weir. Tuttavia avevo collocato al centro del mio copione un uomo che dai tempi di Biscardi incuriosisce ed appassiona tutta l'Italia. Quest'uomo si chiama Vittorio Cecchi Gori. Come faccio da anni quando devo affrontare Cossiga, Miglio, Zeffirelli, Fellini, Pannella, Andreotti, Boldi o Carmelo Bene, mi documento per ore con l'aiuto di libri, dossier e giornali e del coautore Tatti Sanguineti. Invece di Vittorio, al momento introvabile, ho intervistato il padre Mario che non mi conosceva. Così nelle vesti di un brillante cronista di Ciak, ho ripercorso la sua carriera di produttore a partire dall'esordio nel '57 con Marisa Allasio in Susanna tutta panna, fino alla retrocessione dei viola, passando attraverso i 21 film con Gassman e i travolgenti amori del figlio Vittorio per le signore Buccella, Elmi e Rusic. Ci siamo salutati cordialmente assaporando già l'ennesimo trionfo della Penta col film di Altmar.. L'intera intervista nel passaggio dal padre all'ufficio stampa, al figlio fumantino, ai cronisti del settore, al romanziere Busi, al fotografo Toscani, al ristorante l'Artigliere, alla curva Fiesole, giù giù fino a Enzo Biagi ancora in marcia per tornare a casa, è diventata prima una scadente commedia all'italiana e, subito dopo, la Guerra del Golfo. Che nessuno ha visto e tutti hanno raccontato. Nonostante tutto, alle 20,45 di sabato sera, il programma che la Mostra mi aveva commissionato per aprire il gran gala dei Leoni era pronto: 19 minuti devastati poi dal direttore di Raiuno e da undici «neri» dovuti a problemi tecnici che qualche attento critico ha interpretato come un mio «dilettantesco blob». Cari amici della carta stampata, che lezione trarne? Forse quella di ispirarci tutti al decantato modello giornalistico anglosassone indicato dal professor Demattè, modello che auspica, prima di dare qualsiasi notizia, di verificarla almeno tre volte da tre fonti differenti? Piero Chiambretti Nel Gala dei Leoni ben 11 buchi neri non era Blob ma soltanto tagli Piero Chiambretti dice: «lo scatoletta Simmenthal avariata, io teppista del regime, sono qui vivo e vegeto a raccontarvi» Dopo la rissa e le botte fra Chiambretti e Vittorio Cecchi Gori riceviamo e pubblichiamo queste righe
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