La Bella la Bestia e il danaro

Hanno conquistato il mondo con un cartoon, ma per loro era un gioco. Incontro con i due giovani maghi della Disney Hanno conquistato il mondo con un cartoon, ma per loro era un gioco. Incontro con i due giovani maghi della Disney La Bella, la Bestia e il danaro «Così abbiamo inventato il mostro» IT MILANO FF, uff, voi europei ne fa| te parecchie...» comincia I I Kirk, «...di domande» AtJ completa Gary. Proprio come uno se li immagina, questi due registi campioni della cultura di massa, nascosti dietro il marchio della scuderia Disney. Kirk Wise, 29 anni, e Gary Trousdale, 32: facce da ragazzi californiani, maglietta, jeans, Nike ai piedi. Insieme, un paio di anni fa, si sono cucinati il milione di disegni del film La Bella e la Bestia, ennesimo miracolo di animazione e incassi disneyani. II film ha sbancato il box office lo scorso Natale, ora torna in versione home video (950 mila cassette già prenotate solo in Italy). Grande business, dunque, e perciò transito promozionale dei due registi-maghi che dopo una mattinata di estenuanti public relation, finiscono a mangiare pane, burro e italian spaghetti alla tavola scintillante di un albergo tra stucchi, fiorellini e lucentezze che devono ricordargli certi fondali disegnati per il castello della Bestia. «E' tutto così decorativo da voi». Se ne stanno in pace, soli, rilassati: Kirk con i capelli neri e corti, Gary tutto rosso, la barba, i capelli raccolti a coda di cavallo. Parlare del film, per loro, è come rievocare i vecchi tempi. «Oh, non ci annoiano affatto quei personaggi, ci siamo cresciuti insieme» dice Kirk. E Gary: «Vedi, per tutti e due è stato il primo lavoro importante. Siamo stati scelti per caso, all'improvviso. Ed è andata benone». Il ricordo più duro? Kirk: «Il tempo che scappava via...». Gary: «...Scappava con i soldi». Kirk: «Con i disegni animati non puoi permetterti di buttare via una scena come con gli attori veri». Gary: «Tutto deve funzionare al primo ciak. Altrimenti ogni film costerebbe cento volte tanto». Kirk: «E questo non sarebbe possibile». Gary: «Tutto deve essere perfetto e concentrato nel tempo, ma è più facile dirlo». Per avere un'idea La Bella e la Bestia è un giochetto dentro a cui sono finiti tre anni e mezzo di lavoro, 226 mila lucidi colorati, 1300 fondali, 600 persone coinvolte nel progetto, dai disegnatori agli addetti al colore, dai revisori dei conti ai giocolieri del computer che hanno digitalizzato centinaia di inquadrature. La storia ve la ricordate? Diciottesimo secolo, villaggio francese e castello maledetto nei dintorni. Nel villaggio lei, ragazza bellissima. Nel castello lui, principe sfigurato da un maleficio che solo l'amore potrà sconfiggere. L'intreccio è vecchio di un millennio, le versioni sono multiple, sino a quella più celebre scritta da Madame Le Prince de Beaumont (1756), utilizzata pure da Jean Cocteau che nel 1946 ne fece un film con Jean Marais e Josette Day. Vittoria dell'amore sul male. Elogio della sostanza contro le apparenze. Primato del cuore sullo sguardo. Quando lui (orribile) sta per morire, lei (bellissima) si china, dichiara il proprio dolore, cioè il proprio amore e lui rinasce, come fa la farfalla. L'intreccio, dicono i disneyologi, affascinò il grande Walt che già negli Anni 40 avrebbe voluto farne un lungometraggio. Dopo mezzo secolo di nanna, il progetto venne rispolverato da Jeffrey Katzenberg, studiato, analizzato, riscritto una mezza dozzina di volte, fino a diventa¬ re film. Il quinto del filone fiabesco dopo Biancaneve e i sette nani (1937), Cenerentola (1950), Lo bella addormentata (1959), La sirenetta (1989). Che effetto fa inventare un mondo dal nulla, riempirlo di dettagli, colori, vita? Kirk: «Oh, è una fatica terribile, può diventare una ossessione». Gary: «Però è anche un divertimento che ti assorbe interamente, la Bestia è l'insieme di 5 animali, il bisone, il gorilla, il cinghiale, il lupo, l'orso. Un puzzle». Kirk: «Sì, è come giocare...». Gary: «Anche se di mezzo ci sono milioni di dollari». Kirk: «La parte più divertente è stata quella di animare gli oggetti del castello». Gary: «La teiera che diventa Mrs. Bric, l'orologio ciccione, il candelabro Lumière». Kirk: «Tutti i bambini se ne sono innamorati». Gary: «Trovare questi personaggi è in fondo il segreto dello stile Disney». Uno stile, ti dicono, che scavalca gli anni, le generazioni: «Le nostre storie usano gli elementi base: amore, paure, gelosia, invidia, gioia. Sono semplici e perfette. Come il pane». Tutti e due hanno studiato al California Institute of Arts. Kirk: «Io volevo disegnare fumetti già da piccolissimo». Gary: «Io invece sognavo di fare l'architetto, ma ero un disastro in matematica». Tutti e due sono arrivati più o meno per caso nel cielo luccicante della Walt Disney. Hanno cominciato con i cortometraggi destinati al parco dei divertimenti di Epcot, poi i piccoli incarichi nei film come Basii o Oliver & Company. Kirk: «Sai perché è un lavoro così bello? Perché mi permette di occuparmi delle stesse cose che facevo da bambino: fumetti, disegni, fiabe. E' un lavoro adulto, ma anche un gioco». Senza nessuna frustrazione? Gary: «Vuoi sapere se ci consideriamo dei registi di serie B? Niente affatto. Creiamo dei film che sono un evento planetario, in grado di soddisfare i bambini e gli adulti. Quanti sono in grado di farlo?». Kirk: «Per voi europei è un problema. Siete troppo introversi». Gary: «Troppo seriosi». Sembra di sentire Steven Spielberg, un altro perpetuo ragazzo capace di trasformare in oro la celluloide. In tutti c'è questo strano miscuglio di super professionalità e Coca-Cola, gioco e business, sguardo ragazzino e aritmetica contabile. Che poi diventa prodotto perfetto, divertimento, cultura di massa. Dice Gary: «La buona riuscita di un film nasce dall'alleanza tra gli uomini in grigio che fanno business e gli artisti che creano le macchine per sognare». E se gli chiedi se temono mai per la loro libertà espressiva, se ogni tanto non si scocciano delle compatibilità fra tempo, denaro, resa, ti guardano come un marziano: «Il cinema è un'industria, no?». Pino Corrias «Disegni, fiabe: le stesse cose che facevamo da bambini» francese e castello maledetto nei dintorni. Nel villaggio lei, ragazza bellissima. Nel castello lui, principe sfigurato da un maleficio che solo l'amore potrà sconfiggere. L'intreccio è vecchio di un millennio, le versioni sono multiple, sino a quella più celebre scritta da Madame Le Prince de Beaumont (1756), utilizzata pure da Jean Cocteau che nel 1946 ne fece un film con Jean Marais e Josette Day. Vittoria dell'amore sul male. Elogio della sostanza contro le apparenze. Primato del cuore sullo sguardo. Quando lui (orribile) sta per morire, lei (bellissima) Bestia è linsieme di 5 animali, il bisone, il gorilla, il «Disegni, che facev Kirk Wise e, sotto, Gary Trousdale: un milione di disegni per il film che dopo il successo di Natale viene ora venduto in cassetta: 950 mila copie già prenotate in Italia

Luoghi citati: California, Italia, Milano