«fatti a pezzi» per denaro

LA MAPPA DEGLI ORRORI «lotti a peni» per denaro America e India i grandi serbatoi LA MAPPA DEGLI ORRORI COME magazzini di «pezzi di ricambio». Bambini che vivono in strada, bambini che sono soltanto un problema per famiglie con bocche in sovrannumero, bambini usati come oggetti perché sfornati dalla povertà. E trafficanti che li portano via, moderne metafore di quella storia dell'«uomo col sacco» che popola gli incubi peggiori dei piccoli a ogni latitudine. Gli «uomini col sacco» si danno un gran daffare, a quanto sembra, non solo sul mercato brasiliano, ma anche in Honduras, dove, stando alle rivelazioni del professor Leon Schwartzenberg, «i bambini handicappati sono adottati da persone che li vendono a pezzi». Accade anche in Perù, India, Guatemala e Argentina. Non teme di essere considerato un esaltato, l'europarlamentare, e cita il caso del villaggio indiano di Villivakkam, «dove non c'è più un abitante intatto, tutti hanno venduto un rene o un occhio». Ma le atrocità si contano anche a pochi chilometri da Buenos Aires. «Nel manicomio di Montes de Ocan - accusa l'oncologo - a tutti i malati di mente sono stati prelevati reni, occhi, sangue o altri organi». E come negare l'evidenza della macabra scoperta fatta dalla polizia nella facoltà di medicina di Barranquilla, in Colombia, dove sono stati ritrovati i resti di 50 persone? «Le vittime, soprattutto abitanti delle favelas, venivano uccise solo dopo che a loro erano stati asportati gli organi più redditizi». Dove c'è chi vende c'è, naturalmente, chi compra. E molti ammalati occidentali in lista d'attesa, secondo il professor Schwartzenberg, sono disposti a pagare somme ingenti per accelerare il trapianto. Per allontanare il fantasma della morte. Le prime notizie su questa attività si diffusero all'inizio degli Anni Ottanta in America Latina. Parlavano di bambini rapiti, ma in molti casi «acquistati», dalla famiglia d'origine. Molti, effettivamente, finivano adottati da coniugi che non volevano sottoporsi alla burocra¬ zia delle leggi. Ma molti altri, si disse, diventavano donatori forzati. Ma le prime, terribili prove, giunsero nel 1986, quando nell'Honduras, a San Pedro Sula, la polizia mise allo scoperto l'attività di alcune «casas de engorde» (più o meno, «case per l'ingrassaggio») dove trovavano «ospitalità» i bambini che, in seguito, sarebbero stati trasferiti all'estero. Il segretario della Giunta per il benessere sociale, Leonardo Villeda Bermùdez, fece una clamorosa rivelazione: i piccoli venivano utilizzati per l'espianto di organi. E concesse anche più di un'intervista sullo stesso tema: «Ci sono le prove che i bimbi rapiti o comprati alle famiglie povere erano poi venduti a organizzazioni di trafficanti degli Stati Uniti a un prezzo minimo di diecimila dollari». Il Presidente della Repubblica impiegò esattamente ventiquattr'ore a smentire queste dichiarazioni e a destituire il funzionario. Leonardo Villeda Bermùdez moriva una settimana dopo. Raggiunto da «una pallottola vagante». Da quel momento in poi, non si contano le segnalazioni di atrocità. Come la notizia dell'arresto, a Buenos Aires, (novembre '92) di 21 persone implicate nel traffico di neonati «che venivano comprati da gestanti in precarie condizioni economiche». I prezzi pattuiti andavano dai quattromila ai ventimila dollari, a seconda del colore degli occhi, della pelle e dei capelli. O come quel filmato girato da una televisione colombiana (marzo '90) che mostrava una bambina «restituita alla famiglia» dopo il rapimento, ma restituita senza occhi. Nell'ottobre dell'anno seguente, il Comune di Soacha (Bogotà), indisse una manifestazione publica per «protestare» contro la scomparsa dei bambini che, poi, ricomparivano, ciechi. E forse è il caso di ricordare che la Colombia ha un fiore all'occhiello: una prestigiosa tradizione oftalmologica. Sul suo territorio sono sparse numerose «banche di cornee». E i suoi specialisti partecipano ai congressi scientifici di tutto il mondo. Id. dan.] In Colombia ragazzi rapiti tornano a casa senza gli occhi Il ministro Giovanni Conso

Persone citate: Giovanni Conso, Leon Schwartzenberg, Leonardo Villeda Bermùdez, Montes, Schwartzenberg