Non sparate su Ad porta aria nuova di Gianni Vattimo

Non sparate su Ad porta aria nuova VATTIMO Non sparate su Ad porta aria nuova SEMBRA che l'ultima moda del dibattito politico italiano sia quella di sparare su Alleanza Democratica, o comunque di prendere atto, con un'obiettività un po' «pelosa», che il sogno è finito, e tutto resterà come prima. Pare di risentire qui le parole del vescovo di Ulm nella ballata di Bertolt Brecht, che, davanti al tentativo fallito del sarto del paese di volare con un rudimentale paio di ali, ripete che «l'uomo non può volare». Sarebbe interessante sentire, dai tanti che oggi prendono atto che il nuovo di Alleanza Democratica non funziona, quali alternative pensano che ci fossero nel passato o che ci siano oggi a questo tentativo. L'idea di Alleanza Democratica era quella di costruire una forza politica liberal-democratica sottratta alla logica dei vecchi partiti, suscitando energie nuove e nuovo impegno politico nella società civile, cioè in tutta quell'area di persone capaci e disponibili che, per ottime ragioni, non si sarebbero mai accostate alla politica negli schemi corruzione, burocrazia, ecc., - dei partiti tradizionali. Che cosa c'era di sbagliato in quell'idea? E oggi, anche ammesso che Alleanza Democratica non diventi, o non diventi tanto presto, il grande partito laico progressista del 51 percento, capace di governare da solo, che alternative praticabili ci sono per i tanti «democratici di sinistra» che non vogliono restare nei vecchi partitini laici (anch'essi mortalmente colpiti dalla bufera di Tangentopoli), né adattarsi all'eterno ruolo subalterno di «indipendenti di sinistra» fiancheggiatori del pds o di alleati della sinistra democristiana? Si sarebbe davvero curiosi di capire, da coloro che oggi stigmatizzano le illusioni e gli errori di Alleanza Democratica, quali possibilità di azione politica vedano per quell'area democratica di centrosinistra (e per favore non si continui a esigere con petuI lanza definizioni concetI tualmente più precise) che non vuole assistere immobile allo sfacelo dei partiti classici, né guardare passivamente ai successi qualunquistici della Lega, ma tenti di costruire un polo di aggregazione politica capace di allargarsi oltre i confini della burocrazia dei partiti. Sebbene navighino tra molte difficoltà (per lo più legate alla sopravvivenza di logiche di schieramento partitico) alcune delle giunte «di alleanza» uscite dalle ultime elezioni amministrative, anche in centri importanti, mostrano che il progetto di Alleanza Democratica è stato in qualche modo capace di svegliare una nuova vitalità politica e di avviare il rinnovamento del «personale politico». Anche questa limitata funzione resta determinante, e non avrebbe nessuna speranza di riuscita in un panorama che rimanesse fissato ai partiti tradizionali, o ai loro più o meno finti «rinnovamenti» interni. Anche rispetto al rinnovamento interno dei vecchi partiti, poi, Alleanza Democratica può avere un qualche peso: per esempio quando, di fronte alle richieste di convergenze e patti elettorali che - come si vede anche dalle recenti aperture de - i partiti tradizionali in cerca di nuova legittimazione le rivolgono, risponda ponendo la condizione di una radicale liquidazione, nelle loro liste, dei personaggi politici più compromessi. Alleanza Democratica non può collaborare con la de dei Gava, dei Pomicino, degli Andreotti; né con un pds che mantenga legami con il conservatorismo dogmatico di Rifondazione Comunista. Se riuscisse a svolgere anche in piccola misura queste due funzioni - suscitare un nuovo impegno politico nella società civile di orientamento liberal-democratico e stimolare una meno superficiale catarsi nelle forze politiche tradizionali - il progetto di Alleanza Democratica mostrerebbe di non essere privo di senso. Gianni Vattimo mo^J

Persone citate: Andreotti, Bertolt Brecht, Gava