Pds-Rifondazione è guerra fredda di Fabio Martini

La Quercia dice no al corteo per l'occupazione del 25. Ingrao: non capisco La Quercia dice no al corteo per l'occupazione del 25. Ingrao: non capisco Pds-Rffondazione, è guerra fredda E Bertinotti è pronto a passare con Cossutta ROMA. Nella saletta del Refettorio a San Macuto si sta discettando di massimi sistemi, «La sinistra e lo Stato» e l'antico patriarca dei comunisti italiani Pietro Ingrao si apparta per un momento con Massimo D'Alema: «Senti, ti devo confessare una cosa: sulla manifestazione del 25 non vi ho capiti...». I due parlottano senza acrimonia per qualche minuto e poi, senza trovare un accordo, ognuno va per la sua strada. Il vecchio Ingrao sogna ancora l'unità della sinistra, ma non sa che il pds ha già deciso lo strappo più lacerante degli ultimi mesi dai compagni di Rifondazione comunista: proprio negli stessi minuti, infatti, a Botteghe Oscure Gavino Angius sta comunicando al coordinamento dei consigli di fabbrica che il pds non parteciperà al corteo sul fìsco e l'occupazione del 25 settembre a Roma. Per due settimane Occhetto e i suoi hanno tergiversato, Angius ha trattato con Rifondazione, D'Alema ha chiesto quantomeno un rinvio, i pidiessini sono stati tentati a partecipare ad una manifestazione che si preannuncia oceanica, gonfia di umori bollenti, un bel corroborante per i partiti che la guidano. Ma alla fine la Quercia si è piegata: su quel corteo c'era il «copyright» di Rifondazione, sono stati i cugini comunisti, a luglio, a lanciare l'idea di una marcia sul fisco e così alla fine il pds ha detto no. Un no sofferto: dietro le quinte - in segreteria - c'è stato dissidio tra Occhetto, contrario ad accodare il pds al carro di Rifondazione e D'Alema più possibilista a trattare sulla piattaforma. Ma alla fine il pds ha calato la saracinesca e il guaio è che dall'altra parte della barricata sono restati in tanti, un bel pezzo della sinistra italiana: oltre a Rifondazione, ci sono i Verdi, la Rete di Orlando, ma anche le associazione trasversali della sinistra come l'Arci, la Lega per l'ambiente, l'associazione per la pace, la Costituente per la strada, l'associazione degli studenti di sinistra. «Fino all'ultimo - racconta Alfredo Galasso della Rete, del comitato organizzatore - nelle riunioni preparatorie Angius aveva lasciato uno spiraglio aperto, che poi si è richiuso. Strano: mai come stavolta c'era stato un concorso paritario delle varie componenti, noi stessi eravamo pronti a modificare ancora la piattaforma, nessuno aveva un atteggiamento imperiale». A Rifondazione il gran rifiuto della Quercia diventa subito motivo di polemica feroce: «Il vero motivo dell'assenza del pds - dice Franco Giordano - è la questione del governo. La situzione sociale sta esplodendo e sarebbe stato importante dare un punto di riferimento a milioni di lavoratori. Peccato sacrificare tutto questo sull'altare di Ciampi». Naturale che al pds abbiano un'idea opposta: «Questa - dice Angius - è una manifestazione che nasce senza un rapporto con il sindacato confederale e sulla quale pesa un elemento partitico: è stata lanciata il 9 luglio, ma il pds è stato convocato ad una riunione il 3 settembre e a quel punto Rifondazione aveva già abbondantemente fatto propria la manifestazione». Ma al di là del pingpong resta lo strappo, sintomo di una concorrenzialità a sinistra che non si placa, uno strap¬ po tanto più lacerante perché arriva a pochi giorni dallo «storico» ritorno di Armando Cossutta a Botteghe Oscure. Ma è anche quel summit OcchettoCossutta che ha contribuito a raffreddare i rapporti tra i «cugini rossi». In quell'incontro Cossutta ha proposto ad Occhetto, in vista delle elezioni politiche, un accordo globale tra i due partiti, candidati comuni in tutto lo stivale, ma si è sentito rispondere con un no secco dal leader della Quercia. Ma Cossutta, incassato il «no» di Botteghe Oscure, pregusta un bel colpo: dopo la manifestazione del 25 Fausto Bertinotti, leader della corrente «Essere sindacato» della Cgil, potrebbe annunciare il suo passaggio a Rifondazione comunista. E l'ingresso a vele spiegate di Bertinotti potrebbe preludere ad una ascesa ai vertici del partito. Dopo la defenestrazione di Garavini e la morte di Libertini, il riallineamento di Magri, Cossutta è il padrone di Rifondazione. La prima mossa è stata quella di «promuovere» Ersilia Salvato alla presidenza del gruppo del Senato, tagliandola fuori dalla corsa per la segreteria e la seconda mossa, al congresso di dicembre, potrebbe essere l'incoronazione di Bertinotti nuovo leader del partito. Fabio Martini A lato Pietro Ingrao In basso Fausto Bertinotti leader di «Essere sindacato»

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