«Arafat ti ammazziamo appena arrivi»

Radio pirata guida la protesta dei coloni, un gruppo di donne blocca un corteo palestinese Radio pirata guida la protesta dei coloni, un gruppo di donne blocca un corteo palestinese «Arafat, fi ammaniamo appena arrivi» Minaccia di un rabbino TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO «Arafat è il più grande criminale di guerra da 40 anni in qua, e non appena comparirà da queste parti lo uccideremo». Il rabbino Eliezer Waldman, direttore di un collegio rabbinico di Kiryat Arba (Hebron) ed ex deputato alla Knesset in un partito di estrema destra (Techyah), non ha peli sulla lingua: «Noi coloni - preannuncia - non prendiamo ordini dal nemico, tantomeno dai poliziotti palestinesi. Adesso le regole del gioco cambiano. D'ora in poi, se ci lanciano addosso pietre, rispondiamo col fuoco, per uccidere». Per Waldman - e anche per i palestinesi - nel numero dei coloni vanno inclusi anche i 150 mila israeliani insediatisi nei nuovi rioni a Est, a Sud e a Nord di Gerusalemme, su terre arabe: complessivamente, una forza di 250 nule persone decise a dare «filo da torcere» al futuro regime di autonomia palestinese. A stabilire gli obiettivi della lotta è il «Consiglio degli insediamenti della Giudea-Samaria», mentre gli aggiornamenti dal terreno sono diffusi dal «Canale 7», la stazione radio «pirata» dei coloni. La disobbedienza civile degli israeliani che vivono nei Territori è scattata già lunedì, poco dopo la firma a Washington degli accordi tra Israele e Olp. «A Betlemme abbiamo visto un corteo di automobili addobbate con le bandiere dell'Olp», ha riferito ieri l'ascoltatrice Sarah agli ascoltatori di «Canale 7». «Alcune di noi si sono sdraiate per terra, mentre io ed altre siamo saltate sui cofani delle automobili e abbiamo strappato le bandiere e le immagini di Arafat. Gli arabi sono rimasti atterriti e stupefatti nel vedere un gruppo di donne piccolette - io sono alta 157 centimetri - bloccare il loro corteo, mentre i soldati mostravano un'impotenza totale». In questi giorni drammatici, l'ascolto di «Canale 7» è divenuto un'esigenza prioritaria per chi si sposta nei Territori. Do¬ menica, alcune ore prima che «Hamas» scatenasse un'offensiva terroristica, la stazione radio aveva riferito dell'«appesantirsi» della tensione nei Territori e del timore di attentati. Ieri, pochi minuti dopo un nuovo attentato a Gaza, la radio dei coloni ha precisato che si era trattato di un attacco suicida palestinese. Le antenne di questa insolita emittente - che trasmette 18 ore al giorno, in gran parte musica israeliana e inni religiosi - sono quelle dei coloni stessi che dispongono di apparecchi rice-trasmittenti nelle loro automobili e che, in casi di emergenza, riferiscono ai centralini di zona. Da essi, le informazioni raggiungono i due studi: uno a Beit El (una colonia a Nord di Gerusalemme) e uno a bordo della «Eretz haZvi», una nave che ormeggia in acque internazionali, di fronte a Tel Aviv. In rispetto alla legge, la stazione non trasmette dal territorio israeliano: anche così, i programmi sono ascoltati da Naharya, a Nord, fino a Beersheva, nel Negev. «La necessità di creare una stazione-radio "nazionale" - ha spiegato ieri imo dei fondatori è stata avvertita cinque anni fa, quando ci siamo accorti che giornalisti di sinistra avevano preso il sopravvento non solo nella stampa scritta, ma perfino nei mass media elettronici, compresa la governativa radio Gerusalemme». Da allora, la stazione si mantiene in vita con inserzioni pubblicitarie, donazioni e lavoro volontario. Oggi, dicono beffardi, fra i loro ascoltatori non ci sono solo «coloni arrabbiati», ma anche la moglie del capo dello Stato Ezer Weizman, e il ministro degli Esteri Shimon Peres. Vero e proprio «tam-tam» dei coloni nell'imminenza di dimostrazioni, nei momenti più tranquilli «Canale 7» si consente il lusso dell'ironia. In uno dei suoi ultimi notiziari, ha invitato un «copy-writer» a pensare una campagna pubblicitaria per «vendere» all'opinione pubblica israeliana il leader dell'Olp Yasser Arafat, «la cui immagine sembra piuttosto offuscata». L'agente pubblicitario ha proposto di invitare il vecchio combattente palestinese all'apertura di locali notturni a Tel Aviv, di applicare figurine del suo volto ai vasetti dello yogurt («Se le figurine dei dinosauri, che non sono certo belli, fanno aumentare le vendite, forse anche Arafat lo farebbe») e di indire nei Territori una grande campagna promozionale di «bottiglie Molotov, adesso in versione "diet" in segno di pace». Aldo Baquls Clinton, Rabin, Arafat e Peres con le T-shirt di «Seeds of Peace», un gruppo giovanile israelo-arabo (FOTO AFPJ