Discutete fra di voi e poi riferite

Discutetefra di voi e poi riferite LETTERE AL GIORNALE IL LUNEDI' DI 0.d.B. Discutetefra di voi e poi riferite Previsioni e contestazioni Gent.mo Del Buono, in questi giorni così sofferti e tribolati credo che una sana rilettura della nostra Storia possa risultare utile e chiarificatrice, lo, infatti, ho avuto la ventura di rileggere un servizio apparso su Storia illustrata n. 341 dell'aprile 1986!, che analizza la Costituzione italiana. Alla domanda: «Cosa è da conservare e cosa è da cambiare nella Costituzione italiana?» rispondevano alcuni eminenti personaggi politici e uomini di cultura; ecco un passaggio significativo di Gianfranco Miglio: «Secondo un'indagine della Demoskopea che verrà presto pubblicizzata, questa volta rivolta a 500 uomini politici, le riforme chiave trovano, ed è la cosa impressionante, l'opposizione del 7080 per cento dei politici, mentre sono appoggiate da oltre il 70 per cento dei cittadini. Ci troviamo, quindi, in una situazione di stallo e di totale divergenza. Insomma, presto avremo la dimostrazione scientifica del fatto che la classe politica non rappresenta più il Paese. Come potrebbe verifi¬ carsi un cambiamento? Ritengo che le piccole riforme della commissione Bozzi non arriveranno mai a conclusione. Penso che un cambiamento possa verificarsi solo in conseguenza di una grave crisi agonica del sistema. Solo essa porterà a riforme sostanziali...». Interessante, vero? Per un «vecchio, pazzo, demente, fascista e razzista», come si legge in questi giorni nelle dichiarazioni di molti politici e cittadini assennati, «che straparla e basta!». Chiunque in Italia, prima di parlare, dovrebbe spulciare libri e riviste degli ultimi vent'anni, poi mettere in funzione il cervello e per ultimo mettere in moto la lingua. Ah, dimenticavo, tra i soloni che risposero alla domanda di Storia illustrata non poteva mancare l'esimio Andreotti Giulio; ecco il suo gustoso responso: «La Costituzione va completata (specie nel rapporto giuridico con la Comunità europea, che nel 1947 non esisteva, e con una migliore normativa fra centro e regioni, allora appena abbozzata) e va accentuata nei punti... ancora in sofferenza. Il riconoscimento giuridico dei partiti è pericoloso perché comporta 'il rischio di intromissioni governative illecite. Devo però dire che non si pensava allora al finanziamento pubblico dei partiti: oggi qualche controllo sui bilanci è legittimo. In quanto al metodo democratico, richiesto dalla Costituzione, è affidato al costume e al... tribunale degli elettori...». Una vera chicca. Il tempo cancella tutto, si dice, ma, per fortuna la Storia sembra non volersene accorgere. Alessandro Forno Caselle (Torino) Fantastoria Egr. Sig. Del Buono, dopo la pubblicazione della mia lettera ( 10 giugno corrente anno), da un paio di mesi, vede che anche sul suo giornale si sono scatenati giudizi poco lusinghieri sulla letteratura di questi ultimi 50 anni, smitizzando nubi di mostri sacri creati da critici e mass media, figli di questa democrazia al crepuscolo e dura a morire. Non ho la presunzione di credere che sia stato il mio misero scritto a stimolarli, bensì il sentirsi un po' più liberi da quei tabù che l'imprigionavano ancora e... che a poco a poco, forse, vanno dissolvendosi. Riguardo all'ultimo periodo della mia precedente lettera, corollario del mio «difficile scritto», da lei non pubblicato forse per mancanza di spazio grafico, nel quale scrivevo: «Spero che questa prossima nuova Repubblica e, auguriamoci, vera democrazia, ci faccia l'eccelso dono di una verità storica assoluta, anche riguardo al ventennio di Mussolini e il fascismo, prodotto nato per colpa di una democrazia precedente, simile a questa di oggi che per fortuna volge al crepuscolo», oso proporre a una penna che conta questo tema che credo originale: «Ipotizzate la mancata nascita di Mussolini e ricostruite con la fantasia il ventennio privo del fascismo, tenendo presente la condizione contingente dell'epoca in quella democrazia: sarebbe rimasta una democrazia? Oppure, in tale contesto, sarebbe diventata una dittatura rossa? La mafia, la camorra, la 'ndrangheta e la massoneria, allora, quali livelli di potere avrebbero raggiunto»... e così via, supponendo. Tema affascinante! Mi auguro che qualcuno che ne abbia la facoltà e... il coraggio, lo trovi interessante e accetti di impegnarsi, seguendo liberamente la strada della verità, a costo di giocarsi la penna e il suo prestigio. Cordialità. Corrado Bartolomei Quartu Sant'Elena (Cagliari) Tutti compromessi Egr. Sig. Del Buono, il giudice Curtò gravemente compromesso! Tv e stampa danno grande rilievo alla cosa come un sorprendente scandalo... Mi vien da riflettere: e se Di Pietro quel fatidico giorno avesse preso una «mazzetta» sulla mazzetta di Chiesa? Quanto saremmo andati avanti ancora così? Forse l'allegro paese di Bengodi non sarebbe ora paralizzato, ci sarebbe meno disoccupazione, l'olezzo dei soldi sporchi avrebbe continuato a inebriarci. Certo che siamo proprio marci! In vacanza, ho fatto un lungo giro in Sicilia, non solo naturalistico, ma anche culturale e «sociale». Si, perché non sono andato per alberghi a tre stelle, ma in camping e camminando tanto a piedi, fermandomi a parlare con la gente della strada. Tutti, dico tutti, dal barbiere al fruttivendolo, dal padrone del camping allo studente si sono preoccupati di dire: «Riferitelo "su" che noi non siamo come dice la tv, noi siamo brava gente». Ed è vero, è sacrosantamente vero. Solo che loro, i siciliani, hanno il difetto di essere la quintessenza dell'italiano medio. Buoni fino alla fessaggine, fedelissimi all'amicizia (ma basta la «conoscenza»), per tradizione e per storia succubi del potere di qualcuno, inclini a subire l'ascendente del mitico Nord, propensi all'intrallazzo, goduriosi nel mercanteggiamento. La «mazzetta», la «tangente», la «cresta» o lo «sconto», noi italiani ce l'abbiano nel sangue. Tutti chi più chi meno siamo mafiosi. Se per mafia si intende non solo la mera delinquer* za, ma il favoritismo, il parteggiamento, il complesso del furbo, l'arrangiarsi. Cosa sarà di noi? I «senatori» han no detto la loro e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: nei giovani, oltre i di fetti tipici e incancellabili del sangue italico, vedo una mollezza, un'apatia, un'inerzia da «sazietà» che fanno paura... La Chiesa, che ci fa da culla e balia, avrebbe potuto e potrebbe far qualcosa, ma le fatue voci che si levano qua e là fanno solo innervosire... Perdoni lo sfogo, con stima. Claudio Pesce San Benigno C Gentili signori Forno, Bartolomei, Pesce, ho l'impressione che dovreste proprio discutere tra voi tre. E poi avreste la cortesia di riferire a noi che siamo privi di velleità di ucronia? [o. d. b.]

Luoghi citati: Cagliari, Italia, Quartu Sant'elena, Sicilia, Torino