Crotone torna la guerra di Fulvio Milone

Oggi il Consiglio dei ministri decide la sorte degli operai delTEnichem barricati in fabbrica Oggi il Consiglio dei ministri decide la sorte degli operai delTEnichem barricati in fabbrica Crotone, torna la guerra «Senza garanzie passiamo alle molotov» CROTONE DAL NOSTRO INVIATO La loro sorte i 333 ribelli dell'Enichem la conosceranno stasera, quando squillerà l'unico telefono rimasto in funzione nella fabbrica devastata, in una stanzetta al primo piano di quella che fino a una settimana fa era la palazzina degli impiegati. Dall'altro capo del filo i «dannati» di Crotone ascolteranno la voce di Rocco Gaetani, 156 anni, operaio elettricista che con altri tre sindacalisti di Crotone parteciperà alla riunione convocata dal governo a Roma, a Palazzo Chigi. Toccherà a lui il compito ingrato di comunicare la risposta dell'azienda alle condizioni poste dagli operai per mettere fine alla rivolta. Se la cassa integrazione sarà revocata e l'Eni sarà disposta a discutere sul mantenimento dei posti di lavoro, l'ordine tornerà a regnare nella fabbrica-polveriera. Altrimenti? Tra i sindacalisti è tutto un rincorrersi di inviti alla ragionevolezza, ma qui nessuno se la sente di garantire la calma. Anzi: dietro i cancelli sbarrati volano minacce gravi. «.Scrivetelo pure: sarà guerra, la guerra del fosforo», rispondono senza mezzi termini gli occupanti. Qualcuno dice che in un capannone sono conservate centinaia di bottiglie piene di materiale infiammabile, che potrebbero essere usate come bombe incendiarie. Ma trovare conferme a notizie del genere in questa domenica di passione è un'impresa impossibile. L'unica realtà incontestabile sono gli otto grossi contenitori di fosforo e le due auto dell'azienda accartocciate dal fuoco appiccato lunedì scorso, messi di traverso sulla strada statale 106 isolata dalla polizia. In fabbrica, alla vigilia del lunedì che potrebbe trasformarsi in una giornata drammatica per Crotone, regna un silenzio sinistro. Gli- operai cupi e taciturni sostano davanti ai cancelli chiusi e lanciano occhiate diffidenti verso gli estranei che si presentano all'ingresso. Neanche la cronaca delle partite di calcio trasmessa da una radio a tutto volume riesce a distrarti. E' stanco e angosciato pure Rocco Gaetani. Siede con il sindaco Carmine Talarico davanti al telefono della saletta operativa improvvisata dai rivoltosi, che da sei giorni occupano la fabbrica. Sta tentando di mettersi in contatto con la redazione di un giornale del Nord, e smoccola a bassa voce: «Ci descrivono come dei miserabili, cenciosi in cerca di elemosina». Il sindaco pidiessino è stato a Bologna, e racconta come è stato accolto alla Festa dell'Unità: «Sono stato applaudito per quattro minuti», precisa, ma poi confessa una piccola sconfitta: «Ho tentato di far venire l'arcivescovo di Crotone, Giuseppe Agostino, che è dalla nostra parte, per un dibattito con Fabio Mussi. Ma lui non ha voluto». Monsignore verrà oggi in fabbrica per portare calma e conforto ai più esasperati? Lui si schermisce: «Il mio ruolo è stato enfatizzato, sono solo un umile messaggero di pace. Non ho fatto programmi. Se ve ne sarà bisogno, sarò lì». Mantiene un contatto costante con i cassintegrati. In mattinata ha ricevuto la telefonata di uno di loro, che gli ha chiesto se è vero quel che si dice in giro, cioè che ha parlato con Ciampi. Ha risposto di no, ma ha ancora una volta esortato il suo interlocutore: «Mi raccomando, tu e gli altri siate duri sul piano delle rivendicazioni. Ma per carità, basta con le violenze e i danneggiamenti». Rocco Gaetani ha gli occhi che gli si chiudono per il sonno e la barba lunga. Ma la stanchezza non gli impedisce di ripetere cosa lui e gli altri operai vogliono ottenere dall'Enichem: «Primo: revoca della cassa integrazione, perché in queste condizioni non c'è alcuna garanzia di rientro in fabbrica. Secondo, l'avvio della discussione su un piano di reindustrializzazione per Crotone. Terzo, garanzie sul futuro dei lavoratori dell'Enichem. Basta con le promesse non mantenute, vorrei sapere chi, dopo avere ricevuto tanti schiaffi, sarebbe disposto a porgere l'altra guancia». Cala la sera nello stabilimento devastato, e davanti ai cancelli si forma un capannello. Gli operai sono in fila per mangiare: un panino e una bottiglia d'acqua minerale. «Fino a ieri - spiega Rocco Gaetani - ce li hanno portati i nostri colleghi della Pertusola, una fabbrica che produce zinco. Oggi, però, la cena è offerta dai lavoratori dell'ospedale civile. Sono venuti in tanti a portarci solidarietà». Già, la solidarietà. Oggi, nei 27 Comuni del Crotonese, è stato indetto uno sciopero generale, il secondo dopo quello di giovedì. La città che vive d'industria non può non schierarsi al fianco degli operai, ma la paura è tanta perché chiunque, anche un bambino, sa cosa si produce in quello stabilimento: fosforo e ammoniaca. E nessuno, da giorni, ha potuto verificare il funzionamento dei sistemi di sicurezza che dovrebbero scongiurare eventuali incidenti dall'esito catastrofico. Eppoi, c'è l'esasperazione e la rabbia dei cassintegrati, unici padroni del campo. Ma di rischi, nell'Enichem, nessuno vuol sentire parlare. «E' tutto sotto controllo - assicura Gaetani -, ci siamo divisi in squadre per sorvegliare depositi e attrezzature. La fabbrica occupata è sicura proprio perché ci siamo noi». Fulvio Milone Il vescovo annuncia «Se ci sarà bisogno andrò anch'io nello stabilimento Ma per carità basta violenze» La ciminiera dell'Enichem e una fase delle manifestazioni di protesta

Persone citate: Carmine Talarico, Ciampi, Fabio Mussi, Gaetani, Giuseppe Agostino, Rocco Gaetani

Luoghi citati: Bologna, Crotone, Roma, Terzo