Una bomba sismica per devastare l'America di Fabio Galvano

Una bomba sismica per devastare l'America L'ultimo orrore della Guerra Fredda: i sovietici volevano provocare catastrofi con esplosioni nucleari Una bomba sismica per devastare l'America Gli scienziati dellVrss studiavano come dirìgere i terremoti MOSCA LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Può sembrare fantascienza; ma l'Urss - rivela il «Sunday Times» riferendo ciò che ammettono oggi alcuni generali e scienziati di Mosca - hanno per anni studiato la possibilità di devastare gli Stati Uniti con una «guerra geofisica». Fin dagli Anni Sessanta i sovietici avrebbero cercato di approfondire la correlazione fra le esplosioni nucleari sotterranee e i terremoti, nella speranza di creare una «bomba sismica» e scatenare un'offensiva senza esserne ritenuti responsabili. Oleg Kalugin, secondo il giornale, afferma di avere scoperto nel 1988, quando fu incaricato dal Kgb di controllare le ricerche segrete dell'Accademia delle Scienze, accurati studi che descrivevano come un'esplosione nucleare potesse essere «manovrata» per provocare una scossa delle placche tettoniche: «Soltanto la natura avrebbe potuto essere ritenuta colpevole». L'idea, a quanto pare, era emersa all'inizio degli Anni Sessanta. I sismologi sovietici si resero conto che le esplosioni sotterranee erano sovente seguite, alcuni giorni dopo, da terremoti a centinaia di chilometri di distanza. Cercarono allora di stabilire un nesso scientifico, facendo esplodere negli anni successivi altri 32 ordigni nucleari di grande potenza. Quando i militari vennero a sapere di quella ricerca, all'inizio degli Anni Ottanta, enormi somme furono stanziate per sviluppare la teoria della «bomba sismica». «Ufficialmente quelle esplosioni erano per una migliore comprensione della struttura geologica della Terra - ha ammesso Aleksej Jablokov, consigliere di Eltsin sulle questioni ambientali -, ma tutti sospettavano che i militari stessero cercando l'arma sismica, sebbene sembrasse allora pura fantascienza». Uno scienziato dell'Istituto di Geologia di Mosca, Aleksej Nikolaev, ha affermato che gli esperimenti effettuati nel poligono nucleare di Semipalatinsk, nel Kazakhstan, avevano provocato terremoti in Tagikistan, in Uzbekistan e persino in Iran. Altri scienziati sono addirittura convinti che il terremoto che devastò l'Armenia nel 1988, uccidendo 45 mila persone, sia stato propiziato da un'esplosione avvenuta la settimana prima in Nuova Zemlia, a tremila chilometri di distanza. «Gli effetti non sono mai immediati», ha spiegato Nikolaev: «Possono venire dopo due giorni, una settimana o parecchie settimane». Poteva essere questa, semmai, una delle debolezze della nuova arma: non se ne poteva fare un preciso strumento di guerra. Tanto più che la «bomba sismica», ha affermato lo scienziato, avrebbe potuto propiziare un terremoto che prima o poi sarebbe comunque avvenuto, ma non crearne uno in una zona «sana». Di diverso avviso, tuttavia, è apparso un altro scienziato. Ikram Kerimov, vicedirettore all'Istituto di Geologia dell'Azerbaigian, afferma che «occorrono ancora molte ricerche»; ma che «è possibile usare la sismologia come arma». Ma le ricerche, con la scomparsa dell'Urss, sopo terminate: nessuno saprà mai se davvero la «bomba sismica» fosse destinata a entrare negli arsenali della guerra fredda. Fabio Galvano

Persone citate: Aleksej Jablokov, Aleksej Nikolaev, Eltsin, Kerimov, Nikolaev, Oleg Kalugin