Tamburi di guerra alla Consob di Valeria Sacchi

Il commissario Artoni (vicino al pds) si dimette e ritorna alla Bocconi Il commissario Artoni (vicino al pds) si dimette e ritorna alla Bocconi Tamburi di guerra alla Consob Berlanda getta acqua sul fuoco: scelta personale Ma Visco ribatte: c'è anche una questione morale MILANO. Voleva andarsene alla chetichella. 0 almeno in questo senso si era espresso. Non c'è riuscito. Mentre il commissario Consob Roberto Artoni volava alla volta di San Pietroburgo per partecipare ad un convegno, la notizia delle sue prossime dimissioni dalla commissione è trapelata. Il «caso Artoni» è scoppiato improvviso, e con esso è deflagrato il nuovo «caso Consob». L'antefatto è presto detto. Per ragioni diverse, nelle quali avrebbe giocato una parte importante la «delusione» derivante da un incarico che egli aveva immaginato più innovativo, Roberto Artoni aveva deciso di dimettersi dalla Consob per tornare alla cattedra in Rocconi. Aveva espresso questa intenzione al presidente Enzo Rerlanda, e insieme avevano stabilito che l'annuncio sarebbe avvenuto contestualmente alla scelta da parte del governo di un sostituto. A dire il vero, sembra che un orientamento già ci fosse. Ed era quello di indicare Filippo Cavazzuti, professore bolognese, già senatore pidiessino (la stessa area di Artoni) impegnato nelle commissioni finanze, persona esperta che da anni si occupa dei problemi dei mercati e della Eorsa. Ma poi i prioritari impegni della Finanziaria hanno costretto il governo a rinviare il problema Consob. Così il caso è scoppiato. E, novantanove su cento, sarà uno di quei casi dove le risse interpartitiche si impegneranno a fondo. Il presidente Rerlanda ha ieri cer cato di gettare acqua sul fuoco, ma già il pds, per bocca del sena tore Vincenzo Visco, ha dato il via alla guerra. Mentre l'assenza fisi ca di Artoni dall'Italia consente mille e una ipotesi sui motivi del la sua decisione. «Ho già informato il ministro del Tesoro, Piero Ranieri, delle intenzioni manifestate da Roberto Artoni di dimettersi dall'incarico di commissario Consob», ha spiegato ieri il presidente Rerlanda, sottolinenado subito dopo che la richiesta di Artoni è legata al desiderio di tornare a tempo pieno all'attività di docente in Rocconi. Rerlanda, insomma, ha voluto escludere che l'addio nascesse da contrasti interni tra i commissari. Ed ha aggiunto: «Nel corso della nostra attività, tutte le decisioni sono state prese all'unanimità, tranne pochi casi nei quali, per motivi legittimi, potevano esserci posizioni discordanti». Né, ha osservato il presidente Consob, le dimissiom sarebbero da mettere in relazione alla gestione della vicenda Ferruzzi. In realtà, qualcosa di vero in questa «scontentezza» di Artoni, c'è. Persone a lui vicine ammettono che, effettivamente, egli era abbastanza irritato dell'esperienza in Consob. Dove non avvertiva quella svolta e quella spinta innovative che riteneva auspicabili. Mentre il caso Enimont aveva gettato sulle passate gestioni (Piga e Pazzi) ombre inquietanti, il crack Ferruzzi metteva a nudo carenze e limiti di certe normative. Ma, ora, bisognerà aspettare che Artoni torni, o che si decida a inviare dei chiarimenti da San Pietroburgo, per avere un'esatta idea sul suo pensiero. Intanto si può registrare il fatto che la temperatura sta salendo In un'intervista che l'Unità di og gi pubblica, Visco parte all'attacco dell'intera Consob, affermando che le dimissioni di Artoni non sono il gesto di «una persona che vuole tornare agli studi, ma una vera crisi della commissione». Se condo Visco, il contrasto di Artoni riguarderebbe la «questione morale, con la richiesta di un'indagine interna che verifichi tutta una serie di azioni discutibili». Visco passa poi a criticare la gestione Rerlanda, per stabilire che «a questo punto o si arriva a un chiarimento, o si deve azzerare tutta la commissione e la direzione generale». Sostiene Visco che nelle ultime gestioni «la Consob non ha mai fatto quello che ci si attendeva», ricorda che essa è espressione del governo Andreotti, conclude «tocca a Ciampi affrontare e risolvere la questione nel modo migliore». Che dal presidente del Consiglio dipenda il nodo Consob è fuori dubbio. Se Ciampi saprà calmare le acque agitate che montano, e rapidamente deciderà sulla successione, è possibile che la commissione guidata da Rerlanda superi questa prova. In caso contrario, la bufera investirà l'intera commissione, con sbocchi che al momento nessuno è in grado di prevedere. Valeria Sacchi Sulla Commissione anche le polemiche del crack Ferruzzi Da sinistra Vincenzo Visco, del pds Enzo Berlanda, presidente della Consob e il commissario dimissionario Artoni

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