Vita con un idiota è da non perdere

Lavori strumentali, come in vetrina Al Carignano con l'Opera di Mosca Vita con un idiota è da non perdere TORINO. E' uno spettacolo da non perdere questa «Vita con un idiota», l'opera recentissima di Alfred Schnittke (Amsterdam 1992) presentata al Teatro Carignano dal complesso Opera da Camera di Mosca con l'Orchestra del Teatro Regio: chi potrà assistere alla replica di oggi alle 17 si stupirà per la bravura dei cantanti attori, il ritmo incalzante dello spettacolo. Per una non meglio precisata «mancanza di compassione» il protagonista dell'opera è condannato a vivere in casa con un idiota che lui stesso sceglie in un manicomio pensando di trarre insegnamento da questa compagnia. In realtà, la presenza dell'ingombrante Vova si traduce in una tremenda sventura: l'idiota imbratta la casa, distrugge i libri, si accoppia prima con la moglie del protagonista poi con lui stesso, tagliando la testa alla prima e facendo perdere al secondo il lume della ragione. Fin qui il soggetto che il librettista russo Viktor Erofeev ha tratto dalla sua omonima novella. Ma le cose non sono così semplici. Nella patria del formalismo e della semiologia niente di più naturale che costruire un testo giocando sui diversi canali di comunicazione. Così, i fatti rappresentati sul palcoscenico sono considerati sotto due aspetti: quello della realtà immediata e quello del racconto. Basti dire che il protagonista si chiama col pronome «Io» e che, insieme al coro, racconta al passato ciò che lui stesso sta vivendo in quel momento, generando un cortocircuito semiotico cui si deve l'intera impostazione della partitura. Schnittke ha modo così di giocare naturalmente su tre registri: 1) il realismo, reso con una declamazione di straordinaria presa teatrale, degna eredità della secolare esperienza che, da Musorgski a Sciostakovic, l'opera russa ha fatto in questo campo; 2) l'espressione grottesca che oggettiva la realtà volgendola in ridicolo, attraverso una scrittura ritmicamente compatta, sussultoria, asciutta e tagliente; 3) l'espressione visionaria quando i fatti e la loro controfigura grottesca vengono sospesi per dar luogo ad atmosfere rarefatte con sonorità che tremulano come accese da misteriose fosforescenze e si spengono, a poco a poco, nel silenzio. Questi tre livelli interagiscono tra loro con una tecnica che si rifa immediatamente al teatro di Sciostakovic (vedi «Il naso» ma anche la «Lady Macbeth») e che serve a due scopi, pienamente raggiunti da Schnittke: costruire un'opera incalzante affidata per lo più al canto, e rappresentare la realtà fisica e morale come un Giano bifronte in cui la tragedia genera una risata scrosciante pronta a raggelarsi, immediatamente, in un brivido funerario. Determinante nel mettere in rilievo la forza della partitura di Schnittke e l'individualità dei suoi caratteri è stata l'esecuzione diretta da Vladimir Ziva con la scenografia di Viktor Volskij - una camera da letto, un bagno e una cucina - e la regia di Boris Pokrovskij che fa scendere gli attori in platea, gioca magistralmente con le luci, stringe il coro in masse compatte per sparpagliarsi subito dopo in teatro con una frenesia di gesti e movimenti: straordinaria la scena dei bianchi fantasmi che s'aggirano per il teatro illuminati di rosso, il trucco del vecchio e barbuto Guardiano, la scena dello stupro della moglie seguita dall'orgasmo collettivo, una tempesta di suoni e di voci, di movimenti e di ritmi. Paolo Galla rati

Luoghi citati: Mosca, Torino