Non sparate sul comico dopo che vi ha fatto divertire di Alessandra Comazzi

Non sparate mi comico dopo che vi ha fatto divertire TIVÙ' & TIVÙ' Non sparate mi comico dopo che vi ha fatto divertire SI aspettavano i Leoni, e continuavano ad arrivare i Dinosauri. Ieri su Raiuno è stata trasmessa, in un approssimativo stile simil-Oscar, la cerimonia che chiudeva la Mostra del cinema di Venezia. Ma che fatica. Prima che Sergio Castellino ed Elena Sofia Ricci, molto eleganti, cominciassero le loro consegne, la Rai ha promosso il film di Spielberg «Jurassic Park» e soprattutto il programma di Piero Angela che comincerà stasera. Prima ancora Piero Chiambretti aveva presentato il suo sofferto quarto d'ora di guastatore triste. Non è stato un bel quarto d'ora, era appannato, poco divertente, abbandonato a polverosi cliché, con un montaggio spezzettato e nervoso. Chiambretti pare passato di moda nello spazio di un Festival. Peccato, con tutto quello che ha fatto per la tv: il colpo della lite con Cecchi Gori deve aver pesato, ma deve pesare pure l'atmosfera cambiata, la seriosità imperante, il fatto che nessuno voglia più stare al suo gioco, meno male che Demattè l'aveva trattato bene. Non sparate sul comico, dopo che vi ha fatto divertire. Al Lido c'era anche Marzullo: tutti lo prendono in giro, è diventato ormai una figura retorica, una categoria dello spirito, un nome comune da cui ne derivano altri (marzulleide, marzullite). Tutti lo prendono in giro, per il suo modo di porre le domande, per «la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio», per l'aspetto, anche (visto che ha cambiato gli occhiali?): però tutti ci vanno. Per che cosa? Per farsi pubblicità? Per fare come gli altri? Deve essere per quella forma di vanità che «Mezzanotte e dintorni» sollecita: parlare di sé e delle proprie idee su se stessi e sul mondo, senza essere incalzati, provocati, contestati. Marzullo dà ai suoi ospiti la possibilità di dimostrare che sono veramente quello che vogliono apparire, soprattutto sul piano personale. Cosa puntualmente accaduta anche con i divi di Venezia. Quest'anno Raiuno ha fatto un bel lavoro per il Festival (la serata di gala, ieri, è stato il momento più noioso), l'ha seguito tutti i giorni, anche se in terza o quarta serata. Sono arrivate molte lettere di spettatori che protestavano per gli orari. Non pretendiamo troppo, va già bene che della Mostra si sia parlato quotidianamente, allegramente: con la nuova linea della Rai, forse si riuscirà a dimostrare che esiste una gamma di argomenti molto meno noiosa di quanto si crede, basta saperla trattare. Basta pure che gli ormai temutissimi «cinque saggi» non spaventino tutti con le loro minacce di «serate di cultura»: perché dall'obbligo di un appuntamento la settimana al ghetto, alla rivolta, il passo è breve. Invece la tv dovrebbe insegnare che la cultura non è un obbligo, ma un divertimento. Proprio in questo senso era buono il programma con Patrizia Carrano e Vincenzo Mollica: spezzoni di film delle diverse rassegne, non soltanto della principale, brevi interviste ai registi e agli attori, omaggi alle star. Un rotocalco di cinema che Canale 5 ha invece condensato in tre speciali, l'ultimo in onda stasera. Nel genere dissacrazione, Ghezzi ha presentato ogni giorno su Raitre il suo «Blob Mostra»: e per i lui i dinosauri erano Pontecorvo, Godard, Maselli, Monicelli... Alessandra Comazzi

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