Missione di pace americana a Roma di Francesco Grignetti

Arriva Aspin «a ripianare i contrasti». Un dossier contro i para: pagano per evitare attacchi Arriva Aspin «a ripianare i contrasti». Un dossier contro i para: pagano per evitare attacchi Missione di pace americana a Roma I nigeriani: avete comprato Aidid. Fabbri: calunnie ROMA. Si riavvicinano le posizioni tra governo italiano e americano. «Dobbiamo cercare di appianare le divergenze sulle operazioni in Somalia», fa sapere da Bruxelles il segretario alla Difesa, Les Aspin, che oggi si incontrerà a Roma con Fabio Fabbri. Les Aspin declassa anche ogni divergenza tra Roma e Washington a uno «scollamento». Da parte sua, Fabbri ricambia la cortesia: «Les Aspin ha rilasciato una dichiarazione distensiva che apprezzo e contraccambio. Il nostro rapporto d'amicizia con gli Usa, d'altronde, è fuori discussione. E poi il chiarimento che aspettiamo l'abbiamo posto nei confronti dell'Onu». La strategia «distensiva» del governo italiano, però, deve fare i conti ancora una volta con le accuse nigeriane, che avrebbero assunto la forma ufficiale di un rapporto riservato al segretario generale Onu: «Pagavano Aidid, per questo non li hanno mai attaccati». Il governo della Nigeria, secondo quanto rivela un clamoroso scoop del Times, avrebbe dunque inviato a Boutros Ghali un dossier per documentare le sue accuse. In vista del cambio delle consegne, in sostanza, ufficiali nigeriani e italiani hanno incontrato gli anziani del clan Haberghedir (ovvero uomini di Aidid). In questa occasione, gli ufficiali nigeriani avrebbero scoperto che c'era una precisa tariffa da pagare per il quieto vivere di Mogadiscio: 200 dollari al mese per ogni anziano, 60 dollari per i miliziani. E poiché loro si sono rifiutati di pagare, sostengono i nigeriani, è maturato il sanguinoso attacco di domenica scorsa. «Quale altra accusa infondata - replica stizzito Fabbri - si inventeranno domani? Dopo la storia,deLtutto.infondata dell'inesistente omissione di soccorso, oggi sentiamo la storia ^egualmente infondata e financo ridicola dei quattro soldi agli anziani del quartiere. Sempre contro gli italiani, colpevoli soltato di aver avuto ragione. Non è nemmeno il caso di replicare seriamente». Procede intanto il lavoro sul fronte diplomatico. Il ministro della Difesa ieri era a Milano per incontrarsi con il collega tedesco Volker Rune. Gli italiani si stanno per ritirare dalla capitale e per concentrare nel Nord del Paese. In quell'area lavorano già 1700 soldati tedeschi. E dunque la collaborazione tra i due con tingenti è stata preparata da questo vertice bilaterale. «La collaborazione è massima e può essere ulteriormente incremen tata». Ma Rune e Fabbri hanno di scusso soprattutto del futuro della Somalia. «Nonostante i miglioramenti - ha sostenuto Rune davanti a un Fabbri più che compiaciuto - non dobbiamo di menticare che è il processo politico che deve tornare in prima linea». E Fabbri: «E' il momento di introdurre sostanziali modifi cazioni nelle modalità d'intervento». Insieme, dunque, Italia e Germania appoggeranno l'idea di coinvolgere i Paesi del Corno d'Africa (Etiopia, Eritrea, Gibuti) per avviare un'iniziativa di pacificazione nazionale. Nel frattempo, Fabbri si dimostra sicuro di sé: «Gli italiani hanno fatto molto bene in Somalia e ormai in molte parti del mondo se ne rendono conto». Si moltiplicano nel mondo, infatti, le voci critiche contro l'Onu. Proprio ieri hanno preso posizione i laboristi inglesi: «L'operazione in Somalia sta offuscando l'im¬ magine dell'Onu. Un intervento di soccorso per chi moriva di fame - ha sostenuto da Londra il portavoce dei laboristi - si è trasformato in una guerra della popolazione somala contro le truppe straniere di occupazione. E ciò è avvenuto perché le truppe dell'Onu hanno fatto un uso eccessivo della forza». Più sfumato, ma ugualmente critico, il commento del quotidiano Le Monde: «Continuano gli scivoloni in Somalia». Adesso si attende il colloquio con Les Aspin. Ieri il segretario di Stato era a Bruxelles, per partecipare a una conferenza sul ruolo della Nato. Non ha voluto commentare i massacri di Mogadiscio. «Aspettiamo di saperne di più su come sono andate effettivamente le cose. Bisogna capire se le vittime sono state usate come scudi. Ho bisogno di saperne di più». E si avvia verso l'incontro di Roma dove vuole «cercare di discutere e analizzare insieme la questione». Ma la «ferita» somala si sta rivelando davvero grave. Il ministro degli Esteri, Beniamino An¬ dreatta, in Belgio per un vertice Cee, ha dato sfogo al suo pessimismo sulla possibilità di controllare i diversi focolai di crisi. L'Onu riuscirà a imporre la pace ai vari signori della guerra in Serbia come in Croazia? «L'esperienza della Somalia - sostiene Andreatta - induce al pessimismo sul fatto che sia possibile gestire da New York la forza necessaria specie in una situazione che vede non eserciti organizzati, ma bande armate». Francesco Grignetti 33 I Segretario alla Difesa Usa, Aspin