«La Lega è una Formula 1 » di Cristiano Chiavegato

Bossi a ruota libera durante le prove del circuito di Monza Bossi a ruota libera durante le prove del circuito di Monza «La Lega è una Formula 1 » «Noi andiamo ai300 all'ora, Martinazzoli è il tubo di scappamento di Segni» «Il rosso Ferrari mi piace. Quel colore c'è anche nel vessillo della Lombardia» MONZA DAL NOSTRO INVIATO Umberto Bossi va forte, anche in automobile. Lo ha confessato ieri durante una lunga visita ai box della Formula 1 in occasione delle prove dell'odierno Gran Premio d'Italia. Vestito chiaro Principe di Galles, camicia azzurra aperta sul collo, il segretario della Lega, accompagnato da Marco Formentini e Aldo Moltifiori, sindaci di Milano e Monza, si è mescolato ai vip presenti, fra quali spiccava l'attrice Carol Alt. Attento, curioso, sempre pronto alla battuta, Bossi ha anche parlato a lungo, divagando su sport e politica a ruota libera, anzi mescolando le due cose. «Sono venuto a Monza - ha detto - perché la Lega è una Formula 1, mentre Martinazzoli è il tubo di scarico di Segni... Comunque noi non ci presentiamo qui in corsa perché facciamo medie vicine ai 300 all'ora, mentre la de riesce appena a superare i limiti del codice stradale. Siamo qui per fare tifo per la Ferrari, per Alesi, speriamo che vincano. Qui è come una fiera del Paese Italia in un momento in cui le cose non vanno benissimo. E la scuderia di Maranello può venire a galla come un sughero». Si può fare - gli è stato chiesto un paragone fra la Ferrari e i partiti politici? «No - ha risposto -. La Casa del Cavallino ha attraversato un periodo difficile ma mi pare che sia in crescita. Noi della Lega invece siamo sempre andati bene. Il pds, al contrario, spera di arrivare alle elezioni per prendere un 18 per cento e dovrà accontentarsi del 14». La Ferrari però è di colore rosso... «E' una tinta che mi piace. C'è, insieme all'azzurro, nella bandiera della Lombardia. Poi per fare il vessillo nazionale hanno aggiunto il verde che è il colore della Massoneria». Ma lei è un tifoso dell'automobilismo? «Certo, da ragazzino mi mettevo all'uscita della curva Parabolica per vedere il mio idolo, che era Jim Clark». Era così ricco da permettersi di pagare biglietti già cari allora? «Non fatemi dire come entravo...». I Verdi stanno tentando comunque di far togliere l'autodromo dal Parco: «Non se ne parla neppure. Non sono questi i problemi. Gli alberi e l'atmosfera non vengono inquinati dalle corse. C'è differenza fra la Formula 1 e la PI : la prima è nota e amata, la seconda lavora nell'ombra». Ma a Monza adesso comanda la Lega con Moltifiori... «Lui è un sindaco nominato con la vecchia legge. Non può fare certe cose che invece sono possibili a quelli nominati attualmente. Come esempio scavalcare i blocchi della burocrazia. Per questo motivo serve il "maggioritario" e per questo abbiamo ingoiato i rospi di Ciampi, per farlo passare al più presto». Tornando alla Ferrari, pensa che potrà vincere? «Non so, io lo spero, me lo auguro, vorrei portarle fortuna, insieme al circuito di Monza. Penso che sarà comunque all'altezza». Ma lei ha una Ferrari? «No. Adesso comunque mi piacciono le berline comode e sicure. Quando ero giovanotto sognavo un'Alfa Romeo, una Giulietta. Quando ho potuto comperarmela, una volta presa la patente, l'ho fatto immediatamente. Era una vettura usata, azzurra, targata Salerno...». Nel tardo pomeriggio Umberto Bossi, la voce ormai roca, se n'è andato, accompagnato dal suo staff e dall'autista-guardia del corpo. Pino Babbini, ex pilota di Formula 3. Ma prima ha voluto passare ancora alla Ferrari per salutare Jean Alesi. «Auguri», gli ha detto. «Merde», ha risposto il pilota. Ma non era per offendere: in Francia si usa così. Cristiano Chiavegato «Da ragazzino venivo già qui per vedere il mio idolo, Jim Clark. Non fatemi dire come entravo» Il leader della Lega Nord Umberto Bossi ieri alle prove del Gran Premio di Monza Il corridore britannico Jim Clark «idolo» del ragazzino Bossi