«lo vedo molte trappole»

AMERICANI «lo vedo molte trappole» Kissinger:passo importante, ma... 6LI STRATEGHI AMERICANI Jim Lehrer: Pace in Medio Oriente. Pace in Medio Oriente, per decenni questo è stato un mantra, un sogno ossessivo e un difficile impegno per i funzionari dei governi americani. Adesso, finalmente, gli israeliani e l'Olp si sono accordati sul reciproco riconoscimento, sull'inizio di un autogoverno palestinese in una parte dei territori occupati e sullo sforzo comune per vivere in pace. Quattro ex funzionari delle passate amministrazioni americane, che furono coinvolti negli sforzi per arrivare a questo punto della storia, sono qui con noi. Il segretario di Stato di Nixon e Ford, Henry Kissinger; il consigliere per la sicurezza nazionale di Carter, Zbigniew Brzezinski; il negoziatore speciale di Carter per il Medio Oriente, Sol Linowitz; e il consigliere per la sicurezza nazionale di Bush, Brent Scowcroft. A riunirli è stato Dennis Ross, coordinatore speciale di Clinton per il Medio Oriente che si è occupato di politica mediorientale anche come dirigente del Dipartimento di Stato nell'amministrazione Bush. Signor Ross, qualcuno ha paragonato questo evento alla caduta del Muro di Berlino, alla fine della guerra fredda. Lei in che punto della classifica storica lo metterebbe? Ross: se fa riferimento a un mondo che aveva un certo numero di verità immutabili, questa è sicuramente una di quelle. Voglio dire che la divisione dell'Europa, il Muro di Berlino, pareva non dovesse mai cambiare. L'immagine di israeliani e palestinesi in conflitto, senza alcuna speranza di riconciliazione, sembrava radicata nella coscienza della gente. Credo sia stat superata la barriera psicologica. Qui non è cadu- to un muro fisico, come nel caso di Berlino, ma uno psicologico certamente. Direi che questo risultato è grande almeno quanto quell'altro. Lehrer: E' d'accordo, segretario Kissinger: quale grandezza assegnerebbe all'evento? Kissinger: Penso che sia il più grande avvenimento nel Medio Oriente dai tempi del viaggio di Sadat a Gerusalemme. E' un gradino importante e necessario. A differenza della caduta del Muro di Berlino, che è stata irreversibile, ci saranno un mucchio di trappole sul cammino del negoziato, quando si affronteranno le questioni accantonate. Ma questo non diminuisce la grandezza di ciò che si è raggiunto. Lehrer: E lei, signor Brzezinski, quale grandezza darebbe? Brzezinski: Sono d'accordo con Boss e Kissinger. Alla lista degli eventi cruciali paragonabili a questo, aggiungerei però l'intesa sino-americana dei primi Anni 70, che iniziò una collaborazione del tutto nuova, sebbene ci vorranno ancora molti anni perché giunga a compimento. L'accordo tra israeliani e palestinesi è una conquista storica di prima grandezza. Ma molto duro lavoro deve ancora essere fatto. Lehrer: Prima grandezza, ambasciatore Linowitz? Linowitz: Ho qualche difficoltà con questi paragoni. E' stato un risultato eccezionale, commovente, eccitante, ma anche un po' triste. Perché non posso non ricordare che 13 anni fa, quando negoziavamo con Israele ed Egitto sull'autonomia ai palestinesi, gli israeliani erano pronti ad offrire un pacchetto più ampio di quello che ora sono disposti ad accettare. E penso con tristezza a quante vite si sarebbero potute risparmiare, quanti spargimenti di sangue si sarebbe potuto evitare, se i palestinesi avessero accettato quell'offerta. Lehrer: Allora, signor Sco- wcroft, che cesa ne pensa dell'accordo che è stato firmato, e se è così importante come tutti dicono, poteva già essere raggiunto già negli anni passati? Scowcroft: No, non credo. Se si guardano le cose soltanto dal punto di vista logico, allora sì, magari era possibile: in questo e o in quel periodo. Ma penso che una serie di avvenimenti storici abbia contribuito a creare le condizioni perché le cose si realizzassero proprio in questo particolare momento. In questo senso è un evento unico. Lehrer: Come vede le cose retrospettivamente Dennis Boss. Che cosa è successo questa volta che non era accaduto prima (quali sono stati i fattori nuovi che hanno fatto sì che ciò capitasse e che una volta non c'erano), quando lei lavorava per l'amministrazione Bush, quando tutti questi signori erano impegnati di volta in volta nella stessa impresa? Ross: Direi che esiste una linea di continuità con il processo di pace di Madrid che fu lanciato durante l'amministrazione Bush. Allora raggiungemmo un risultato fondamentale, il culmine di uno sforzo per ottenere un negoziato diretto. Cadde il tabù della trattativa faccia a faccia. Benché esistesse un trattato di pace tra Egitto e Israele, non era ancora caduto il tabù sui negoziati diretti, bilaterali, tra gli israeliani e il resto del mondo arabo. Direi che una delle cose che ha contribuito all'attuale risultato è stato un contesto che ha reso possibile trattative dirette. Poi è accaduta un'altra cosa: negli ultimi tempi la posizione dei palestinesi si è fatta sempre più difficile. Dopo l'ultima guerra in Iraq, i palestinesi sono stati avversati, e l'Olp specialmente, dagli Stati del Golfo. La loro situazione finanziaria è precipitata. Poi, in Israele c'era un desiderio di pace. D'accordo, è sempre esistito ma questa volta era accompagnato dalla crescente percezione che era il momento di fare qualcosa. Così erano presenti certe convergenze create dai fatti e poi c'era la sensazione che 22 mesi di negoziati non erano ancora approdati a nulla. Credo che si siano uniti una crescente impazienza da un canto e un sentimento di urgenza dall'altro. Avrei un'ultima considerazio¬ ne Lehrer: Prego. Boss: Credo che la ripresa dei combattimenti in Libano, alla fine di luglio, abbia reso tutti più moderati. Ha ricordato a tutti che non si poteva contare illimitatamente sul processo in corso. Che esistevano seri pericoli se non si fosse stati in grado di creare un'occasione favorevole alla pace, se non si fosse stati in grado di preservare quel processo dagli eventi inevitabili che si stavano profilando. La mediazione del segretario Christopher ha fatto sì che la gente si rendesse conto che era il momento di muoversi. Gli improvvisi combattimenti in Libano hanno accresciuto il senso di urgenza acuendo i pericoli dell'immobilismo. Lehrer: Segretario Kissinger, perché secondo lei è accaduto adesso e non prima? Kissinger: Penso che i negoziati diretti siano cominciati a Madrid e che la struttura sia stata creata dal segretario Baker e dal presidente Bush. Poi penso che la guerra del Golfo abbia reciso i supporti finanziari dell'Olp, provenienti dall'Arabia Saudita e dal Kuwait; la caduta del comunismo nell'Unione Sovietica ha tolto ai gruppi terroristici buona parte del supporto dei servizi se¬ greti; e l'Olp ha corso il rischio di essere totalmente emarginata dai gruppi radicali. Così per l'Olp era l'ultima occasione per raggiungere degli obiettivi già considerati in precedenza, ma mai in questa combinazione. Da parte israeliana, credo che il confronto senza fine, la mancanza di riconoscimento, e in un certo senso anche la guerra del Golfo, abbiano avuto il loro peso. Il Golfo nel senso che Israele ha avuto un ruolo di attesa passiva in una guerra a cui non ha partecipato, pur essendo attaccata quasi quotidianamente dai missili iracheni. Credo che tutti questi fattori messi insieme e l'immaginazione da parte dei negoziatori abbiano prodotto questo evento straordinario. Lehrer: Signor Brzezinski, qualcuno ha detto che, per tutti i motivi ricordati da Kissinger, le questioni di sicurezza sollevate da Israele (sempre centrali in tutte le trattative) questa volta erano meno imprescindibili che in passato. In altre parole, che sono diminuiti i rischi per Israele. E vero? Brzezinski: Penso che sia vero fino a un certo punto. Abbiamo a che fare con qualcosa che può essere descritto allo stesso tempo come un faticoso risultato storico e un processo di apprendimento. Fatica storica nel senso che entrambe le parti si sono rese conto che i loro massimi obiettivi erano incompatibili con la pace. Vale a dire che i palestinesi o gli arabi non potevano distruggere Israele e avere la pace. E gli israeliani hanno compreso che un Israele più grande non avrebbe dato loro né sicurezza né pace. E processo di apprendimento, che ha le sue radici in Camp David. Perché a Camp David israeliani ed egiziani hanno ottenuto la pace: l'Egitto ha riavuto i suoi territori, pur con una limitazione sull'effettiva sovranità, offrendo in cambio a Israele pace e sicurezza. Credo che col tempo stia diventando chiaro agli israeliani e, ad esempio, ai siriani che questa formula è applicabile anche ai loro problemi. Jim Lehrer, giornalista della televisione americana PBS, ha riunito alcuni dei principali artefici della politica americana in Medio Oriente negli ultimi anni per un dibattito in diretta. Ecco il testo della trasmissione andata in onda ieri Scowcroft: «Fino a poco tempo fa la firma non sarebbe stata possibile» Brzezinski: «C'è ancora molto da fare» Sopra, guerriglieri palestinesi nel Sud Libano imbrattano un ritratto di Arafat A sinistra, intifada a Gerusalemme ln alto Zbigniew Brzezinski Qui sopra Brent Scowcroft A sinistra Henry Kissinger