In Cisgiordonia i primi morti della pace

Un quinto dirigente Olp si dimette contro Arafat. Riuniti i falchi: liquideremo l'intesa Un quinto dirigente Olp si dimette contro Arafat. Riuniti i falchi: liquideremo l'intesa In Cìsgiordonia i primi morti della pace L'esercito uccide due palestinesi GERUSALEMME DAL NOSTRO INVIATO I primi morti della pace difficile sono palestinesi, naturalmente. Toccherà a loro, alla gente senza nome dei Territori occupati, e alle loro tensioni tentate dalla disperazione, pagare il prezzo più alto di una nuova, sconosciuta, cultura della convivenza. Ieri a morire sono stati in due, due ragazzi di Ramallah colpiti in punti vitali dalle pallottole di gomma dei soldati israeliani; ma il conto, purtroppo, è obbligato a crescere per molto tempo ancora. E senza distinzioni di campo: lo sanno già tutti. A Ramallah, come a Hebron, a Nablus, a Gaza, in ognuna delle città grandi e piccole controllate oggi dall'esercito di occupazione ma destinate a essere coinvolte, inevitabilmente, nelle aspettative del processo di autonomia politica, le strade sono già diventate terreno di conquista tra fazioni opposte, Fatah contro Hamas, seguaci di Arafat contro fondamentalisti o uomini di Habash; e dallo scontro tra fratelli si passa poi rapidamente all'attacco al nemico comune, i soldati d'Israele. Ieri è andata proprio così, a Ramallah. Da una parte manifestavano quelli favorevoli all'accordo di pace firmato tra Arafat e Rabin, dall'altra marciavano i fautori del no. Era cominciata in modo tranquillo, con gli slogan e le bandiere agitate nel sole, poi i due cortei si sono mossi per occupare la piazza della piccola città; e dagli slogan si è passati subito alla rissa. Quando gli scontri si sono fatti violenti, e già c'erano sanguinanti sulla strada una quindicina di feriti, i soldati israeliani, che controllavano da lontano, hanno cominciato a sparare i gas lacrimogeni, tentando di disperdere la folla. Ma il vento dolce che veniva dalla vallata della Giudea ha portato subito via i gas, e i soldati si son trovati a essere ora parte della battaglia perché i due avversari, intanto, si erano alleati contro il nemico comune. E' cominciata una sassaiola violenta, poi il lancio di bottiglie molotov; un paio di soldati ha avuto qualche ammaccatura, l'ordine - che era di restare fuori dalla battaglia - è cambiato d'improvviso. E' cominciata una breve sparatoria. La rissa gigantesca si è dissolta in un lampo, ma sulla strada c'erano ormai 4 feriti (anche un giornalista) e due palestinesi morti. «E' questa, la pace di Arafat?» gridava, disperato, il padre di uno dei ragazzi, nel silenzio improvviso che riempiva le strade ora vuote sotto il sole. Sì, purtroppo è questa, la pace. Una pace lunga da costruire, difficile, con troppe sofferenze che marchieranno ancora - e per molto tempo - le diversità, i contrasti, la capacità di dibattito. Ed è così a ogni livello: dagli scontri di strada (che ieri sono avvenuti un po' dovunque, anche qui a Gerusalemme, dove però la maggioranza era nettamente pro-Arafat), fin su, alla battaglia politica che sta dividendo aspramente la vecchia leadership palestinese. A Tunisi, ormai, l'antica unità è una frammentazione di rabbie individuali e di dispute tra fazioni che non riescono più a intendersi; nell'ultima votazione di venerdì notte, quella finale, Arafat ha avuto ancora 10 voti a favore e 3 contrari, ma intanto son diventati 5 i membri del Comitato esecutivo che si sono dimessi, e l'ultimo è Abdallah Khurani, responsabile del dicastero culturale. Khaddumi poi, il ministro degli Esteri dell'Olp, è tanto infuriato, e contrario, che ha an¬ che respinto l'invito a essere presente, domani, a Washington per la storica firma. Chi la farà materialmente, quella firma, resta ancora un mistero; formalmente, Israele lo deciderà stamani, nella riunione di governo, e l'Olp in una riunione ristretta questa notte. Che siano Rabin e Arafat resta comunque l'ipotesi più probabile; ma Gerusalemme, che vuol concedere molto al suo antico nemico per rafforzarlo di fronte agli oppositori interni, non vuole però concedergli troppo. E mentre a Damasco si riunisce il «Gruppo dei Dieci» e giura di «liquidare l'accordo», quelli che l'hanno giurata a morte ad Arafat, l'incertezza di fondo, questo difficile equilibrio, che passa tra i palestinesi, si fissano nelle dichiarazioni che ogni dirigente fa, senza badar molto all'organicità della posizione comune: così Yasser Abdel Rabbo dice che «l'Intifada è destinata a continuare, fin che ci sarà l'occupazione israeliana», mentre Nabil Shaat dice da un'altra parte che «no, l'Intifada è finita, ora bisogna dare il passo alla pacificazione e alla ricostruzione». L'impazzamento è generale, c'è grande confusione sotto i cieli di Palestina; e confusione significa alto rischio di sangue tra fratelli. Sari Nusseibeh lascia filtrare che sta per iniziarsi un negoziato segreto tra Fatah e Hamas, per ridurre la violenza dello scontro, ma domani i duri hanno intanto chiamato a uno sciopero generale di protesta nei Territori occupati, in contemporanea con la firma di Washington. Non è ancora un referendum, ci sono troppi fattori di violenza e ricatto che inquinano la qualità della risposta; vale comunque come un test, il primo test di risposta, del popolo palestinese alle speranze del proprio futuro. Mimmo Candito Scontri dovunque fra gruppi avversi che poi s'alleano contro i militari LE POSIZIONI DELLE ORGANIZZAZIONI PALESTINESI IN SENO ALLE ORGANIZZAZIONI CHE FANNO PARTE DELL'OLP: AL-FATAH, DI YASSER ARAFAT. L'UDP [UNIONE DEMOCRATICA PALESTINESE]. DIRETTA DAL PORTAVOCE DELL'OLP YASSER ABD RABBO. NON HA UN GRANDE SEGUITO. IL FLPP [FRONTE PER IA LOTTA POPOLARE PALESTINESE). SOLO IL SUO SEGRETARIO GENERALE, SAMIR GOCHE' E' A FAVORE DELL'ACCORDO IL PPP [PARTITO DEL POPOLO PALESTINESE, EX COMUNISTA], IL SUO LEADER t'SOLEIMAN NADAB. HA UN SEGUITO ESSENZIALMENTE IN CISGIORDANIA AL DI FUORI DELLE ORGANIZZAZIONI CHE FANNO PARTE DELL'OLP: NUMEROSE PERSONALITÀ' PALESTINESI INDIPENDENH,COME AD ESEMPIO MAHMOUD DARWICH. DIMISSIONARIO DAL COMITATO ESECUTIVO, IL GRANDE POETA PALESTINESE HA COMUNQUE LANCIATO UN APPEUO PER LA MOBILITAZIONE IN FAVORE DELL'ACCORDO DI PACE ******************* , , , , , , „ „ ' ' 1 { { { f * i iiiini i imiiiiii laiBiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiliiiliiniiiii IIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIIIIIIIIIIIIBIIIIIKI laamaiiiiiia i . i ■ i j . 1 • «■■■■«■■■■■I ■■ lai I i ' li ■ ' A llllinaaiaiaii lanaaiaaiaaa UJIklill'.. [■aiDiaaiiBiaD«pBiPi0tBaaaniPDiiiiaDaiiaai If .r.f -, 1 i I .. r- aaaaiiaaanii laiiiinip i v hi si iv • 4 il i mi ■■■■■■■■■■■r IN SENO ALLE ORGANIZZAZIONI CHE FANNO PARTE DELL'OLP IL FDLP (FRONTE DEMOCRATICO PER LA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA] DI NAYEF HAWATMETH. HA UNA SOLIDA BASE IN CISGIORDANIA, GIORDANIA E LIBANO • IL FPLP (FRONTE POPOLARE PER LA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA) DI GEORGE HABBASH. HA SEDE A DAMASCO E COSTITUISCE A GAZA LA PIÙ' IMPORTANTE FORZA LAICA ' IL FLP (FRONTE PER LA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA) E' UN GRUPPUSCOLO COMPOSTO DA UNA CORRENTE FILO-IRACHENA (ABUL-ABBAS) E DA UNA CORRENTE FILO-SIRIANA IL FPLP-CG (FRONTE POPOLARE PER LA LIBERAZIONE DELLA • PALESTINA-COMANDO GENERALE) DI AHMAD JIBRILL. HA SEDE A DAMASCO. E' FINANZIATO DA IRAN, SIRIA E LIBIA SAÌ'KA DI ISSAM QADI. E' UNA ORGANIZZAZIONE TOTALMENTE DIPENDENTE DALLA SIRIA AL DI FUORI DELLE ORGANIZZAZIONI CHE FANNO PARTE DELL'OLP HAMAS (MOVIMENTÒ DI RESISTENZA ISLAMICA) HA'SEGUÌTO SOPRATTUTTO A GAZA JIHAD ISLAMICA IN PALESTINA. DI FATHICHAKAKI HA UNA DISCRETA STRUTTURA MILITARE ' ■ AL-FATAH-CONSIGLIO RIVOLUZIONARIO E' L'ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA DI ABOU NIDAL HA AVUTO LA SUA SEDE DI VOLTA IN VOLTA A BAGHDAD, DAMASCO.E TRIPOLI. ATTUALMENTE E' A KHARTOUM