I soldi del ricatto erano dei carabinieri
Così due sorelle e i mariti sono caduti nella trappola La vittima, un autista Atm: «Pretendono 10 milioni, io non li ho e sono terrorizzato» I soldi del ricatto erano dei carabinieri Così due sorelle e i mariti sono caduti nella trappola Volevano estorcere dieci milioni ad un autista dell'Atm torinese, ma sono finiti nella trappola tesa dai carabinieri mentre ritiravano ilìnàfloppo. Vittima di una vicenda durata quasi due mesi è Benito Frezza, 34 anni, residente con la moglie e due figli a Coazze, in via Comba Calda 5. Tutto comincia quando la giovanissima vicina di casa P. C., 14 anni, si reca nell'abitazione dell'uomo. L'autista ha la passione del computer e, nel tempo libero, ha messo a punto un programma per i turni di pulizia delle scale dello stabile. La ragazzina va a trovarlo per farsi spiegare il funzionamento ma gli abitanti dell'alloggio al piano terreno, le sorelle Daniela e Giuseppina Cerminara, di 21 e 22 anni, con i rispettivi mariti Francesco Di Crescenzo, 30 anni, e Natale Corneto, 35 anni, approfittano dell'occasione per iniziare a taglieggiare Frezza: «Consegnaci dieci milioni o diremo a tua moglie che hai combinato qualcosa di sporco con la ragazza». Ma l'autista aveva la coscienza a posto e quella prima minaccia presto è stata sostituita da un'altra ben più pesante: «Paga o la malavita di Orbassano ti farà fuori». Benito Frezza era terrorizzato: il magro bilancio familiare non gli permetteva di pagare la cifra richiesta. Per proteggere la moglie e i due figli negli ultimi tempi li aveva addirittura mandati a Napoli, ospiti di parenti. Frezza si sentiva sempre più in pericolo. Lo pedinavano a turno, bloccandolo per strada o nell'androne delle scale. Di notte l'uomo non riusciva più a dormire, in preda a continui incubi. Negli ultimi giorni sarebbe stato persino minacciato con una grossa pistola a tamburo. L'unica salvezza era ricorrere all'aiuto dei carabinieri. La settimana scorsa Benito Frezza ha raccontato tutto ai militari di Giaveno, che hanno immediatamente iniziato a controllare lo stabile. L'altro giorno è scattato l'ultimatum: «Questo è l'ultimo avvertimento. Devi pagare: per il momento ci accon¬ tentiamo di un acconto». Per Frezza il problema era trovare i due milioni della prima tronche richiesta. Sono intervenuti i carabinieri che, dopo aver fotocopiato le banconote, hanno «prestato» il denaro» per l'adescamento. L'appuntamento è stato fissato davanti alla porta d'ingresso del palazzo. I militari della stazione di Giaveno, in collaborazione con gli uomini del Nucleo operativo della compagnia di Rivoli, hanno circondato lo stabile. A ritirare i soldi sono arrivati Francesco Di Crescenzo e la cognata Giuseppina Cerminara. La bu sta è passata dalle mani di Be nito Frezza alla borsetta della donna. I due estorsori sono saliti con Daniela Cerminara su una Fiat Ritmo parcheggiata lì vicino. A quel punto sono en trati in azione i carabinieri che li hanno bloccati con le banco note. Di Crescenzo e le sorelle Cerminara sono finiti in carcere alle Vallette per estorsione, mentre Natale Corneto al momento è ancora in stato di fer mo. [g. mar.] Da sinistra Francesco Di Crescenzo e Giuseppina Cerminara fermati con i soldi nella borsa sono finiti in carcere
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