«Un sogno bello e difficile»

«Un sogno bello e difficile» «Un sogno bello e difficile» Oddi: lo voglia Dio. Buttiglione: Roma spera :::::;:v:;:::::^ GERUSALEMME AL VATICANO? GERUSALEMME pacificata, capitale d'Israele, con la città vecchia affidata all'autorità spirituale del Papa e amministrata dai palestinesi. Le tre religioni monoteiste rappresentate nella loro città santa. Affascinante, bellissimo: forse troppo, per poter diventare realtà. Così gli intellettuali cattolici e gli ambienti vicini al Vaticano reagiscono alle rivelazioni dello scrittore Marek Halter a La Stampa: c'è un piano segreto per la nuova Gerusalemme, che Peres avrebbe già presentato a Giovanni Paolo II e ad Arafat. «L'idea mi piace molto. Voglia Dio che vada così. E' la realizzazione che mi pare difficile», racconta il cardinale Silvio Oddi. «Ho passato vent'anni in Palestina, dal '53 al '57 sono stato delegato apostolico a Gerusalemme. Già allora i miei collaboratori sognavano la sovranità pontificia. Sembrava addirittura che ci fosse l'accordo per un mini Stato, con Naza- reth o Betlemme: territorio internazionalizzato, sotto l'egida del Papa. Ma già allora non ci credevo. Sarei perfettamente d'accordo con quest'ipotesi, se diventerà realtà sarò pronto a dare il mio contributo. Ma resto scettico. La Santa Sede si troverebbe di fronte a una guerra continua, scontri, massacri tra popoli che si sono sempre odiati e continueranno a odiarsi anche dopo la firma della pace. Chi li tiene fermi? I frati?». Ma il ruolo amministrativo e di polizia spetterebbe ai palestinesi... «In ogni caso non credo che fedeli e sacerdoti di confessioni diverse accetteranno di collaborare. Se gli chiedono di fare da arbitro, da garante, il Santo Padre non può dire di no. Anche per difendere i pellegrini cattolici e-i diritti del mondo cristiano. Ma avrebbe davanti tre forze che si sbranerebbero l'un l'altra». «Ho sentito anch'io questa voce, non da fonti vaticane, bensì diplomatiche - spiega Rocco Buttiglione -. Potrebbe essere una soluzione. Il Papa sarebbe ben felice di dare il suo aiuto. Ma prima ebrei e musulmani devono arrivare a un accordo. Già il fatto che sia stato avanzato il progetto conferma il prestigio di Giovanni Paolo II e il riconoscimento dell'impegno della Chiesa per la pace, non solo in Medio Oriente. Ora bisogna muoversi con prudenza per vedere se questa è la formula giusta per Gerusalemme. Sono problemi delicatissimi, che rischiano di urtare la suscettibilità di due popoli che hanno sofferto tanto. Penso che il Vaticano sia pronto a offrire il suo contributo a una soluzione di pace, una volta che si siano trovati punti di equilibrio tra i legittimi interessi in gioco». «Il Papa garante? Cosa ne di¬ ranno gli ortodossi, i protestanti? La mia città è anche loro», si chiede monsignor Michel Sabbah, patriarca di Gerusalemme. «Questo progetto può realizzarsi solo se si approda all'ecumenismo, se anche i cristiani non cattolici saranno rappresentati. Ma è indubbio che ci voglia uno statuto speciale. La città santa per due popoli e tre religioni ha una dimensione universale, non può appartenere a una parte sola. A chi, come me, vive qui, la via d'uscita appare se possibile ancora più complicata. Ma sono ottimista: se la cercheranno con buona volontà, la troveranno». «Così com'è, il piano Peres mi pare poco realistico. Andrebbe limato, aggiustato - dice Tullia Zevi -. La stessa Santa Sede non ha mai chiesto l'egida in esclusiva su Gerusalemme, anche se la sua disponibilità si è ripresentata in ogni situazione di crisi. Consegnare la città a una sola confessione non scioglierebbe le tensioni, anzi. E poi la storia ci insegna che i cristiani in Terra Santa hanno sempre litigato, per un muro, per un oggetto sacro, tanto che i pellegri ni venivano sorvegliati dai giannizzeri. Sono per un accor do interconfessionale, che con senta a ogni comunità di gestire i suoi luoghi sacri». Ma chi la amministrerebbe? I palestinesi o gli israeliani? «Trovo ragione vole la proposta di assegnare vari quartieri alla comunità più numerosa, ed eleggere poi un consiglio comunale integrato». «Sono affascinato, ma anche turbato dalla nuova Gerusa lemme - racconta Sergio Quin zio -. Mi ricorda il romanzo di Solovev, dove l'Anticristo di venta Papa; pacifica la Terra e la regge da Gerusalemme. A parte i divertissements, le ra gioni della politica possono anche portare a una città sotto la tutela pontificia. Ma nel loro intimo musulmani ed ebrei non l'accetteranno mai». Aldo Camillo ' 1 I Vii * -é - \ i :;■<■ * 1 Muro del Pianto, nella città vecchia di Gerusalemme A fianco il patriarca Sabbah: «Non dimenticare ortodossi e protestanti». A destra Rocco Buttiglione: «Prima devono accordarsi ebrei e musulmani»