Sei Presidenti Usa ad accogliere l'Olp di Paolo Passarini

Clinton invita i suoi predecessori per la firma della pace alla Casa Bianca. Ma Arafat non ci sarà Clinton invita i suoi predecessori per la firma della pace alla Casa Bianca. Ma Arafat non ci sarà Sei Presidenti Usa ad accogliere l'Olp A Washington i palestinesi non sono più terroristi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton ha ordinato una cerimonia in grande stile. Ci saranno almeno mille invitati lunedì mattina alla Casa Bianca, quando i rappresentanti del governo di Israele e dell'Olp firmeranno nel prato Sud quella «dichiarazione di principi», che segna la pace tra due popoli ferocemente nemici per oltre trent'anni. Saranno gettate «le fondamenta della speranza», ha detto ieri Clinton, salutando «l'albeggiare di una nuova epoca» con un discorso nel quale, oltre a confermare data e luogo della storica firma, ha annunciato la ripresa di «contatti» tra gli Stati Uniti e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina. Clinton è stato intenzionalmente evasivo quando i giornalisti gli hanno chiesto se questo significhi il riconoscimento ufficiale dell'Olp, dopo tre anni di completa interruzione di rapporti. La questione è complicata e gli esperti legali della Casa Bianca stanno arruffandosi i capelli nel cercare di sbrogliarla. Non è tanto il fatto che, a rigore di protocollo, il riconoscimento può essere accordato a uno Stato e non a una organizzazione, per quanto rappresentativa di un popolo. I rapporti con l'Olp vennero interrotti dagli Stati Uniti nel luglio del '90, dopo un attentato terroristico com- piuto dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina su una spiaggia di Israele. E il Congresso sanzionò che nessun componente dell'Olp avrebbe più messo piede sul suolo americano. Ora Yasser Arafat ha riconosciuto il diritto all'esistenza di Israele e condannato ogni forma di terrorismo, ma non ha mai condannato il capo del Fronte popolare Abul Abbas, che siede ancora nel Comitato Esecutivo dell'Olp. Ma poiché, anche dal punto di vista del Congresso^ l'elemento fondamentale è l'avvenuto riconoscimento dell'Olp da parte di Israele, nessuno solleverà adesso obiezioni rispetto al ristabilimento di rapporti normali con l'Olp. E, del resto, che cosa ci può essere di più eloquente, al riguardo, dell'ingresso di un suo esponente alla Casa Bianca lunedì prossimo? «Come risultato e alla luce degli avvenimenti di questa settimana - ha detto ieri Clinton - ho deciso di riassumere il dialogo e i contatti tra gli Stati Uniti e l'Olp». «Il Presidente ha fatto la cosa giusta», ha subito commentato a nome della delegazione parlamentare presente il senatore Patrick Leahy. Non sarà comunque Arafat a entrare lunedì alla Casa Bianca e non per indisponibilità israeliana a firmare con lui la pace, né per pressioni americane. «Decidano le parti chi mandare per la firma», ha detto ieri Clinton. Il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin sarebbe stato disposto a firmare con Arafat, ma proprio il leader dell'Olp ha fatto discretamente sapere di non essere pronto per un simile atto e ha annunciato, per lunedì, una sua visita a Ankara. Sarà quasi certamente Shimon Peres l'uomo che firmerà per Israele e, dall'altra parte, poiché il suo collega dell'Olp, Farouk Kaddoumi, era contrario all'accordo, ci sarà probabilmente Mohamud Abbas, numero 2 dell'ufficio internazionale dell'Olp. Saranno invitati ad assistere i cinque presidenti degli Stati Uniti tuttora viventi (Richard Nixon, Gerald Ford, Jimmy Carter, Ronald Reagan e George Bush) e, tra questi, un ruolo d'onore spetterà senz'altro a Bush, grande artefice di questa pace, come, tra gli ex segretari di Stato presenti, lo stesso ruolo spetterà a James Baker. Il ministro degli Esteri Andrei Kozyrev rappresentarà il cosponsor russo del processo di pace. Ci sarà il ministro degli Esteri egiziano Amr Moussa. Molto festeggiato sarà il ministro degli Esteri norvegese Joah Joergen Holst, che per questa pace ha fatto più di Clinton. Paolo Passarini Il premier israeliano Rabin (a destra) stringe la mano al ministro degli Esteri norvegese Johan Joergen Holst a Gerusalemme dopo la firma del riconoscimento dell'Olp. Sopra, il presidente americano Bill Clinton [foto ansa)