«Spaghetti in salsa cilena» da Kissinger agli Inti Illimani

«Spaghetti in salsa cilena» da Kissinger agli Inti Illimani L Così ci innamorammo all'improvviso di un Paese sconosciuto «Spaghetti in salsa cilena» da Kissinger agli Inti Illimani L ìTtI ENCIDO, dunque. Si pro■ / nuncia vensìdo. Participi pio passato di vincere, m Esempio: elpueblo unido U - e non, per favore, «unito», come gridavano quelli nella manifestazione di ieri -, el pueblo unido jamàs sera vencido... Perché il Cile, con tutta probabilità a un certo punto divenne anche un pretesto linguistico. Jamàs si pronuncia... Atmosfera da film di Nanni Moretti, dove in effetti - in Ecce Bombo - compare una coppia di cattivi giovani di sinistra che abbandonano al suo destino una noiosa ragazza «che sta male» con la scusa che devono andare al concerto, appunto, degli Inti Mimarvi. Ma era davvero una scusa? Allora realmente riempivano le piazze, gli Inti Illimani, il complesso dì quei giovani esuli comunisti che nei giorni sanguinosi del golpe si erano trovati per caso in tournée in Italia. E in Italia rimasero, in una bella casa di Genzano, sui castelli romani, un po' artisti leggendari e un altro po' impiegati dell'Arci, per anni ingiustamente inchiodati al Pueblo e, in seconda battuta, a Venceremos!, canzone così popolare a sinistra da aver fatto addirittura dimenticare l'imbarazzante copyright mussoliniano su quel «Vinceremo!». Per cui, a ripensarci, è facile che i due personaggi del film di Moretti ci andassero sul serio, al concerto degli Inti Illimani. Il loro primo Lp, per vendite e valore simbolico, resta un evento nella storia discografica e musicale italiana. Più in generale la loro musica, quei giri melodici facili, quelle armonie eleganti e classiche che sfociavano anche in grida e passi scanditi, da corteo, fu senza dubbio la colonna sonora dell'infatuazione collettiva, della passione, della moda, ma anche della dissennata fantasia che alla metà degli Anni Settanta spinse tanti italiani a coltivare il mito di quel Paese lontanissimo. Una lunga striscia, tra le montagne e il Pacifico, giù in fondo a sinistra, di cui oltre al triste destino certificato dalle indimenticabili fotografie dell'ultimo Allende - un omino mansueto che assomigliava a Giovanni Leone, un Leone con elmetto, golfetto e mitra - si avevano fino a quel momento appena vaghe conoscenze pseudo-geografiche: la Cordillera, i pinguini, Valparaiso (forse) e certe miniere di rame. Ebbene, in un lasso sorprendente di tempo la sinistra italiana si gemellò idealmente con il Cile. Meglio: s'innamorò. Degli Inti Illimani, delle delicatissime arpilleras, collages di stoffe multicolori, del charango, strumento musicale ricavato dalla corazza dell'armadillo. S'appassionò attorno al socialista Altamirano e al comunista Corvalàn in un tripudio di porìchos e flauti andini. Si andarono a sentire la Nueva Canaan, Isabel Parrà, Charro Jofre & Hugo Arevalo. Vincenzo Sparagna, attuale direttore-editore dì frigidaire, collazionò testi della Resistenza per Savelli. Però, a differenza di quel che veniva fatto credere, che anche in buona fede piaceva far credere, la Resistenza non c'era prò- prio. Era semplicemente un richiamo fantastico dell'ultrasinistra. Come l'immagine anch'essa del tutto irreale del generale Prats che muoveva su Santiago alla guida dell'esercito democratico. Tra condizioni soggettive e oggettive, schematismi ed elucubrazioni varie, il Cile divenne terreno d'analisi per i gruppi della sinistra extraparlamentare come Potop, Manifesto e Ao, in cui si arrivò a sostenere che la dittatura era un passo in avanti giacché unificava a forza i partiti popolari. Lotta continua si distinse invece per una colletta «Armi al Mir!» - di cui, a distanza di vent'anni, sarebbe interessante sapere come andò dato che armi non se ne videro (e qualcuno è scettico anche sui soldi). «Cile rosso», in ogni caso, gridavano i gruppi. «Cile libero» rispondevano quelli del pei. Nel Cile i democristiani più aperti riscattavano il loro antifascismo. In Cile le Acli di Livio Labor intravidero la possibilità di dare vita a un partito cristiano di sinistra. Che lì esisteva e si chiamava Mapu. La sera, al cinema, tutti si ritrovavano a vedere Missing di Costa Gavras. Anche la cinematografia italiana, in ogni caso, volle dare il suo contributo. E così con la consueta, mesta diligenza l'attore Riccardo Cucciolla si trovò a interpretare un notevole Allende in un sintomatico film di cui si ricorda pure l'orrida figura dell'amerikano della Itt che in pratica ordina il golpe. In effetti, complice anche una battuta di Kissinger, tanto minacciosa quanto infelice, a pro¬ posito di possibili «spaghetti in salsa cilena», da quell'autunno del 1973 in poi, più o meno legittimamente la sinistra giovanile italiana prese a guardare gli stadi del football con un diverso occhio. E pur senza arrivare alle fiammeggianti, strampalate analisi delle Brigate rosse su «lo Sim», abbreviazione per Stato Imperialista delle Multinazionali, da allora parecchi cominciarono in qualche modo a diffidare dell'Inni, della Philip Morris, della General Electric e quant'altro. Crollò tutto un po' prima del «riflusso». A ripensarci non si trattò comunque solo di un generoso innamoramento politico, né soltanto di una romantica concessione alla poetica del sogno infranto. Con gli occhi di oggi, la mitologia cilena sembra qualcosa di più complicato, forse un transfert, una proiezione di massa vissuta in modo febbrile nell'equivoco che quel che accadeva laggiù fosse ripetibile in Italia. Un equivoco di cui moltissimi, evidentemente, avevano bisogno. Filippo Ceccarelli Cinema, concerti, riti di massa e un appello: «Armi al Mir» Ponchos e flauti, slogan e collanine: tra moda e cultura la storia di un gemellaggio che coinvolse tutta la nostra sinistra L Un concerto degli Inti Illimani e, sotto, una scena dal film «Missing». A sinistra, Henry Kissinger