Curcio: «Questa è una trappola» di Giovanni Bianconi

La polizia di frontiera dice di averlo visto a Verona in compagnia di altri due ex detenuti La polizia di frontiera dice di averlo visto a Verona in compagnia di altri due ex detenuti Curdo: «Questa è una trappola» Lo accusano di frequentare un 'ex terrorista ROMA. Renato Curdo è infuriato. L'hanno rimesso in cella da nemmeno ventiquattr'ore e stavolta - lui che è solitamente tranquillo o comunque rassegnato di fronte alle disavventure giudiziarie - non ci sta. Nella saletta colloqui del carcere di Rebibbia, davanti al deputato di Rifondazione comunista Giovanni Russo Spena, si sfoga come non aveva mai fatto prima: «E' una trappola, e io non intendo cedere a chi l'ha organizzata. Per adesso non nomino nemmeno l'avvocato, voglio ancora sperare che si tratti di un equivoco, di un errore. Ma tutto si deve chiarire, aspetto solo di parlare con i magistrati». La «trappola» è nascosta in otto righe alla fine del decreto col quale il tribunale di sorveglianza ha revocato la semilibertà al fondatore delle Brigate rosse. Sì, perché la questione del rientro a Roma dal Trentino con un giorno di ritardo è vera, ma non sarebbe la ragione principale che ha provocato il provvedimento del giudice. Quel che più conta è scritto qualche riga più in basso: Curdo si è accompagnato «in diverse occasioni a pregiudicati», una cosa espressamente vietata ai detenuti in semilibertà. «Al momento dell'arrivo all'aeroporto di Verona-Villafranca - si legge nel decreto del magistrato - veniva visto da personale della polizia di frontiera salire a bordo di una vettura i cui occupanti annoverano a loro carico precedenti penali, due per reati contro il patrimonio ed una anche per reati di eversione dell'ordine democratico. Con quest'ultima, in particolare, si è accompagnato costantemente nel corso del beneficio». E' questa ricostruzione che Curcio bolla come «falsa». «Quei due - dice riferendosi ai pregiudicati per "reati contro il patrimonio" - se non me li avessero presentati nell'ufficio di polizia non li avrei nemmeno visti. E l'altra persona ormai la conoscono tutti, poliziotti e magistrati». L'altra persona è Maria Rita Prette, l'attuale fidanzata di Renato Curcio. E' un'ex detenuta che ha militato in un gruppo scissionista di «Prima Linea». Ha cominciato a scrivere a Curcio prima che questi ottenesse la semilibertà, ed è andata a trovarlo più volte in carcere. Da qualche mese la loro relazione sentimentale è divenuta di dominio pubblico, provocando dei problemi con altre donne che aspettavano la liberazione di Curcio nella speranza di intrecciare un legame. Con Maria Rita, Curcio divide l'appartamento nelle ore libere della giornata, e anche lei lavora alla cooperativa «Sensibili alle foglie», formata per metà da ex detenuti. «Abbiamo sempre fatto tutto alla luce del sole», continua il fondatore delle Br riferendosi all' "accompagnamento" denunciato dal magistrato. Quanto al viaggio in macchina con i tre «pregiudicati», Curcio lo nega con fermezza. Secondo la sua ricostruzione i due accompagnatori di Maria Rita (identificati dalla Digos di Verona prima dell'arrivo dell'aereo che doveva portare Curcio nella città scaligera) se ne sono andati per conto loro, mentre Curcio e la fidanzata hanno preso un taxi per la stazione, quindi il treno fino a Trento e poi la corriera che li ha portati a Fiera di Primiero. Qui sono stati ospiti della sorella di Mara Cagol (la moglie di Curcio uccisa nel '75 in uno scontro a fuoco con i carabinieri) dal 25 agosto al 3 settembre. All'arrivo Curcio è andato alla locale stazione dei carabinieri, presentandosi anche con la fidanzata, e ogni volta che gli uo¬ mini dell'Arma hanno effettuato dei controlli sugli obblighi di Curcio (per esempio la permanenza in casa dalle 23 alle 6 del mattino) hanno trovato tutto in regola. Quanto al rientro a Roma avvenuto con un giorno di ritardo, Curcio ammette di essersi sbagliato nel calcolo dei giorni. In più voleva prendere un treno che però dal 1° settembre è stato soppresso, e gli agenti della Digos (presenti ancora una volta alla stazione) gliene hanno indicato un altro. Adesso sul suo capo pende pure una denuncia per evasione presentata alla procura circondariale di Roma, ma la sera del 3 settembre era alla stazione dei carabinieri per avvisare che partiva, e la mattina del 4 si trovava sul posto di lavoro, in cooperativa. E' qui che da Rebibbia hanno telefonato allarmati: «Curcio è evaso». «Ma è qui!», hanno risposto stupiti all'altro capo del filo. A quel punto il fondatore delle Br è salito su un taxi ed è tornato in carcere. Lì ha dato le sue spiegazioni, che evidentemente non sono bastate a chiarire gli equivoci e a fermare la macchina della burocrazia che l'altro ieri l'ha riportato dietro le sbarre. Ora la parola torna ai giudici, che dovranno stabilire se revocare definitivamente la semilibertà a Curcio oppure riportarlo alla sua vita di uomo libero di giorno e detenuto di notte. Giovanni Bianconi La sua fidanzata militò in Prima Linea e ora lavora con lui a una rivista t l Renato Curcio ha parlato a lungo con l'onorevole Russo Spena (in alto) «Spero sia solo un equivoco»

Luoghi citati: Fiera Di Primiero, Roma, Trentino, Trento, Verona