Crisi in Grecia si vota Favorito è Papandreu
Mitsotakis si arrende, alle urne il 10 ottobre Mitsotakis si arrende, alle urne il 10 ottobre Crisi in Grecia, si vota Favorito è Papandreu ATENE NOSTRO SERVIZIO La Grecia sta per avviarsi verso elezioni politiche con sette mesi di anticipo sulla fine della legislatura. La decisione presa ieri dal capo del governo conservatore Costantino Mitsotakis non poteva che venire avallata, secondo la Costituzione, dal presidente della Repubblica Karamanlis. Mitsotakis, nonostante i dinieghi precedenti, si è dovuto arrendere alla prospettiva di elezioni anticipate quando due suoi deputati hanno lasciato il partito, riducendo la formazione al potere all'esatta metà del Parlamento, 150 contro 150. Il decreto di scioglimento della Camera verrà firmato oggi e quale data più probabile della nuova consultazione elettorale viene indicata quella del 10 ottobre. L'annuncio della crisi ha reso euforico Andrea Papandreu, leader del Pasok, il più importante partito d'opposizione, con 121 deputati. I più recenti sondaggi d'opinione danno il Pasok in netta ascesa e prevedono che potrà aggiudicarsi circa 177 seggi con le prossime elezioni. E' però vero che i sondaggi, in Grecia, sono sovente stati smentiti anche in maniera clamorosa. Sta di fatto che, meno di tre anni e mezzo dopo la sua riconquista da parte degli uomini di «Nuova democrazia», il potere ad Atene viene rimesso in discussione nell'ambito di quell'altalenante braccio di ferro bipolare che ha caratterizzato la politica greca dopo la restaurazione del regime parlamentare. Durante questo periodo quasi ventennale liberal-democratici e socialisti del Pasok si sono avvicendati al governo. Lo sfrenato clientelismo messo in opera, di volta in volta, dai due partiti ha fatto raggiungere al debito pubblico vette vertiginose. La moltiplicazione degli enti e delle imprese statali era sembrata una panacea per la scarsità dei posti di lavoro causata dal clima di disinvestimento, conseguenza delle nazionalizzazioni decretate non solo dai socialisti di Papan¬ dreu, ma anche dai loro rivali della prima ora. Il governo guidato da Mitsotakis si arrende ora dinanzi a due ostacoli che da alcuni mesi ne avevano reso asfittico l'operato. Il fronte delle privatizzazioni, diventato impellente in Grecia come nel resto della Comunità ai fini del risanamento delle finanze pubbliche, ha sollevato l'aperta ribellione delle consorterie degli impiegati statali e parastatali che per anni hanno dominato gran parte dell'economia primaria. Dopo l'avventurosa ces- sione della maggiore industria cementiera, la Aget Herakles, alla «Calcestruzzi» di Lorenzo Panzavolta e dei Ferruzzi, un'ondata di polemiche e di sospetti di sottogoverno ha sommerso il proseguimento di operazioni consimili, destinate a ridare fiato al bilancio statale. Da qualche settimana, ad esempio, un vero e proprio ammutinamento del sindacato, incoraggiato dall'opposizione, blocca la parziale privatizzazione e l'affidamento della gestione dell'Ote (l'inefficiente ente pubblico delle telecomunicazioni) ad un gruppo estero. Ma è soprattutto alla fronda interna che Mitsotakis si arrende. La defezione dei due deputati ha inferto ieri il colpo di grazia alle speranze governative di agguantare il termine della legislatura. Era noto da tempo che parecchi parlamentari della maggioranza erano inclini al nuovo partito di centro-destra, la «Primavera politica», fondato alcuni mesi fa dal quarantenne ex ministro degli Esteri Antonis Samaras. Il discorso programmatico del nuovo partito puntava al «superamento dei dinosauri del la politica greca», alla gestione pragmatica degli affari di Stato nonché all'eliminazione della corruttela pubblica assai diffusa. Samaras al tempo stesso ne gava le intenzioni di far cadere anzitempo il governo. Una specie di corsa contro il tempo sta all'origine del repentino cambio di tattica inaugurato la settimana scorsa da Samaras che ha invitato con una dichiarazione pubblica i deputati ami ci alla secessione dal partito di maggioranza. Il distacco dei due parlamentari che ne hanno accolto l'appello ha provocato ten sioni fuori ma anche dentro l'au la, dove si sono registrati ieri alcuni episodi di violenza ad opera di colleghi e di attivisti di «Nuova democrazia». A determinare la mossa di Samaras sono state probabilmente le voci su un prossimo annuncia di ampie de roghe dalla politica di austerità. Minas Minassian
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