Ore 16 inferno a Mogadiscio: cento morti

Un Casco blu pachistano ucciso, tre marines feriti, colpito un elicottero americano Un Casco blu pachistano ucciso, tre marines feriti, colpito un elicottero americano Ore 16, inferno a Mogadiscio: cento morii Battaglia fra Onu e milizie di Mahdi MOGADISCIO DAL NOSTRO INVIATO La più sanguinosa battaglia fra Caschi Blu e somali è scoppiata ieri pomeriggio ed era ancora in corso nella serata. Oltre cento morti fra i miliziani somali, imprecisato il numero dei feriti, tre americani feriti, un morto e tre feriti fra i militari pachistani che sono impegnati nei furiosi combattimenti, appoggiati dagli elicotteri americani Cobra che sparano dall'alto con i cannoncini, lanciano missili sulle postazioni somale, mitragliano le barricate. Secondo fonti Onu, fra le vittime vi sarebbero numerosi donne e bambini. Il portavoce militare delle Nazioni Unite, David Stockwell ha accusato le donne e i bambini di «essere combattenti e di costituire una minaccia per le nostre truppe». Gli scontri sono incominciati alle 16, sul viale «21 Ottobre» che collega i settori Nord e Sud della capitale. Due colpi di mortaio, sparati dal quartiere Shingani, nel settore Sud, quello controllato dagli uomini di Ali Mahdi ed è la prima volta che questo accade, danno il via alla battaglia. Le granate esplodono a meno di duecento metri dal check-point Ferro, presidiato dai nostri bersaglieri. Ma non sono loro l'obiettivo: questi sono colpi di puntamento, la salva successiva raggiunge il bersaglio, uno strong-point tenuto dai pachistani sul viale «21 Ottobre», nei pressi della manifattura tabacchi. Si scatena l'inferno: da ogni parte sbucano miliziani armati, vengono erette barricate lungo tutta l'importante arteria, i pachistani sono presi sotto il fuoco incrociato dei somali che sono appostati dappertutto e usano armi di ogni genere, lanciarazzi, mitragliatrici, bazooka. Due carri armati pachistani che presidiavano lo strongpoint sono colpiti: lunghe colonne di fumo si alzano dai veicoli semidistrutti. Arrivano i Cobra, a bassa quota, le mitragliere che sgranano un rosario di colpi, i cannoncini che vomitano proiettili. Dal tetto di un edificio nei pressi di Ferro riesco a seguire la battaglia: i somali sparano contro gli elicotteri, hanno dei lanciarazzi, un missile va a segno, uno sbuffo di fumo avvolge uno degli elicotteri che ha un sussulto, gira su se stesso, riprende quota, sembra ballonzolare per aria e infine riesce ad atterrare nel terreno dello stadio, dove poco dopo si posa un'eliambulanza che raccoglie dei feriti e li porta all'ospedale americano. La battaglia continua, focolai si accendono un po' dappertutto, spuntano barricate in tutti i quartieri, al quarto chilometro, sulla strada che porta al comando Unosom, all'aeroporto. Una sparatoria furiosa scoppia anche nei pressi del Porto Vecchio, a Mogadiscio Sud: sembra che si tratti di uno scontro fra «morian», banditi, i militari italiani accorrono ma non trovano nessuno, soltanto barricate in fiamme, bossoli per terra. Sul viale «21 Ottobre» la battaglia si infiamma: piovono colpi di mortaio sparati dai somali, gli elicotteri continuano nella loro giostra mortale irrorando di proiettili la zona degli scontri. Sale la tensione anche al check-point Ferro, dove siamo bloccati, e a Pasta: somali fanno barricate lungo la strada che collega i due posti di blocco, nei pressi della famigerata località Pozzanghera, dove domenica sono stati uccisi sette nigeriani e il 2 luglio sono morti tre soldati italiani. Arrivano mezzi blindati degli in¬ cursori che spazzano via le barricate e si fermano di rinforzo presso i nostri due distaccamenti. Cerco di raggiungere il checkpoint Pasta ma prima di Pozzanghera la mia auto finisce sotto una sassaiola e siamo costretti a tornare indietro. La mia scorta è molto nervosa: sono le 19, si è fatto buio, non è prudente restare in giro. Impossibile raggiungere il comando Unosom, nel compound dell'ambasciata americana, perché tutte le strade sono bloccate da barricate in fiamme. Nella notte Mogadiscio sembra un gigantesco rogo, dalla terrazza dell'albergo si vedono barricate fiammeggianti in tutte le direzioni. Gli elicotteri continuano a sorvolare la zona nei pressi della Manifattura Tabac¬ chi, raffiche di mitraglia e colpi di mortaio si susseguono senza sosta. Confidenti somali ci dicono che i morti sono tanti, parlano di alcune centinaia. Dicono che cinque americani sono stati uccisi e tre pachistani feriti. Impossibile controllare queste voci, questa sera non si può girare per Mogadiscio. Cerchiamo di metterci in contatto con i nostri colleghi che alloggiano nell'hotel Sahaiì, più vicino alla zona degli scontri, ma le radio sono disturbate. Dal comando italiano veniamo informati che i checkpoint sotto il nostro controllo sono tranquilli, ma la vigilanza è raddoppiata. Mogadiscio si prepara a vivere una delle sue più terribili notti. [f.f.] Donne e bimbi tra le vittime Il portavoce militare Onu «Anche loro minacciano i nostri soldati» Due marines Usa pattugliano una strada di Mogadiscio A destra un elicottero da combattimento americano durante la battaglia che si è scatenata ieri in una vasta zona della capitale somala [foto afp e reuter]

Persone citate: Ali Mahdi, Battaglia, David Stockwell, Pasta

Luoghi citati: Mogadiscio, Pozzanghera, Usa