Clinton: sono felice vi aspetto lunedì di Paolo Passarini

Accordo pronto con la Giordania, per Peres «la prossima settimana avremo due gemelli» Accordo pronto con la Giordania, per Peres «la prossima settimana avremo due gemelli» Clinton; sono felice/ vi aspetto lunedì La Casa Bianca prepara la grande festa della pace WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La storia farà una delle sue apparizioni in grande stile lunedì prossimo, 13 settembre, quando nella capitale americana verrà firmato l'accordo di pace tra israeliani e palestinesi. L'annuncio ufficiale è stato dato ieri a Tunisi, a poche ore di distanza da un altro annuncio, venuto da Parigi, del raggiunto accordo sul reciproco riconoscimento tra Olp e governo israeliano. In entrambi i casi, l'alfiere delle buone notizie è stato il ministro degli Esteri norvegese Johan Joergen Holst, che dopo aver svolto la funzione di mediatore a Parigi, è volato nella capitale tunisina dove ha sede il quartier generale dell'Olp. Subito dopo il primo dei due storici annunci, Bill Clinton ha mantenuto la sua promessa, assicurando che «gli Stati Uniti riassumeranno rapporti normali con l'Olp». La prospettiva di una spettacolare firma della pace alla Casa Bianca diventa concreta. Alla storica cerimonia dovrebbero essere presenti anche George Bush, Jimmy Carter e James Baker. Clinton non ha nascosto la sua «felicità» per la svolta che si è finalmente realizzata ieri, dopo giorni e giorni di annunci che non si materializzavano. Dopo aver annunciato da Cleveland l'imminente riconoscimento dell'Olp, il Presidente degli Stati Uniti ha fatto sapere attraverso la sua portavoce Dee Dee Myers, che, appena rientrato a Washington, avrebbe letto una dichiarazione ufficiale per salutare la pace. La sua intenzione evidente era quella di sottolineare il ruolo-guida avuto dagli Stati Uniti nel propiziare il grande disgelo in Medio Oriente, soprattutto dopo che, per tutti i giorni scorsi e anche ieri, i giornali hanno crudelmente insistito su come l'amministrazione americana sia in realtà rimasta tagliata fuori da tutta la trattativa segreta che ha alla fine prodotto la svolta nei rapporti tra Israele e Olp. Ieri sul «Washington Post» è apparsa la notizia che la lettera fondamentale che ha aperto la strada alla svolta, scritta da Arafat a Yitzhak Rabin, non è mai stata neppure mostrata a Clinton. Ma quello che conta è che, alla fine, teatro della pace sarà Washington. E Clinton, per una volta, avrà la fortuna di ottenere un merito che non ha. Se non interverranno imprevedibili intralci, l'esplosione della pace sarà un processo a catena. Shimon Peres, ministro degli Esteri di Israele, ha informato ieri che l'accordo di pace con la Giordania è già cosa fatta e potrà essere siglato la prossima settimana, subito dopo la firma della pace israeliano-palestinese. «Potremo avere una coppia di gemelli la prossima settimana», ha annunciato un trionfante Peres. Fayez Tarawneh, ambasciatore giordano in Tunisia, ha confermato il raggiungimento di un accordo che riguarda i confini, l'uso delle acque e delle risorse energetiche, oltre che la messa a punto di progetti ambientalistici comuni. Peres ha aggiunto che il futuro vedrà la nascita o di una federazione giordano-palestinese, o di una federazione israelopalestinese, o, addirittura, di una federazione a tre. «Noi vogliamo - ha detto a «Le Figaro» che tutte le ferite siano rimarginate». Peres «il sognatore» continua a sognare, ma ha dimostrato di saper anche trasformare i sogni in realtà. Quello della prossima settimana non sarà un parto trigemino, a quanto pare, perché non ci sono ancora le condizioni per un accordo di pace con la Siria. Ma si è saputo che gli israeliani hanno già offerto a Hafez el-Assad un piano di ritiro dal Golan in 2 successive ondate. Anche questa sembra essere una prospettiva abbastanza realistica. La pace con il Libano sarebbe a quel punto solo una conseguenze automatica. Il Segretario Onu, Ghali, ha annunciato la costituzione di una «task force», che, su richiesta di Peres e Arafat, metterà a punto piani di sviluppo economico per Gerico e la striscia di Gaza. Paolo Passarini Il ministro Johan Joergen Holst