Calvet duro attacco alle Case giapponesi di Eugenio Ferraris

In Germania anteprima mondiale della berlina Chrysler Parla il numero 1 di Peugeot-Citroen Calvet, duro attacco alle Case giapponesi «Insufficienti i tagli decisi dalla Cee Dobbiamo bloccare le loro quote» FRANCOFORTE DAL NOSTRO INVIATO Jacques Calvet, presidente del gruppo Peugeot-Citroèn (Psa), non ha mai nascosto le sue profonde avversioni per accordi di reciprocità in materia di automobili tra la Comunità europea e il Giappone. Ora che - secondo lui - il trattato è stato rinegoziato ma senza alcun vero vantaggio per i costruttori europei («Anzi - dice - la penetrazione dei giapponesi aumenterà di più di un punto, da 11 a 12,3%») non restano molte alternative. «Visto che ormai anche i miei colleghi si rendono conto che l'accordo del '91 era molto ambiguo, in quanto non prevedeva una vera e propria reciprocità, o si procede alla revisione totale di quell'accordo oppure si congelano le importazioni di Tokyo sulle quote raggiunte nel '92 fino a che i mercati arriveranno ai volumi previsti due anni fa». La cura potrà dare i suoi effetti a condizione che «il surplus di vendite realizzate in questo periodo di congelamento sia scaricato negli anni successivi e che l'apertura del mercato veramente libero (ndr.: 1999) sia posticipata di un numero d'anni corrispondenti al periodo del congelamento stesso». Se no, commenta Calvet prendendo a prestito Shakespeare, l'Europa farà «molto rumore per nulla». Non c'è soltanto il Giappone nel mirino del presidente di Psa: se c'è recessione, ed è innegabile ci sia, parte delle colpe vanno imputate ad una certa classe politica europea portata a non accettare l'idea che la crisi sia strutturale e non congiunturale. «Siamo in una tempesta, che si manifesta con ciò che accade alle monete (svalutazioni ed instabilità del sistema europeo) ma la sua natura è politica: inadeguatezza . di Maastricht in primo luogo-e'differenti e opposte concezioni d'Europa tra i diversi membri Cee». Tutto ciò porterà per Calvet ad una recessione economica generale più grave di quella seguita al primo choc petrolifero ed a una caduta delle vendite nel '93 di due milioni e mezzo di unità. «L'abbassamento dei tassi di interesse - spiega Calvet - è una condizione necessaria ma non sufficiente per far partire la ripresa. Il problema vero è l'interdipendenza tra consumatore e produttore, un circolo vizioso del quale nessuno sembra volersi rendere conto. L'indice di fiducia dei consumatori è a livelli molto bassi e non risalirà fino a che persisterà il timore della perdita del posto di lavoro ma questa si verifica di fatto con la contrazione della domanda». Un quadro apocalittico? No, per il signor Calvet sono i termini reali del problema, di un tunnel del quale non vede ancora la fine. Ma guarda comunque al futuro con un certo ottimismo. «Su un mercato continentale in calo del 15% a fine anno per noi di Psa o del 18 per i più pessimisti, Peugeot e Citroen contano di mantenere il 12,1% di penetrazione e il terzo posto in Europa. Al di fuori della Cee Psa ha segnato nei primi 8 mesi un significativo progresso del 17%, realizzato soprattutto in Cina, in India, nell'Est europeo, in Argentina. A fine '92 il gruppo disponeva di 53 miliardi di riserve proprie, una cifra tre o quattro volte superiore all'indebitamento. La congiuntura attuale renderà il '93 estremamente più difficile ma l'obiettivo del consolidamento della nostra salute finanziaria resta prioritario». Che fare? «Tutto più semplicemente, con più affidabilità ed a meno prezzo. Perciò abbiamo ristrutturato e raggruppato alcuni servizi, per questo motivo abbiamo ridotto da cinque e tre i livelli gerarchici. E nella stessa ottica abbiamo privilegiato una politica di partnership con i fornitori». Non poteva mancare, a conclusione dell'incontro, una domanda -su Renault-Volvo. «Un euroesercizio molto difficile - ha diplomaticamente risposto Calvet -. Ne riparleremo quando il quadro sarà più chiaro». Eugenio Ferraris

Persone citate: Calvet, Jacques Calvet, Shakespeare

Luoghi citati: Argentina, Cina, Europa, Francoforte, Giappone, India, Tokyo