I Vescovi scomunicano i diari
I Vescovi scomunicano i diari Duro attacco di «Avvenire», il maestro Manzi consiglia: meglio abolirli I Vescovi scomunicano i diari «Quasi tutti sono troppo volgari e diseducativi» L'AGENDA NEL MIRINO TEMPO di scuola, tempo di polemiche. A finire nel mirino è ancora una volta il diario. Che è rappresentato da un puzzle variopinto di «offerte» delle case editoriali. Da quello che si ispira ai fumetti (come Lupo Alberto, Cattivik, Linus, Mafalda), a quello che riporta i divi celebrati di «Beverly Hills 90210», a quello che propaganda marchi come Stefanel e Diadora. E sul diario in versione moderna «spara» il quotidiano-portavove dei vescovi italiani. C'è un'incredibile fioritura di agende scolastiche zeppe di oscenità e espressioni volgari denuncia l'«Awenire» - e l'offerta di quest'anno sembra più che mai improntata a una vogarità aggressiva quanto gratuita. Nella «lista nera» finisce il diario di Cattivik («Vaffanschool»), ma anche quello di Snoopy. Ma davvero è questo che pensa chi opera nel settore scolastico? «Il diario ha perso la sua funzione di tramite tra la scuola e la famiglia - afferma il maestro Alberto Manzi, che ha condotto in tv la trasmissione "Non è mai troppo tardi" -. Non si usa più per scrivere la nota, ma si ricorre a una lettera o si manda il bidello. Una volta i diari si conservavano puliti e ordinati perché il professore lo controllava. Oggi più nessuno lo guarda e c'è scritto di tutto, dalle canzonette agli indirizzi degli amici, alle frasi d'amore, alle proprie impressioni». E prosegue. «L'utilità del diario non è riconosciuta da nessuno. E' come dare una caramella per spegnere la sete, invece dell'acqua. Ai miei tempi erano in voga i diari disegnati da Jacovitti, la cui casa editrice ne vendeva anche un paio di milioni di copie. Oggi vanno dietro a quello che offre la tv e la pubblicità: molti si salvano; ma ce ne sono anche di volgari e violenti. A parlarne non si cava un ragno del buco». Una soluzione «scolastica»? «Non fare usare il diario, in particolar modo nelle elementari dove non serve a niente». La pensa diversamente invece l'autore di «Io speriamo che me la cavo», il maestro Marcello D'Orta: «In teoria posso anche esser d'accordo con le critiche, ma a livello pratico no. I giovani hanno un loro modo di esprimersi, un loro linguaggio per comprendersi. I diari sono il portavoce del loro modo di esprimersi, del linguaggio colorito e piccante». Anche D'Orta chiama in causa la tv: anzi «Davanti a certi spettacoli o si spegne la tv e si fa una crociata o si accetta la realtà. I giovani si ritrovano in certe "parolacce", senza scandalizzarsi. Anche la satira talvolta sconfina in linguaggi da criticare. Per me tutto va bene a meno che non si sconfini nella pornografia». D'Orta vede anche un'utilità nei diari: «Se si riesce a far cultura in modo leggero, ludico, allora sono i benvenuti. Guai se diventano mi libro supplementare». C'è anche chi ha pensato di opporsi al diario commerciale con il diario «autogestito». L'iniziativa è partita da Venaria, in provincia di Torino: in sette scuole medie della cintura verrà adottato un diario corredato da testi e disegni realizzati dagli stessi ragazzi. [p.q.l Da sinistra, Marcello D'Orta e Alberto Manzi
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