Renato Curcio torna in carcere di Giovanni Bianconi

Gli avevano concesso di andare in Trentino a visitare la tomba di Mara Cagol Gli avevano concesso di andare in Trentino a visitare la tomba di Mara Cagol Renato Curdo torna in carcere «F stato in vacanza un giorno di troppo» ROMA. Renato Curdo è tornato in carcere. Stavolta ce l'ha mandato xina miscela di burocrazia e leggerezza o confusione, che per il fondatore delle Brigate rosse libero di giorno da 5 mesi dopo 17 anni di galera - s'è trasformata in un nuovo arresto. E la sorte vuole che la data dell'8 settembre, per Curdo, si sia confermata una data davvero «storica». Fu preso e portato in prigione la prima volta, infatti, l'8 settembre 1974, mentre guidava le prime azioni delle Br. Ed esattamente 19 anni dopo, ieri, è stato riarrestato. Motivo: «Mancata ottemperanza ad uno degli obblighi previsti dal regime di semilibertà». L'ex-capo-brigatista, ieri pomeriggio, stava lavorando come sempre alla cooperativa editoriale «Sensibili alle foglie», di cui è direttore, quando sono arrivati gli agenti della Digos. «Signor Curdo, le hanno revocato la semilibertà, deve venire con noi». Curdo è stato così accompagnato a Rebibbia, e lì ha saputo che da oggi non potrà più lasciare la propria cella alle 7 del mattino, come ha fatto dal 7 aprile scorso fino a ieri. Nell'ultima settimana di agosto, Curdo ha ottenuto dal tribunale di sorveglianza nove giorni di permesso per recarsi in Trentino. Una specie di vacanza, forse trascorsa anche con la sua attuale fidanzata, durante la quale il fondatore delle Br ha fatto visita alla tomba della moglie Mara Cagol (brigatista anche lei, rimasta uccisa nel '75 in uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine) e ai suoi familiari. Il permesso, secondo la direzione del carcere, scadeva il 3 settembre, mentre Curcio è tornato a Roma un giorno dopo, il 4. La direzione di Rebibbia ha fatto rapporto al tribunale di sorveglianza, segnalando il mancato rientro del detenuto semi-libero nel giorno previsto, e i giudici hanno deciso la sospensione del benefi- II provvedimento non è definitivo, entro un mese si terrà un'udienza nella quale si dovrà decidere se riammettere Curcio alla semi-libertà oppure se revocargliela definitivamente. Lui, Curcio, si è giustificato dicendo di aver sbagliato il calcolo dei giorni, ed è difficile pensare a qualcosa di diverso dalla confusione sulle date, e magari ad un po' di leggerezza nel fare i calcoli, per un «galeotto» esperto come l'ex-capo brigatista, che per di più ha aspettato a lungo quel prowedimento che adesso ri- per schia di veder sfumare chissà quanto tempo. Il nuovo arresto, nelle quattro stanze della cooperativa di Curcio al quartiere Testacelo, è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Da cinque mesi il fondatore delle Br si era gettato a corpo morto nel lavoro, curando la pubblicazione di vari libri e continuando a lavorare sul «Progetto memoria», una sorta di censimento di tutti le organizzazioni della lotta armata e delle circa seimila persone che negli ultimi vent'anni sono passate attraver¬ so quell'esperienza. Certo nessuno si immaginava che tutto potesse finire (o rischiare di finire, visto che lo stesso direttore di Rebibbia ribadisce che la decisione del tribunale di sorveglianza per adesso è «cautelativa») per un banale mancato rientro nei termini fissati dalla burocrazia. Giovanna Lombardi, avvocato di Curcio e membro della cooperativa «Sensibili alle foglie», ancora ieri sera non sapeva nulla di quanto era accaduto. Ed anzi, sottolineando un certo distacco avvenuto negli ultimi tempi tra lei e l'ex-terrorista, ha detto di non sentirlo da circa un mese: «Il mio incarico si è concluso con la semilibertà, per rioccuparmi della vicenda dovrei ricevere una conferma di nomina». Questo nuovo arresto apre un nuovo capitolo della vicenda giudiziaria di Renato Curcio, piena di colpi di scena, compresi gli annunci della «grazia» da parte dell'ex-presidente della Repubblica Cossiga (che non è mai arrivata) e i vari slittamenti della decisione sulla semilibertà. Basti pensare che il tribunale si riunì a febbraio per decidere la concessione del beneficio, ma il giorno dell'udienza ci si accorse che non erano stati calcolati con esattezza i tempi della detenzione, e tutto fu rinviato di altri due mesi. Giovanni Bianconi Renato Curdo e la moglie Margherita «Mara» Cagol, uccisa durante un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine nel 1975

Luoghi citati: Roma, Trentino