il papa : grazie Gorbaciov per aver picconato il Muro

aver Nella Lettonia colonizzata dai russi polemiche per l'appello al perdono degli ex nemici grazie aver ROGA DAL NOSTRO INVIATO Il Papa è un vero gentiluomo, e lasciando la Lituania per Riga non dimentica di dire: «Grazie Gorby», un riconoscimento all'uomo che ha dato il primo colpo di piccone, dall'interno, al «Muro». «Un primo ed importante passo non è stato forse compiuto nel 1989 - ha chiesto retoricamente Giovanni Paolo II - con il ripristino di un regime sociale di libertà religiosa per merito anche dei responsabili politici, capaci di ascoltare la viva attesa dei credenti?». Della stessa opinione è uno dei leader religiosi che il Papa ha incontrato a Riga: «Gorbaciov - ci ha detto il vescovo battista Janis Eisans - era l'uomo scelto da Dio per cambiare, per rompere il sistema sovietico, per creare condizioni di vita migliori. La sua personalità era buona. Era differente da Breznev, che era crudele». E' un viaggio nell'eredità pesante della storia, quello che Giovanni Paolo II sta compiendo; e paradossalmente il Papa che proviene da un Paese una volta occupato sta passando la maggior parte del suo tempo a chiedere comprensione per i nemici di una volta. In Lettonia il problema è scottante. Grazie a deportazioni e massacri e spostamenti la percentuale dei lettoni nel Paese è passata dal 76% nel 1920 al 53% nel 1993. Ma una legge dell'anno scorso relega i russi - se non possono dimostrare di avere antenati nel Paese prima del 1945 - a un ruolo di serie B. E per ritorsione Eltsin non ha ancora ritirato sedicimila soldati di Mosca dal Paese. E subito nasce un piccolo giallo. La portavoce del presidente Ulmanis, Anta Busa, afferma che il Capo di Stato ne ha parlato al Pontefice, sollevando il problema. E, afferma ancora, il Papa avrebbe espresso la sua comprensione dicendo «mi rendo conto della condizione in cui vi trovate». Ma il portavoce della Santa Sede, Navarro, nega. E ricorda gli interventi a favore della minoranza russa. Domani Giovanni Paolo II riceverà un documento, firmato da scienziati e accademici «Lettoni per il mondo», in cui si dichiara che i lettoni e gli altri gruppi indigeni «circa il 65% della popolazione, non si sottometteranno a nessuna ulteriore pressione di immigrazione, e su questo non ci possono essere dubbi». Non c'è nessuna minaccia che il Baltico si trasformi in una Bosnia o in un Karabakh: «Questo appare solo nei discorsi degli sciovinisti estremisti russi». E infine - ma il documento è molto più lungo - gli accademici affermano di «ascoltare consigli in¬ sultanti e senza tatto da Occidente, e persino ammonimenti dall'Occidente, affinché i lettoni siano più umani nel dividere il potere con la popolazione russofona». C'è un riferimento agli appelli del Pontefice? Forse. E anche ieri non appena giunto a Riga non ha perso tempo nel chiedere «l'apertura ad altri popoli, quando il contatto con loro è stato reso a lungo difficile e l'impegno a trasformare in amichevoli rapporti caratterizzati dalla diffidenza e perfino dal rancore verso chi nel passato ha preteso di determinare il destino altrui». Un invito ripetuto nel pomeriggio alla Mes¬ sa: «Generosa e completa offerta del perdono fraterno. Questo coraggioso e lungimirante gesto di pacificazione fraterna diventerà così un pressante invito al pentimento e al cambiamento di vita anche per coloro che sono stati causa delle vostre pene». Papa Wojtyla manda messaggi a Mosca. Il vescovo di Vilnius ha invitato il Patriarcato di Mosca a essere presente in questa trasferta baltica. Alessio ha risposto di sì, ma ha inviato un pope, neanche un vescovo, Gheorghi Ziablitzsev. Il Papa l'ha invitato a pranzo, assieme all'amministratore apostolico di Mosca, Kon- drusiewicz. «Non si è parlato di un viaggio a Mosca del Papa - ci ha detto il pope - così come non si è parlato di un incontro fra Giovanni Paolo II e Alessio n. C'è una nunziatura, a Mosca, ci sono canali diplomatici». Se Mosca è freddina, Riga è calorosa, sia nella folla sia nei rapporti ecumenici. «Abbiamo sofferto insieme, questo ci ha uniti», ci ha detto Janis Eisans. Quando il Papa è entrato nella cattedrale luterana si sono visti alcuni pastori che si gettavano per terra, nell'atto di baciargli i piedi. Marco Tosarti Papa Giovanni Paolo II incontra il presidente lettone Guntis Ulmanis a Riga