Castellammare

Castellammare Castellammare Occupata la stazione NAPOLI. Un blocco stradale sulla statale sorrentina, traffico in tilt per ore e due operai in cima a un serbatoio alto trenta metri, decisi a non scendere giù se non ci saranno risposte sul futuro della fabbrica. Anche in provincia di Napoli la crisi sta accendendo focolai di protesta: un campanello d'allarme in una regione che conta quasi un milione di disoccupati. Ieri hanno fatto sentire la loro voce i 120 lavoratori delle «Raccorderie Meridionali» di Castellammare di Stabia e i 250 dipendenti delle «Acciaierie del Sud» di Casoria. Due realtà diverse, ma un unico destino: stabilimenti chiusi e niente stipendio. Una giornata nera, cominciata con il blocco organizzato da una sessantina di operai delle Raccorderie che già martedì avevano paralizzato il traffico ferroviario occupando la stazione di Castellammare. Alle 10 del mattino hanno fermato le auto sulla statale 145 che collega Napoli ai Comuni della penisola sorrentina e di qui alle località turistiche della costiera amalfitana. Lunghe file di macchine e bus si sono formate con il passare delle ore: soltanto nel pomeriggio i lavoratori hanno rinunciato, dopo la promessa di. un incontro al ministero del Lavoro. La loro vertenza dura da un anno, da quando la fabbrica, che produceva raccordi in ghisa, ha chiuso i battenti ed è partita la richiesta di cassa integrazione. Un progetto di riconversione avanzato dalla proprietà che ha rilevato l'impianto dal gruppo Falk, è fermo al palo e i dipendenti chiedono che si faccia chiarezza e che nel frattemr po sia assicurata loro la Cig. E mentre la protesta delle Raccorderie trasformava in un inferno di lamiere la statale per Sorrento, a Casoira esplodeva la rabbia degli operai delle Acciaierie del Sud. Due lavoratori si sono arrampicati sul serbatoio dell'acqua minacciando di lanciarsi nel vuoto e fino a tarda sera né poliziotti né carabinieri - accorsi a presidiare la fabbrica - erano riusciti a farli desistere. Lo stabilimento è stato chiuso nel marzo scoreo e anche in questo caso i dipendenti aspettano la cassa integrazione. Intanto cresce la tensione anche tra i lavoratori della Sardegna. Un gruppo di operai della «Sicmi», l'industria metalmeccanica di Portovesme, il polo industriale di Portoscuso (Cagliari), ferma dall'inizio dell'anno in seguito alla decisione degli azionisti di chiedere il concordato preventivo, ha occupato la sala giunta della Regione. [m. e]

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