Per Goldoni parata di star di Masolino D'amico

Vicenza: per «Il teatro comico» secondo Scaparro un super-cast, Moriconi in testa Vicenza: per «Il teatro comico» secondo Scaparro un super-cast, Moriconi in testa Per Goldoni parata di star E tanti piccoli episodi riferiti sorridendo VICENZA DAL NOSTRO INVIATO Un ramo del ricco filone delle commedie sul teatro visto dalle quinte mostra gli attori in bilico fra la nuova maniera e quella vecchia: vedi «L'illusion comique» di Molière, dove si prendono in giro i manierismi d'antan ancora vigenti all'Hotel de Bourgogne, vedi, in età vittoriana, «Trelawney of the "Wells"» di Pinero, con un giovane drammaturgo tutto teso a insegnare una verosimiglianza nuova e antiretorica; vedi anche i «Sei personaggi in cerca d'autore». E vedi, esempio insigne, «Il teatro comico», che Goldoni disse di considerare più che altro una prefazione alla sua riforma: con questa pièce egli inaugurò infatti la celebre serie delle sedici commedie nuove composte in un anno solo, quando il teatro veneziano voltò pagina dicendo addio all'età della commedia dell'arte, ossia alle maschere e all'improvvisazione. Nel testo, che non cela le sue intenzioni didascaliche, assistiamo alla prova di un dramma abbastanza ostentatamente antiquato da parte di una compagnia tradizionale, che poi è quella di Medebach per cui Goldoni scriveva in quegli anni, con la sua primadonna, il suo Arlecchino, il suo Brighella, e perfino il suo suggeritore, tutti ritratti dal vivo. Ci sono i consueti contrattempi - ritardi, piccole gelosie e ripicche all'interno della troupe, ecc. -, controllati con autorità e con diplomazia da un capocomico portavoce di Goldoni stesso, che enuncia i principi di un'arte drammatica più aderente alla vita, quale i tempi moderni richiedono, occasione di tali sermoncini essendo l'intervento di due elementi nuovi, un buffo poetastro morto di fame che prima cerca di vendere alla compagnia dei suoi superati copioni e poi ottiene di essere scritturato come zanni, e una cantatrice anch'essa spinta dal bisogno a proporsi come terza donna, i cui difetti di recitazione il capocomico ha modo di correggere. Un lavoro così radicato in un ambiente e in un momento storico precisi è per iniziati, e del resto lo era anche ai suoi tempi (in vita di Goldoni fu recitato una volta sola); oggi, in clima di diffusa curiosità del pubblico per la macchina del teatro, lo si riprende con relativa frequenza, magari, come ha fatto di recente Nanni Garella, adattandolo a commento dell'allestimento in corso di un altro lavoro goldoniano. Forte di un cast insuperabile - Valeria Moriconi, Flavio Bonacci, Gianni Bonagura, Donatello Falqui, Fernando Pannullo, Virgilio Zernitz più sei giovani alla loro altezza, più Pino Micol come capocomico - Maurizio Scaparro lo propone all'ascolto praticamente così com'è, sfidando le zone che gli spettatori meno motivati possono trovare noiose. La chiave della sua regia, che è quella tanto spesso vincente con Goldoni, dell'affet¬ tuosità, del calore, del gusto per i piccoli episodi riferiti sorridendo, funziona al meglio nella seconda parte (35'), quando il pubblico si è ormai sintonizzato e prende gusto al gioco. Nella prima (75'), malgrado i costumi pacati di I.ele Luzzati e il sobrio impianto scenico di Roberto Francia - una semplice piattaforma centrale con qualche cianfrusaglia per la prova e i camerini e altri locali di comodo ai lati -, l'ineliminabile solennità del Teatro Olimpico, dove, l'eccezionale spettacolo sarà replicato fino al 7, incombe scoraggiando l'intimità e costringendo gli attori ogni tanto a forzare i toni per combattere i punti sordi del vasto palcoscenico. Falchi che è il Dottore, per esempio, se la cava esguendo una riuscita imitazione della maniera tonitruante del compianto Gianni Galavotti; ma Flavio Bonacci, il cui poeta Lelio non è una maschera, deve rinunciare a qualche gustosità nel porgere i cattivi versi di costui. Per fortuna la limpida dizione e la arguta gestualità di Micol, applaudito durante una dimostrazione, non vengono mai meno al loro compito di asse portante della serata, che si conclude con un successo cordialissimo. Masolino d'Amico

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