Piccole vite di Si. Ro.

Piccole vite Piccole vite Garbelli sola è meglio VENEZIA. Piccolo top di pedone genere discoteca, grande scollatura e tacco vertiginoso, Gianna Maria Garbelli, unica donna del Panorama italiano assalta e travolge con una impetuosa carica di follia. Dieci anni a girare festival e set, a incontrare registi e produttori l'hanno fatta disperare. «Volevo fare l'attrice. Me n'ero andata in America a studiare da Stransberg. Ma il cinema italiano è nella merda. Non si fa niente. Nessuno ti ascolta, nessuno ti vuole, nessuno pensa a te. Allora, piuttosto che continuare a pietire particine in teatro o a buttarmi a fare qualunque cosa pretendesse la tv, ho pensato di inventarmi io un film. Almeno se sbaglio sbaglio sola. Ma se faccio bene il merito è mio». Lombarda con pezzi di famiglia emiliani e altri pezzi delle Puglie, una voce stentorea e un piglio da industrialotto della Bassa, Gianna Maria Garbelli racconta di essersi guardata intorno, e dopo aver capito che quello che l'interessava erano storie forti e violente, ha deciso di scrivere una sceneggiatura sul dramma dei carcerati in semilibertà. Perché non la droga? O l'immigrazione clandestina? O la violenza in famiglia? Semplicissima la risposta: «Nessuno al cinema, fino ad oggi, se n'era mai interessato, mentre su tutte quelle altre tragedie sono stati girati migliaia di metri di pellicola». Da qui la decisione di documentarsi andando a parlare con chi grazie alla legge Gozzini vive in semilibertà; quella di scrivere un soggetto forte, fortissimo, e sottoporlo al ministro dello Spettacolo per avere l'articolo 28; quella di ottenere gratuitamente da direttori di carcere e operatori di settori, celle e mense, corridoi e cortili per ambientare le sue scene dal vero; quella di coinvolgere il maggior numero di amici attori per girare in cinque settimane qualcosa che assomigliasse a un film. Titolo: «Portagli i miei salutiAvanzi di galera». L'incontro più straordinario? «Forse con Franceschini, l'ex capo delle Br: mi ha regalato un libro di poesie». Soddisfatta di come è andata a Venezia? «Eccitata. Se sono qua lo devo solo a me stessa. Nessuno ci credeva. Nessuno voleva aiutarmi. M'hanno perfino bloccata a Cinecittà mentre facevo il montaggio: la pellicola finita l'ho portata io in giro da sola per farla vedere». La cosa più difficile? «Farlo. E trovare la voglia di rendere simpatico il personaggio di una donna condannata per narcotraffico». [si. ro.]

Persone citate: Franceschini, Garbelli, Gianna Maria Garbelli, Gozzini

Luoghi citati: America, Venezia