Scacchi nazisti contro gli ebrei

IL CASO. Una polemica fra scrittori riapre una pagina segreta nella storia del gioco IL CASO. Una polemica fra scrittori riapre una pagina segreta nella storia del gioco Scacchi nazisti contro gli ebrei T^TÌ VENEZIA L > CACCHI mondiali. Scacchi m polemici. Scacchi awele11 nati. Scacchi violenti. Re e *J I regine, torri e cavalli, alfieri e pedoni sono una metafora non dell'arte militare, come spesso si sente dire, ma dell'arte della politica, come dimostra la loro storia: nessuna meraviglia che sulle 64 case bianche e nere si combattano partite in cui entrano in gioco il potere e le sue rappresentazioni, da Stalin a Hitler. I campionati del mondo sono sempre stati teatro di conflitti ideologici. Le vittorie in serie di Botvinnik, durante la guerra fredda, furono il simbolo della superiorità di una società collettivizzata, mentre il successo di Bobby Fischer, vent'anni fa, unica sconfitta della scuola sovietica, divenne la bandiera dell'individualismo americano. I match mondiali tra Karpov e Korchnqj e tra Karpov e Kasparov sono stati letti, giusto o sbagliato che fosse, come scontri tra conformismo e dissenso nella società sovietica. Mentre nella polemica fra un romanziere e un critico viene a galla un fenomeno rimosso dal mondo scacchistico: l'uso antisemita che nazisti e fascisti fecero degli scacchi. Ripartiamo dal caso scacchistico-letterario che ha avuto per protagonisti Paolo Maurensig, autore della Variante di Luneburg (Adelphi), raffinato romanzo scacchistico, e Guido Almansi, il critico che 10 ha maltrattato in nome non della letteratura bensì degli scacchi. La Variante di Luneburg è una partita fra un ebreo e il suo aguzzino. Brillante tifoso della bontà delle stroncature, ebreo e ex scacchista, come egli stesso si definisce, Almansi si è divertito, su Panorama, a fare a pezzi il romanzo, sostenendo che per quanto riguarda 11 nobile gioco «è certamente fasullo» e che per quanto riguarda l'Olo causto è «imbarazzante e malfat to». Maurensig, che a scacchi gioca abbastanza bene, appartenendo alla prima categoria nazionale, gli ha replicato sulla Stampa; Melega gli ha dato ragione sull'Espresso, e la cosa sembrava finita lì. Ma ecco entrare in campo un giudice con le carte in regola: il maestro veneziano Antonio Rosino, che negli Anni 60 è stato il più giovane maestro italiano e ripetutamente campione nazionale dei giovani. Membro del consiglio direttivo della Federazione scacchistica italiana, capitano della nazionale alle ultime olimpiadi, autore con lo scomparso Andrea Chicco di una Storia degli scacchi in Italia pubblicata da Marsilio nel 1990, è amico di Karpov e conosce personalmente tutti i campioni mondiali del dopoguerra. Nella sua rubrica di scacchi sul Gazzettino, quotidiano di Venezia, Rosino ha elogiato scacchisticamente parlando - il romanzo di Maurensig. Allora, Almansi, come critico di scacchi, ha torto? «Sul piano scacchistico il romanzo è ineccepibile dice Rosino - sia nella ricostruzione di ambienti, atmosfere e perso¬ naggi sia nella citazione di partite e campioni». Eppure Almansi trova ridicolo che nel romanzo venga annunciato un matto in sette mosse: dice che nel vivo di una partita non gli è mai capitato di incontrarne. «Prevedere una sequenza di mosse, anche molto lunga, fino eventualmente a dare il matto non ha niente di straordinario. Tutti i giocatori di un certo livello lo sanno benissimo - risponde Rosino -. Se Almansi dice una simile corbelleria significa che è il classico principiante che di scacchi non sa niente. Me lo immagino giocare accanto al caminetto, filmando la pipa, naturalmente con pezzi finemente lavorati, convinto di essere un grande giocatore mentre sembra avere una conoscenza scarsina della scacchiera. Per quanto riguarda la personalità dei giocatori citati nel romanzo, ho l'impressione che Maurensig abbia avuto presente La psicologia del giocatore di scacchi, dello psicoanalista americano, e grande maestro, Reuben Fine, scomparso alcuni mesi fa, tradotto in Italia da Adelphi». Ma anche il rapporto fra le battaglie scacchistiche e le persecuzioni naziste contro gli ebrei, chiave del romanzo, è storicamente fondato. «E' una questione di cui si parla pochissimo nei nostri ambienti e del tutto trascurata dai libri di storia - dice Rosino -. Nel capitolo sul fascismo del mio libro, l'ho affrontata per l'Italia e l'ho accennata per la Germania. Non solo si estromisero i giocatori ebrei dai tornei e si organizzò una federazione europea nazifascista, ma si teorizzarono due opposti stili: il gioco ariano e quello ebraico». Spulciando vecchie riviste di scacchi, RosiI no ha trovato sul belga L'Echiquier uno scritto di Xavier Tartakower, ebreo franco-polacco, grandissimo maestro e splendido teorico, che militò nelle file della Resistenza francese. Eravamo nel 1934: «Tartakower vi contestava il maestro tedesco Leonhardt - spiega Rosino che analizzando una partita fra un sudtirolese e im ebreo aveva tentato di stabilire una contrapposizione fra un gioco ariano, aperto, limpido, aggressivo, e un gioco ebraico, chiuso, tortuoso, difensivo. Tesi simili apparvero sulla stampa nazista con la firma del celebre Alekine, ma ancora non si sa se fossero veramente scritte da lui. Tartakower definiva le analisi di Leonhardt menzognere, malaccorte, ridicole, strampalate, spiacevoli e nocive». Gli scacchi ariani, gli scacchi antisemiti, che troviamo nelle pagine della Variante di Luneburg, non sono un'invenzione di Maurensig, ma una evocazione storica. E Maurensig batte Almansi per scacco matto. Intanto a Londra il campione mondiale Garry Kasparov ha vinto la prima partita contro lo sfidante inglese Nigel Short. I due hanno rotto con la federazione in temazionale, organizzando con propri ricchi sponsor il match. Un pasticcio dietro cui si profila uno scontro storico fra burocrazia mercato. La storia, degli scacchi e delle metafore, continua. a il critico Guido n alto lo scrittore urensig Alberto Papuzzi Un esperto italiano: «Negli Anni 30 si teorizzò davvero lo stile ariano» Intanto Kasparov vince la prima partita del mondiale Il Gli scacchi: una metafora dell'arte militare, o piuttosto dell'arte della politica? A fianco il campione del mondo Garry Kasparov: dopo avere rotto con la federazione internazionale di scacchi, organizza con ricchi sponsor la sfida contro l'inglese Nigel Short Qui sopra il critico Guido Almansi, in alto lo scrittore Paolo Maurensig

Luoghi citati: Adelphi, Germania, Italia, Londra, Venezia