Datemi una banca ma che sia «verde»

IL CASO. Arrivano anche in Italia gli «sportelli» su misura per ecologisti e obiettori di coscienza IL CASO. Arrivano anche in Italia gli «sportelli» su misura per ecologisti e obiettori di coscienza Datemi una banca, ma che sia «verde» Un fenomeno nato nel Nord Europa, piace a Cohn-Bendit e ai pacifisti, è rispettato dagli istituti di credito EMILANO A polemica è contro le banche: «Dov'è la trasparenza? Dopo tanto discutere, le banche espongono semplicemente un cartello con gli interessi che offrono. Dicano invece a chi danno i soldi e per fare che cosa: non avremmo avuto il caso Ferruzzi e altri disastri». Chi parla è una specie di apostolo dell'economia a braccetto con la morale: si chiama Giovanni Acquati ed è presidente di una cooperativa che offre anche servizi finanziari, la Mag2 di Milano. La sigla Mag sta per MutuaAutogestione: ce ne sono nove nel Nord Italia. «Andiamo anche in Sicilia, in Calabria, in tutto il Sud». Una tendenza che si espande e si ramifica rasoterra. Un numero crescente di risparmiatori non si accontenta più di depositare e basta in banca i suoi soldi, in un libretto o in un conto corrente, disinteressandosi dell'uso che la banca fa dei suoi soldi: «Ponzio Pilato non è più il modello - dice Acquati -. Il nuovo risparmiatore è consapevole, vuole partecipare e decidere; spesso vuole investire in iniziative morali. Come minimo dice di no a chi fabbrica armi o inquina l'ambiente. E' capace anche di rinunciare a una quota d'interesse, se crede in un'azione. Da noi si crea una specie di comunità fra chi deposita il denaro e chi lo utilizza». Le Mag corrispondono un interesse in hnea con quelli delle banche. Il denaro che ricevono lo impiegano in scopi sociali e ambientali: finanziano case per malati di Aids o handicappati, progetti di agricoltura biologica, e così via. «Tuteliamo i più svantaggiati racconta Acquati -. Cioè coloro che non possono avere prestiti dal circuito bancario tradizionale perché non offrono garanzie patrimoniali. Discutiamo con chi ci porta un'idea, che valutiamo con la realtà del mercato. Un utile dev'esserci. Per noi è importante la fiducia reciproca: ci conosciamo tutti. E tutti sanno che cosa si fa con i soldi. La trasparenza è assoluta». Fra le varie Mag (15 miliardi di depositi, 4000 soci, 20% di crescita annua) ce n'è una, a Bolzano, che si chiama Cooperazione Terzo Mondo (Ctm), specializzata nel «commercio equo». Spiega al telefono Lucia Bartoli, laureata con una tesi sull'argentino Enrique Dussel, «filosofo della liberazione» cattivissimo con la filosofia europea: «Al campesino del Guatemala il caffè lo paghiamo il doppio di quello che glielo pagano le grandi società internazionali, così può comprarsi il camion che serve per il trasporto; e alla donna dell'Ecuador che fa maglioni diamo subito la metà del prezzo finale, così ha i soldi per comprare la lana e non si fa strozzare dagli speculatori. Eliminiamo in questo modo i passaggi intermedi. I prodotti li vendiamo a prezzi di mercato e ci resta pure un margine di giusto guadagno». Da noi si diffondono cooperative, in Europa vere e proprie «banche verdi». Le une e le altre a Bruxelles fanno capo all'Inaise, Associazione internazionale di investitori nell'economia sociale: «Contiamo 34 banche e associazioni finanziarie nel mondo dice Viviana Vandemeulebrouke -. E' interessante la ricaduta che abbiamo sulle banche tradizionali: cominciano pure loro a offrire crediti agevolati per iniziative ambientali. Nuova socia è per esempio la francese Banque Populaire du Haut-Rhin». Prosperano, le banche verdi. In Germania la Oekobank è ormai affermata. E' nata nell'88 in una stradina appartata di Francoforte, capitale del Supermarco. «Niente soldi per l'armamento» è il suo motto. «Una conseguenza logica del movimento per la pace», l'ha definita l'ex leader del '68 Daniel Cohn-Bendit. In Olanda è forte la Triodos. In Svizzera, scrigno di una finanza internazionale tante volte sotto accusa, c'è un caso esemplare: a Olten, pochi chilometri da Zurigo, ha fatto capolino nel '90 la Banca Alternativa Svizzera (Bas). Nel '91 perdeva 800 rnilioni, nel '92 ne ha guadagnati più di 300, quest'anno ha un giro d'affari che supera i 130 miliardi di lire. «Siamo solo 12 dipendenti - dice Rosaria Tirane, figlia di emigranti italiani -. Ma abbiamo aperto la strada: banche tradizionali svizzere danno ora crediti speciali per l'ecologia». La Bas ha stilato una specie di manifesto, rigorosamente su carta riciclata: vuol favorire una «nuova coscienza del denaro nella nostra società», pùbblica tutti i crediti accordati, si batte per la parità dei sessi e per una tecnologia «armoniosa» (che rispetti cioè l'individuo e l'ambiente), si è dotata di un Consiglio etico che vigili sul rispetto degli obiettivi in statuto. «Anche in Italia alcune banche cominciano a muoversi», dice Luca Davico, di Torino, laureato in sociologia, autore dell'unico libro per ora che ha un po' indagato questo fenomeno. Il titolo è brillante: Soldidarìetà (uscito l'anno scorso da Macro/edizioni). Spiega Davico: «Chi si oppone al sistema bancario tradizionale viene dai movimenti ecologisti e pacifisti, dal sindacato, dai partiti di sinistra, dalle file cattoliche». Cita Erich Fromm, evoca Aldo Capitini, filosofo della non violenza: «Il credito alternativo ha le radici negli ideali dell'obiezione di coscienza e della disobbedienza civile». Aggiunge: «Nessuna legge obbliga a depositare i propri soldi in banca. Ma è anche vero che la banca tradizionale resta l'unica possibilità, se non esistono alternative al materasso e alla mattonella. Le nuove forme di deposito e di credito sono l'alternativa, la risposta a nuove esigenze morali. E' nato l'obiettore bancario. E c'è un ricchissimo serbatoio ancora da raggiungere, come le associazioni di consumatori». Davico si augura che anche la trasparenza di queste banche sia imitata, almeno un po', dalle banche tradizionali. «Una trasparenza maggiore, in equilibrio fra chiarezza e riservatezza, è necessaria al nostro sistema - sostiene Carlo Brocca, autore di Come vorrei la banca (Il Sole-24 Ore) e di Come ottenere il meglio dalla propria ban- ca (Sperling & Kupfer) -. Giudico con favore queste forme di credito alternativo: sono uno stimolo. Ho presenti le parole di un alto funzionario della Dresdner Bank: "Pensavo che una banda di folli dai capelli lunghi non avesse nulla a che fare col nostro mondo. Ora sto zitto e li rispetto"». Esistono precedenti storici alle banche verdi? Davico rintraccia affinità con i movimenti che nel secolo scorso fecero nascere le Casse rurali e artigiane, le Banche popolari, le Società operaie di mutuo soccorso: «Gli ideali, pur rinnovati, più consapevoli e agguerriti, sono sempre quelli della cooperazione, dell'autogestione, della solidarietà». Lo storico Sergio Romano vede somiglianze con le Casse di risparmio alle origini: «Con una differenza importante. Le Casse furono incoraggiate dai vescovi, queste banche nascono dal basso. Il risparmiatore oggi vuol sapere il destino del suo denaro. E' stanco di dare cambiali in bianco». «Trovo un'altra differenza - interviene Giulio Sapelli, professore di Storia economica alla Statale -. I movimenti del secolo scorso erano una difesa dal mercato da parte di classi non agiate, nel periodo di formazione del sistema capitalistico: erano forme di ascesa e di mobilitazione sociale. I movimenti attuali protestano invece contro le imperfezioni del sistema capitalistico. Sono un campanello d'allarme. Se io fossi banchiere, imparerei qualcosa». Sul perché del successo delle banche verdi, Sapelli è d'accordo con Romano: «Si diffondono perché c'è bisogno di fiducia. Queste banche sono l'economia gomito a gomito, faccia a faccia. La cultura dell'impresa, del fare, del capitalismo moderno, da noi è recente: guai se ora la si demonizzasse, con quel che capita (caso Ferruzzi, Tangentopoli e dintorni). Le banche verdi, per le loro caratteristiche di moralità, trasparenza e fiducia tra chi dà e chi riceve denaro, sono per me una pianticella che aiuta l'imprenditoria intelligente». Claudio AKarocca Daniel Cohn-Bendit: secondo l'ex leader del '68 la «banca verde» è «una conseguenza logica del movimento per la pace» Aldo Capitini, il filosofo " della non violenza: è fra i numi tutelari dei teorici del «credito alternativo» In Italia le «banche verdi» hanno forma di cooperative (Mag), con 4 mila soci e I5 miliardi di depositi